Deutsche Bank: euro/dollaro a 0,85 entro il 2017, parità nel 2015. L’analisi shock della banca tedesca

Vittoria Patanè

11 Marzo 2015 - 13:31

Deutsche Bank prevede l’euro in parità sul dollaro entro il 2015 e addirittura un crollo a 0,85 entro 2 anni. L’analisi shock della banca tedesca e le previsioni dei maggiori istituti internazionali

Deutsche Bank: euro/dollaro a 0,85 entro il 2017, parità nel 2015. L’analisi shock della banca tedesca

La prima a parlare di parità era stata Goldman Sachs, che lo scorso settembre aveva previsto un sostanziale equilibrio tra euro e dollaro entro il 2017. La causa? Il rafforzamento del biglietto verde e il parallelo indebolimento della moneta unica continentale.

A gennaio, a confermare la previsione era stata la banca olandese ING Groep NV che aveva stimato una parità sul cambio euro/dollaro entro due anni.

Oggi Deutsche Bank si spinge ancora più in là. La banca non solo prevede che l’euro si indebolirà talmente tanto da arrivare allo stesso livello del dollaro, non solo sostiene che si verificherà entro la fine del 2015 e non entro la fine del 2017, ma va ancora più avanti, prevedendo una discesa addirittura 0,85 dollari.

Lo studio di Deutsche Bank
Secondo Alan Ruskin, capo del settore cambi del G-10 per Deutsche Bank a New York, l’euro/dollaro arriverà alla parità entro la fine dell’anno in corso, per poi scendere progressivamente fino a quota 0,85% entro i prossimi 2 anni.

Se le previsioni della banca tedesca si rivelassero esatte, rispetto al 2008 la moneta unica avrebbe dimezzato il suo valore contro la valuta americana. Allora infatti il cambio era a 1,60. E rispetto al 2014? A maggio 2014 il cambio euro/dollaro era parti a 1,39. Il crollo, in questo caso sarebbe del 39%.

Le previsioni delle altre banche
Deutsche Bank non è l’unica banca ad aver cercato di prevedere il comportamento dell’euro/dollaro nel 2015. Tutti gli altri grandi istituti europei hanno infatti tagliato le stime sull’euro:
- Barclays: da 1,07 a 1 entro il 2015,
- Nomura: 1,05 entro il 2015,
- TD Securities: 0,96 entro il 2015,
- Goldman Sachs: 1,08 entro il 2015.

Quest’ultima previsione però appare già superata dato che stamattina l’euro è scivolato a 1,069 contro il dollaro, toccando il livello più basso degli ultimi 12 anni.

Il crollo dell’euro: tutte le cause
Il crollo dell’Euro, secondo gli istituti sopra riportati, sarebbe la conseguenza della differente politica economica portata avanti da Federal Reserve e BCE nei prossimi due anni.

Se da un lato infatti la Fed dovrà alzare i tassi d’interesse (l’innalzamento arriverà entro quest’estate) dopo più di sette anni di tassi a zero e di liquidità esorbitante sui mercati, dall’altro la BCE ha praticamente appena iniziato. La fase accomodante è partita lo scorso giugno col il taglio dei tassi (0,05% per quello di riferimento, -0,2% per quello sui depositi overnight). Due giorni fa ha invece avuto finalmente inizio il quantitative easing, il programma di acquisto di titoli di Stato da 60 miliardi a mese che proseguirà almeno fino a settembre 2016.

Se dunque nel prossimo anno e mezzo Francoforte non toccherà i tassi, nello stesso arco di tempo la Federal Reserve dovrebbe alzarli a circa il 2,5% (livello attuale 0-0,25%).

Due politiche praticamente opposte che stanno creando un riassetto del cambio euro/dollaro, nonostante i fondamentali (surplus della bilancia commerciale e afflusso di capitali in Europa) dicano il contrario.

La reazione della Fed
C’è però un altro aspetto che alcuni non tengono in considerazione, sarebbe a dire la contromossa della Federal Reserve. La colomba Janet Yellen teme infatti che un rafforzamento del dollaro sulle valute concorrenti abbia un effetto negativo sui prezzi, allontanando nuovamente il target di inflazione al 2%. Ma non solo: perché il timore riguarda anche un rallentamento della crescita dell’economia e una riduzione delle esportazioni.

Per questo motivo, il Governatore della FED potrebbe decidere di aspettare ancora qualche mese prima di cominciare la stretta sulla moneta.

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