Decreto Pa, allarme Scelta civica: "No alla sanatoria dei precari"

Valentina Brazioli

21 Settembre 2013 - 15:55

Decreto Pa, allarme Scelta civica:

È scontro tra il ministro per la Pubblica Amministrazione, Gianpiero D’Alia, e i senatori di Scelta Civica, che intendono proporre modifiche sostanziali al testo del decreto cosiddetto "salva precari", il quale riserva il 50% dei posti nei concorsi della Pa ai lavoratori con contratto a tempo determinato con almeno 3 anni di servizio negli ultimi 5 anni e agli idonei collocati nelle graduatorie.

Gli emendamenti presentati da Pietro Ichino e Silvia Lanzillotta si pongono l’obiettivo di "evitare la sanatoria dei precari", nella convinzione che:

I contenuti del decreto, se accolti, ci porterebbero indietro rispetto al percorso intrapreso dalla spending review e dal processo di riduzione della spesa pubblica, di riqualificazione dell’azione amministrativa, di trasparenza e moralizzazione dell’azione amministrativa avviato dal governo Monti e dalla precedente legislazione.

Ecco i punti chiave degli emendamenti di Scelta Civica:

  • No alla stabilizzazione generalizzata dei precari, sì all’immissione in ruolo di quanti hanno già operato nella pubblica amministrazione sulla base di procedure concorsuali aperte a tutti e con il riconoscimento di un punteggio di favore a chi è già in servizio.
  • No alla ulteriore proroga di graduatorie aperte da anni che farebbero entrare nella pubblica amministrazione persone dequalificate chiudendo, anche in questo caso, la porta delle amministrazioni pubbliche a tanti giovani preparati.
  • Si prevede il ricorso ’’alla mobilità per assorbire gli esuberi e colmare i vuoti d’organico prima di procedere a nuove assunzioni’’.
  • No alla pubblicizzazione e stabilizzazione del personale delle società dello stato, delle regioni e degli enti locali che versano in stato fallimentare o devono essere sciolte per legge. Migliaia di dipendenti quasi sempre assunti con metodi clientelari, senza nessuna selezione ora, stando a quanto prevede il DL 101, a differenza di tanti dipendenti di aziende private in crisi, verrebbero assorbiti da altre società pubbliche.
  • No alla soppressione per decreto e senza comprensibili ragioni della Civit , un organismo indipendente preposto alla valutazione dei dirigenti delle amministrazioni, alla trasparenza e alla prevenzione della corruzione.

Il ministro: giudizi superficiali sul decreto

Il ministro D’Alia, in una nota, ha risposto alle critiche definendo il giudizio di Ichino e Lanzillotta "affrettato e superficiale", precisando:

Appena insediato, il nostro governo si è trovato di fronte a una vera e propria emergenza: la scadenza al 31 luglio dei contratti a termine nella Pa, che interessa una platea potenziale di circa 120 mila persone. Abbiamo fatto un’ulteriore e ultima proroga a fine anno, ma ora la decisione che abbiamo davanti a noi è semplice e insieme complessa: mandare a casa tutti dal 1 gennaio prossimo o introdurre meccanismi virtuosi di riqualificazione e selezione della parte migliore di questa categoria di dipendenti che e’ indecente dileggiare e insultare.

I sindacati: situazione intollerabile

Durissima anche la posizione dei sindacati, che in una nota congiunta dei segretari generali di Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fpl e Uil Pa, attaccano:

È intollerabile che il destino di oltre 110mila lavoratori sia appeso agli umori delle forze politiche. Sul tema dei precari della Pubblica Amministrazione ci aspettiamo che il Governo Letta e il Parlamento facciano chiarezza e in tempi celeri.

Sul rischio di una "sanatoria generalizzata" aggiungono:

Tranquillizziamo i detrattori del testo:il decreto è semmai troppo debole, restringe la platea degli aventi diritto e non tiene conto delle difficili condizioni degli enti pubblici, rischiando di produrre risultati molto deludenti. Andrebbero invece allentati i vincoli di bilancio per quanto riguarda le assunzioni e rivisto il patto di stabilità per garantire l’occupazione e i servizi offerti ai cittadini.

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