Strauss-Kahn, ex direttore FMI a Francia e Germania: “Urge una visione comune europea”

Christian Dalenz

21 Luglio 2015 - 09:51

L’ex direttore del FMI scrive un accorato appello ai tedeschi e ai francesi perché si superino al più presto, in Europa, le rivalità nazionali.

Strauss-Kahn, ex direttore FMI a Francia e Germania: “Urge una visione comune europea”

Dominique Strauss-Kahn è stato dal 2007 al 2011 il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ma il suo nome è stato sulla bocca di tutti in maniera particolare quando, a Maggio 2011,fu arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una cameriera in servizio presso l’hotel di New York in cui egli stava alloggiando. Le accuse sono successivamente cadute, ma il danno sulla sua reputazione fu ormai sancito e non potè più presentarsi come candidato alla Presidenza della Francia come sembrava stesse per accadere.

Dopo il suo recente appoggio alla ristrutturazione del debito pubblico greco, Strauss-Kahn è tornato ancora una volta ad esprimersi sulle vicende del Paese guidato da Alexis Tsipras e sulle trattative che l’hanno visto contrapporsi alle richieste della UE ed in particolare della Germania e del blocco di Paesi dell’Est Europa che appoggiano le politiche del governo tedesco.

Nella sua lettera "Ai miei amici tedeschi" del 18 Luglio, ripresa anche da Yanis Varoufakis sul suo blog personale, Strauss-Kahn parte da una affermazione molto netta:

"Le condizioni dell’accordo sono allarmanti per chi crede nel futuro dell’Europa. Quello che è successo nello scorso weekend è stato per me profondamente dannoso, se non un colpo mortale".

L’Europa è ancora oggi erede di un prestigioso bagaglio culturale:

"Europa è Michelangelo, Shakespeare, Cartesio, Beethoven, Marx, Freud, Picasso. Sono loro che ci hanno insegnato le basi condivise, l’equilibrio tra uomo e natura, religioso e secolare, fede e scienza, individuo e comunità. E’ grazie a questa eredità, perché è così radicata nel nostro essere collettivo, e perché continua a nutrire i risultati che abbiamo raggiunto, che siamo riusciti a porre fine alle nostre interne guerre territoriali".

Ma tutto ciò sembrerebbe non essere servito a nulla durante le negoziazioni durate tanti mesi, passate per un avallo popolare (il referendum del 5 Luglio) e terminate con un accordo comunque duro per la Grecia; sembrerebbe che la volontà di vittoria politica di ciascun governo sull’altro abbia soverchiato la necessità di un accordo positivo per tutte le parti, arrivando a mettere a rischio la coesione europea:

"Che il dilettantismo del governo greco e la relativa inazione dei suoi predecessori siano andati oltre il consentito, lo accetto. Che la coalizione di creditori guidata dalla Germania fosse esasperata dalla situazione creatisi, lo capisco.

Ma questi leader politici sembravano troppo scaltri nel voler cogliere l’opportunità di una vittoria ideologica su un governo di estrema sinistra al costo di frammentare l’Unione. Perchè è di questo che stiamo parlando.

Nel contare i nostri miliardi invece di usarli per costruire, nel rifiutare l’accettazione di una pur ovvia perdita posticipando costantemente qualunque impegno nel ridurre il debito, preferendo umiliare un popolo perché incapace di riformarsi, e mettendo i rancori (per quanto giustificati) prima dei progetti per il futuro, stiamo dando le spalle a quello che l’Europa dovrebbe essere...Stiamo spendendo tutte le nostre energie sulle lotte intestine e correndo il rischio di innescare una rottura".

L’euro è stato fondato su basi instabili, principalmente seguendo gli interessi di Germania e Francia: è ora di uscire da questa condizione per creare qualcosa di nuovo:

"L’euro è stato concepito come un’unione monetaria imperfetta forgiata su un accordo ambiguo tra Francia e Germania. Per la Germania, si trattava di organizzare un sistema di cambi fissi attorno al marco e, attraverso di esso, imporre una certa visione ordoliberale di politica economica.

Per la Francia, era una questione, naive e romantica, di stabilire una moneta di riserva internazionale all’altezza delle grandi ambizioni delle sue elite....Abbiamo ora bisogno di uscire da quella ambiguità iniziale, che è diventata distruttiva....Non ditemi che vi aspettate di salvare l’Europa solamente imponendo regole di corretta amministrazione".

Una sfida che si rende necessaria per affrontare le sfide della globalizzazione, prosegue più avanti Strauss-Kahn: il Nord America, con Canada e Messico che stanno diventando satelliti degli USA, si sta formando come blocco unico; il Sud America dà segnali di progressiva autonomia; in Asia si assiste all’emergenza di Cina, India e Giappone; anche l’Africa si sta svegliando; infine, secondo l’economista francese anche il mondo arabo, nonostante tutte le problematiche odierne, riuscirà a trovare un’unità.

Perciò l’Europa, in questo quadro, non può astenersi dal trovare una nuova via unitaria, andando oltre il rigido rispetto di regole e disciplina:

"L’Europa nella quale spero deve ovviamente avere regola e disciplina per la nostra vita in comune, ma deve anche avere un piano politico che trascenda e giustifichi tali vincoli. Oggi questo è qualcosa che tutti sembrano avere dimenticato.....ma per essere un modello, l’Europa deve avere visione, andare oltre le meschinità, giocare un ruolo nella globalizzazione e, in una parola, continuare a modellare la Storia".

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