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La metamorfosi di Di Maio: “L’Europa è la casa dell’Italia e del M5S”. VIDEO

mercoledì 7 febbraio 2018, di Alessandro Cipolla

I sintomi di questo cambiamento c’erano già tutti, ma le parole d’amore di Luigi Di Maio verso l’Unione Europea suonano strane specie perché arrivano a meno di un mese dalle elezioni politiche del 4 marzo.

Ospite alla Link Campus University di Roma, Di Maio infatti ha parlato di “Europa casa naturale del nostro Paese e del Movimento 5 Stelle”, facendo intendere un drastico cambiamento di direzione rispetto alle ormai vecchie battaglie pentastellate per la fuoriuscita dall’Euro.

Un Di Maio europeista

Sboccia l’amore tra Luigi Di Maio e l’Europa. L’aria londinese respirata nel suo recente viaggio nella City deve aver illuminato il candidato premier del Movimento 5 Stelle, che così ha parlato dell’Unione Europea ospite alla Link Campus University di Roma.

Non parlerò molto di Unione europea perché l’Ue non è politica estera ma la casa naturale del nostro Paese e anche del M5S. È l’alveo naturale dentro il quale l’Italia deve continuare a sviluppare le sue relazioni economiche e politiche. Rappresenta un rapporto costante che dobbiamo avere con altri Paesi all’interno di un organo sovranazionale che dovrà caratterizzarsi sempre più in politiche di solidarietà verso i popoli che in questo momento hanno più difficoltà nell’Ue. Tra questi c’è sicuramente anche l’Italia.

Quelle che sembrerebbero essere parole pronunciate da Romano Prodi o da qualche altro europeista convinto, sono state invece pronunciate dal capo politico di un partito da sempre più che critico verso l’UE.

Quasi un anno fa durante la presentazione del Libro a 5 Stelle dei cittadini per l’Europa, Di Maio invece parlava così di quello che doveva essere il futuro dell’Italia per quanto riguarda il rapporto con Bruxelles.

L’Euro non è democratico. Bisogna prevedere procedure per uscirne, serve un referendum consultivo per chiedere ai cittadini italiani se vogliono uscire dalla moneta unica.

Un cambiamento di opinione radicale verso uno dei temi più importanti della politica del nostro paese. Per carità, meglio un Di Maio in versione più “responsabile” che quello da battaglia contro i mulini a vento, ma è curioso vedere come sia avvenuta questa sorta di illuminazione europeista sulla via di Damasco.

Il mutamento del Movimento 5 Stelle

L’attuale fotografia del Movimento 5 Stelle è questa: mentre Alessandro Di Battista è in giro per le piazze del paese a infiammare gli attivisti ripetendo i più che collaudati slogan pentastellati, Luigi Di Maio è impegnato in un tour ben diverso per accreditarsi come politico affidabile agli occhi dell’establishment nostrano e internazionale.

In una squadra ogni attore in campo deve svolgere il proprio ruolo, ma negli ultimi tempi è innegabile una sorta di dicotomia all’interno del Movimento 5 Stelle. Basti vedere il programma elettorale che è stato presentato.

Nei venti punti chiave che sono stati individuati, non si parla per nulla di Europa ma neanche di politica estera in generale. Che ne è stata allora della storica battaglia dei 5 Stelle contro l’Euro tanto cara al fondatore Beppe Grillo?

Più che essere stata messa da parte, ad ascoltare le ultime parole di Di Maio sembrerebbe che sia stata in pratica abiurata, lasciando spazio a toni quasi d’amore verso quell’Unione Europea che una volta era vista come uno dei grandi nemici.

Guardando anche gli ultimi sondaggi politici, il Movimento 5 Stelle ha buone chance per poter essere a capo del prossimo governo. Per riuscire in questo però, dovrà avere per forza di cose la necessità dell’appoggio di altre forze politiche.

Oltre a questa apertura ad alleanze post voto, ora permesse dopo la recente modifica dello Statuto, Di Maio però avrà bisogno anche di una sorta di disco verde da parte dell’Europa per potersi insediare a Palazzo Chigi.

Ecco dunque la lunga serie di rassicurazioni in merito a una “responsabilità” che sono state fatte nelle ultime settimane, con il Movimento 5 Stelle che lentamente sta cambiando volto da partito di protesta a partito di governo, basta però che questo venga detto nelle stanze che contano e non nelle piazze.

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