DDL Zan, cosa succede adesso: perché potrebbe essere la fine

Andrea Pastore

27/10/2021

28/10/2021 - 20:39

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Il ddl Zan si è arenato a Palazzo Madama. Il Senato ha votato per il blocco dell’esame del disegno di legge: 154 favorevoli contro i 131 contrari.

DDL Zan, cosa succede adesso: perché potrebbe essere la fine

Il ddl Zan si è arenato a Palazzo Madama. Dopo il passaggio alla Camera e il blocco dei lavori di luglio al Senato a seguito della presentazione di circa 700 emendamenti da parte della Lega, il disegno di legge contro l’omotransfobia è arrivato al capolinea.

Per le forze di centrosinistra è stata una battaglia all’insegna dei diritti civili, persa sull’ultimo fronte. La destra più conservatrice - e chi ha contribuito al blocco - festeggia la vittoria nell’aula del Senato con un lungo applauso.

Ma cosa è successo nel dettaglio?

La sfida persa in Senato

Il disegno di legge Zan, a firma del deputato Alessandro Zan, recante Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, è stato bloccato in Senato grazie alla cosiddetta “tagliola”, ossia il sistema con cui è possibile bloccare l’esame degli articoli e degli emendamenti di una proposta di legge.

Il ddl Zan riprendeva la legge Mancino che contrasta gli episodi di razzismo e prevede il carcere da uno a quattro anni per chi istiga e compie violenza omofobica, intervenendo sull’articolo 604 bis del Codice penale. Il ddl in questione estendeva l’ambito con nuove categorie, concedeva libertà sull’orientamento sessuale ed il genere, per ultimo, attuava campagne di sensibilizzazione sul tema.

L’articolo 96 del regolamento del Senato permette, con opportuna motivazione, di proporre il blocco dell’iter d’esame degli articoli e degli emendamenti nell’aula: se la votazione raggiunge la maggioranza, l’esame del disegno di legge si ferma.

È stato proprio questo il motivo per cui il ddl Zan ha terminato la sua avventura. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha recepito la proposta di Fratelli d’Italia e della Lega inerente alla richiesta di voto per bloccare l’iter d’esame.

A favore hanno votato 154 senatori, 131 i contrari al blocco e due gli astenuti. Il voto è stato effettuato a scrutinio segreto. Il centrosinistra avrebbe perso per circa 16 voti. Si sospetta che ci sia lo zampino di Renzi. Italia Viva aveva puntato il dito contro il PD perché, a detta loro, non aveva aperto ad una vera mediazione con le forze di centrodestra. Inoltre, i seggi del partito di Renzi sono 15, numero che equivale ai franchi tiratori che avrebbero affossato il disegno di legge.

La lunga avventura del ddl zan

La proposta di legge contro l’omotransfobia fu votata alla Camera il 4 novembre 2020, dopodiché fu trasmesso dal Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, all’ufficio di Presidenza il 5 novembre 2020.

Dopo le lunghe polemiche mediatiche, il ddl approdò al Senato intorno la metà di luglio del 2021, quando il 20 dello stesso mese venne sommerso da circa 700 emendamenti a firma Lega. Alessandro Zan dichiarò che: “i 700 emendamenti sono un chiaro segno per affossare la legge”. La situazione si sbloccò dopo l’Estate fino ad arrivare ad oggi.

Con la votazione di questa mattina e il ricorso all’articolo 96 del regolamento del Senato, il ddl zan sembra scomparire; almeno per questa legislatura. L’impasse si è generato sulla questione scuole: nel ddl era prevista un’ora durante la settimana scolastica per combattere l’omotransfobia e quindi sensibilizzare le nuove generazioni, istituendo una giornata di educazione nazionale ogni 17 maggio.

Ora cosa succede?

Per questa legislatura il testo del ddl Zan è praticamente saltato. Per regolamento, si potrà presentare tra sei mesi ma sotto un’altra veste: bisognerà scrivere una nuova proposta di legge e ripetere l’iter, oppure aspettare la prossima legislatura.

Il regolamento del Senato parla chiaro, quindi il testo del disegno di legge è praticamente arrivato alla fine della corsa. Inoltre, anche se venisse presentata una nuova proposta di legge, la votazione di oggi rimarrebbe comunque una sconfitta per il centrosinistra. L’iter della legge dovrebbe ricominciare da capo: una nuova Odissea, quindi una nuova battaglia per i diritti della comunità LGBTQI+ e per le categorie interessate dalla proposta.

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