Elezioni 2013: il Decreto Liste Pulite passa al Cdm. Arriva il via libera dal Senato

Valentina Pennacchio

21 Dicembre 2012 - 11:43

Elezioni 2013: il Decreto Liste Pulite passa al Cdm. Arriva il via libera dal Senato

Il Decreto Liste Pulite è salvo. Arriva il via libera dal Senato e la legge passa al Cdm. Fino a poche ore fa sul decreto ha aleggiato un velo di incertezza. L’approvazione ha rischiato di saltare perché il decreto legislativo sull’incandidabilità a cariche elettive di governo è rimasto fermo al Senato per il mancato parere della Commissione Bilancio. La questione avrebbe dovuto sciogliersi in tardo pomeriggio, quando si attende anche l’approvazione della Legge di Stabilità, ma a sorpresa è arrivata la decisione della Commissione.

Il timore che la delega al Governo potesse scadere e il decreto sfumare è stato allontanato dal Presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, che ha dato il suo “parere non ostativo”. Questo consentirà al Cdm di varare in via definitiva il provvedimento.

Il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, si è detta sempre fiduciosa perché “non è un provvedimento di spesa”. E’ proprio questo il punto. Se non si tratta di una decisione di ambito economico e finanziario, perché tanta incertezza?

Il Decreto Liste Pulite

L’operatività del decreto consentirà di escludere dalla competizione elettorale tutti coloro che hanno subito condanne in via definitiva superiore ai due anni per:

  • delitti, consumati o tentati, di maggiore allarme sociale (mafia, terrorismo, tratta di persone);
  • delitti, consumati o tentati, contro la P.A. (corruzione, concussione, peculato);
  • delitti non colposi per i quali è prevista una reclusione non inferiore ai quattro anni (favoreggiamento personale, reati fiscali, stalking, riciclaggio, truffa, rapina, furto, abusivismo, usura);

L’incandidabilità avrebbe una durata pari al doppio di quella della pena accessoria di interdizione temporanea dai pubblici uffici. In assenza di tale pena accessoria l’incandidabilità dovrà avere una durata minima di 6 anni.

Qualora la condanna giunga durante il mandato elettorale, le Camere seguiranno l’iter previsto dall’art. 66 della Costituzione: “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”.

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