Disoccupazione giovanile: le lauree senza futuro

Maria Stella Rombolà

25 Giugno 2018 - 11:36

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La crisi che ha colpito l’Europa e l’Italia negli ultimi 10 anni ha avuto conseguenze devastanti sull’occupazione giovanile: le lauree che un tempo rappresentavano un porto sicuro oggi non offrono le prospettive sperate ai giovani nel mondo del lavoro.

Disoccupazione giovanile: le lauree senza futuro

I dati statistici offrono un quadro molto chiaro della disoccupazione giovanile in Italia: le lauree non offrono un futuro lavorativo ai giovani studenti. La ricerca compiuta dall’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro che sarà presentata il 28 giugno al Festival del lavoro a Milano delinea chiaramente la difficile situazione che stanno vivendo i giovani italiani che subiscono gli effetti della recente crisi economica che ha colpito il nostro Paese e l’Europa intera.

Certo è che le statistiche sull’occupazione devono essere sempre valutati in base ai criteri non sempre univoci che vengono utilizzati per definire le categorie di occupato o disoccupato; d’altra parte non si può fare a meno di tenere in considerazione alcuni dati particolarmente significativi dai quali si potrà partire per comprendere il presente e programmare il futuro.

Nello specifico sarà interessante analizzare le statistiche sui giovani laureati che palesano chiaramente come ormai troppe lauree non forniscano, come accadeva un tempo, un futuro sicuro ai giovani studenti.

I dati

I laureati di età compresa tra i 20 e 34 anni che hanno un’occupazione sono circa 1,2 milioni in Italia ma il 28% di questi, quindi circa 348.000 giovani, risulta sovraistruito ossia occupa una posizione professionale per la quale non sarebbe necessaria la laurea: praticamente quasi il 30% dei laureati italiani si trova costretto ad accettare un lavoro inferiore alle proprie aspettative.

La situazione ovviamente varia da categoria a categoria e da un tipo di laurea all’altro: sono più del 50% i laureati provenienti dalle facoltà di lingue e scienze sociali costretti ad accettare un lavoro per cui sono sovraqualificati; viceversa i laureati in medicina, ingegneria, statistica e farmacia nelle stesse condizioni non raggiungono il 20%.

Un secondo aspetto su cui sono risultati decisivi gli effetti della crisi è quello della sotto occupazione: il part-time involontario è passato dal 48,3% del 2008 al 74,8% del 2017.

Ultimo elemento da tenere in considerazione è il fattore stabilità: il numero dei giovani lavoratori con contratto a tempo determinato è rimasto lo stesso mentre quello dei lavoratori a tempo indeterminato è sceso da 4.200.000 a 2.700.000.

Politiche per il lavoro

Era prevedibile che la crisi violenta attraversata dal Paese negli ultimi dieci anni si sarebbe ripercossa sui giovani ma i dati analizzati evidenziano una drammaticità fin troppo accentuata e quindi un fallimento delle politiche per il lavoro portate avanti in questi anni: le agevolazioni dedicate proprio ai giovani possono aver arginato per un periodo la situazione ma non hanno saputo incidere in modo significativo sulle fondamenta del mercato del lavoro.

Il fallimento delle politiche sul lavoro evidenza che non è possibile creare occupazione ex lege mentre potrebbero rivelarsi utili azioni volte a far corrispondere domanda e offerta. In questo senso alcuni istituti tecnici superiori stanno dando ottimi risultati raggiungendo tassi di occupazione dei diplomati fino all’80% sebbene queste misure siano ancora poco estese e coinvolgano solo 96 istituti in tutta Italia.

Questo percorso si ispira al modello tedesco e prevede un proseguimento della formazione post superiori parallelo alle università che punta a creare tecnici di alta formazione in modo da limitare il fenomeno di imprese che non riescono a trovare lavoratori qualificati contestualmente all’elevato numero di giovani che si impegna in studi senza prospettive significative.

Corsi di orientamento

Un altro buon metodo da tenere in considerazione per migliorare la situazione è l’incremento dell’informazione a tutti i livelli poiché risulta evidente che ampie fasce della popolazione non conoscono affatto le dinamiche reali del mondo del lavoro.

Una proposta in questo senso potrebbe essere l’organizzazione di corsi di orientamento per studenti e genitori ben strutturati e diffusi in modo capillare.

Essere informati sul fenomeno è utile per operare scelte nella giusta direzione e decidere consapevolmente sul proprio futuro: l’istituto da frequentare, la facoltà più adatta al momento storico, il lavoro da accettare, le esperienza da accumulare.

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