Economist: il mondo si avvicina alla fine della povertà. Obiettivi per i prossimi 20 anni

Erika Di Dio

31 Maggio 2013 - 12:37

Economist: il mondo si avvicina alla fine della povertà. Obiettivi per i prossimi 20 anni

Nel suo discorso inaugurale nel 1949 Harry Truman disse che "più della metà delle persone nel mondo vive in condizioni che si avvicinano alla miseria. Per la prima volta nella storia, l’umanità possiede le conoscenze e le abilità per alleviare la sofferenza di queste persone". Ci è voluto molto più tempo di quanto Truman sperava, ma il mondo sta ultimamente facendo progressi straordinari nel sollevare le persone dalla povertà estrema. Tra il 1990 e il 2010, il loro numero si è ridotto della metà in percentuale del totale della popolazione dei paesi in via di sviluppo, dal 43% al 21%, una riduzione di quasi 1 miliardo di persone.

Ora il mondo ha la possibilità di riscattare il serio impegno di Truman di risollevare i meno fortunati. Dei 7 miliardi di persone che vivono sul pianeta, 1,1 miliardi sopravvive al di sotto della soglia di estrema povertà accettata a livello internazionale di 1,25 dollari al giorno. A partire da questa settimana e continuando nel prossimo anno, i funzionari delle Nazioni Unite si incontreranno per redigere un nuovo elenco di obiettivi per sostituire quelli degli "Obiettivi di Sviluppo del Millennio" (MDG), fissati a settembre 2000 e che scadono nel 2015. I governi dovrebbero adottare come loro principale nuovo obiettivo l’obiettivo di ridurre di un altro miliardo il numero di persone in condizioni di povertà estrema entro il 2030.

Inchino al capitalismo

Nessuno nel mondo sviluppato si avvicina neanche lontanamente al livello di povertà di 1,25 dollari al giorno. La soglia di povertà dell’America è 63 dollari al giorno per una famiglia di quattro persone. Nelle parti più ricche del mondo emergente, 4 dollari al giorno rappresentano la barriera della povertà. Ma la piaga della povertà è ancora più feroce al di sotto di $1.25: le persone al di sotto di tale livello vivono vite sgradevoli, brutale e anche brevi. Non sono non hanno l’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’abbigliamento adeguato, cose che la maggior parte delle persone in gran parte del mondo dà per scontate, ma neanche abbastanza cibo per la salute fisica e mentale. Risollevare quelle persone non è semplicemente un’ambizione sufficiente per un pianeta prospero, ma si tratta proprio di un’ambizione necessaria.

Per quanto riguarda il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione della povertà, i MDG possono aver contribuito marginalmente, con la creazione di un metro per misurare il progresso, ma la maggior parte del credito, tuttavia, deve andare verso il capitalismo e il libero scambio, perché sono loro a consentire che le economie crescano, ed è stata la crescita, principalmente, a facilitare la miseria.

I tassi di povertà hanno cominciato a crollare verso la fine del 20° secolo, in gran parte perché la crescita dei paesi in via di sviluppo è accelerata, da un tasso medio annuo del 4,3% nel 1960-2000 al 6% nel 2000-10. Circa due terzi della riduzione della povertà all’interno di un paese viene dalla crescita. Anche una maggiore uguaglianza aiuta, contribuendo per l’altro terzo.

La Cina è stata responsabile di tre quarti di tale realizzazione. La sua economia è cresciuta così velocemente che, anche se la disuguaglianza è in rapida crescita, la povertà estrema sta scomparendo.

Questo è uno dei motivi per cui sarà più difficile togliere un altro miliardo di persone dalla povertà estrema nei prossimi 20 anni di quanto non lo è stato 20 anni fa. Un altro motivo è che il raggiungimento di risollevare la gente oltre la linea di 1,25 dollari al giorno è stato relativamente facile in questi ultimi anni, perché così tante persone erano appena sotto quella soglia. Quando la crescita migliora un po’ la loro situazione, li trascina oltre la linea. Con meno persone appena sotto il limite ufficiale della miseria, sarà più difficile raggiungere grandi numeri.

Quindi la cautela è giustificata, ma l’obiettivo può ancora essere raggiunto. Se i paesi in via di sviluppo sostengono la crescita impressionante che sono riuscite a raggiungere a partire dal 2000, se i paesi più poveri non sono lasciati dietro da quelli a più rapida crescita, e se la disuguaglianza non si amplifica, allora i paesi in via di sviluppo taglierebbero la povertà estrema dal 16% delle loro popolazioni di ora al 3% entro il 2030, il che ridurrebbe il numero assoluto di 1 miliardo. Se la crescita sarà un po’ più veloce e il reddito più equo, la povertà estrema potrebbe scendere a solo l’1,5%. Il numero degli indigenti sarebbe allora circa di 100 milioni, la maggior parte dei quali rintracciabili in paesi dell’Africa. I miliardi della miseria sarebbero così consegnati agli annali della storia.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Economist

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