Decreto Sicurezza irretroattivo: la decisione della Cassazione sui permessi di soggiorno

Isabella Policarpio

25 Febbraio 2019 - 10:47

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La Cassazione ha stabilito l’irretroattività del Decreto Sicurezza sulla protezione umanitaria. Le richieste di asilo presentate entro il 5 ottobre verranno vagliate con le vecchie regole.

Decreto Sicurezza irretroattivo: la decisione della Cassazione sui permessi di soggiorno

Dopo la stretta ai permessi di soggiorno per motivi umanitari voluta dal Decreto Sicurezza, la Corte di Cassazione ha stabilito che le nuove regole non trovano applicazione alle domande dei richiedenti asilo presentate prima del 5 ottobre 2018.

La decisione della Suprema Corte, in altre parole, ridimensiona la portata del Decreto, anche se alla scadenza dei permessi di soggiorno già in vigore si applicheranno le nuove disposizioni, che subordinano il rilascio dei permessi umanitari solo in caso di concreto rischio di persecuzione personale o tortura.

Le domande presentate entro il 5 ottobre verranno trattate come “casi speciali” ed avranno una durata di 2 anni, come previsto dal Dl Salvini.

Protezione umanitaria: cosa ha deciso la Corte di Cassazione

Per la prima volta, la Corte di Cassazione si è pronunciata in materia di protezione umanitaria, con una decisione che restringe il campo di applicazione del Decreto Sicurezza voluto dal Vicepremier Salvini, secondo cui la protezione umanitaria deve essere concessa sola nei casi di comprovato rischio di persecuzione o tortura nel Paese d’origine.

In particolare, i giudici della Corte di Cassazione hanno esaminato il ricorso proposto da un migrante proveniente dalla Guinea a cui il Tribunale di Napoli aveva respinto la richiesta di asilo per motivi umanitari, perché fuggito dal suo Paese per motivi economici.

Con la sentenza n. 4890, la I Sezione Civile della Cassazione si è posta il problema di stabilire quale disciplina applicare dato che il Decreto Sicurezza era già legge al momento dell’udienza.

Per risolvere la controversia, la Cassazione ha richiamato le disposizioni del Decreto, dove si prevede espressamente che le domande di asilo esaminate dalle Commissioni territoriali prima dell’entrata in vigore della nuova Legge devono essere trattate come “casi speciali”, con una validità di 2 anni. Invece i permessi già rilasciati restano in vigore, e solo alla loro scadenza saranno applicate le nuove regole più restrittive. In altre parole, la Suprema Corte ha applicato il principio di irretroattività della legge per non creare delle ingiustificate disparità di trattamento tra i richiedenti asilo.

Tuttavia, nel caso di specie, il ricorso del migrante è stato respinto poiché, pur applicando le vecchie regole, non avrebbe comunque diritto alla protezione umanitaria.

Decreto Sicurezza: gli effetti

Secondo gli utili dati registrati, alla fine di gennaio la concessione dei permessi umanitari era pari al 2%, contro il 28% del maggio 2018. Ma la situazione potrebbe cambiare drasticamente perché la pronuncia della Cassazione dà a molti migranti un valido motivo per proporre ricorso contro il rifiuto del permesso di asilo.

Basti pensare che la maggior parte delle domande di permesso umanitario - oltre 23.000 - sono state presentate prima del 5 ottobre, data in cui il Decreto Sicurezza è entrato ufficialmente in vigore.

Adesso sono si attendono centinaia di migliaia di ricorsi.

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