Croazia: l’altra faccia della new entry nell’Unione Europea

Federica Agostini

2 Luglio 2013 - 11:53

Croazia: l’altra faccia della new entry nell’Unione Europea

Da lunedì, l’Unione Europea è diventata più grande e anche se la cosa vi fosse sfuggita, sarete perdonati. In teoria, l’accesso della Croazia al mercato unico in Europa dovrebbe essere considerato un fatto di estrema importanza. Eppure questa adesione è stata un processo alquanto "silente".

Croazia: l’altra faccia della new entry

Il club dei paesi europei è arrivato a 28 membri con l’adesione di un paese che 20 anni fa era nel bel mezzo di una brutale e sanguinosa guerra d’indipendenza. La Croazia è la new entry dell’Unione Europea, la prima ad entrare dopo l’adesione di Bulgaria e Romania nel 2007.

Il poco clamore che ha fatto questa notizia, forse, non dovrebbe sorprenderci.

A livello generale, si è un po’ esausti dell’Unione Europea, un sentimento ampliato dal continuo fare/parlare/combattere nella zona Euro, in lotta con una crisi galoppante innescata dal crack finanziario globale del 2008. Forse, se la Croazia fosse stata un’economia forte, dalle finanze solide e dal futuro ottimista, l’occasione sarebbe stata colta per alzare gli spiriti e gli umori anche per gli altri paesi UE. Ma non è andata così.

La Croazia entra nell’Unione Europea con un’economia dai numeri e dalle prospettive pari e identiche a quelle dei paesi più problematici della zona Euro. La disoccupazione è stimata al 18%. L’economia è in contrazione dalla crisi finanziaria e soltanto per il prossimo anno le previsioni parlano di un ritorno alla crescita, dopo cinque anni di recessione. Se c’è un barlume di speranza, è il fatto che il debito pubblico della Croazia sia al livello gestibile del 60% del Pil.

L’Unione Europea ERA un’ancora di salvezza, ma oggi cos’è?

Neanche a dire che i croati vedano nell’Unione Europea una qualche possibilità di salvezza. Per le strade di Zagabria, laddove una decina d’anni fa si percepiva l’entusiasmo, oggi è evidente che i cittadini guardano all’intera cosa con una buona dose di fatalismo. Questo anche perché nel giro di un paio d’anni i croati hanno assistito ai problemi della Grecia, di Cipro, della Spagna, del Portogallo e dell’Irlanda.

Non si tratta soltanto di empatia con le disgrazie degli altri. La Croazia compete direttamente con questi paesi per un certo tipo di turismo: più sono competitivi i prezzi in Grecia e Spagna, più sarà dura per la Croazia far arrivare i dollari dei turisti.

Nonostante la Croazia abbia provato a spingere sul turismo più "alto", creando ad esempio associazioni per possessori di yacht, il paese è carente dal punto di vista delle infrastrutture, dei servizi e della cultura culinaria che, ad esempio, caratterizzano Francia e Italia. In poche parole, i soli yacht non generano denaro.

Nell’era Comunista, i croati si lamentavano delle vacanze dei tedeschi che con i loro mini-van pieni d’ogni bene soggiornavano lungo le coste, senza spendere un soldo. Con gli yacht succede lo stesso, arrivano completamente equipaggiati e pagano al massimo le tasse portuali.

Almeno il lavoro...no. Uno dei maggiori benefici della membership UE è la libera mobilità del lavoro che tuttavia non sarà possibile prima dei prossimi 7 anni.

Con la sua valuta, la Croazia poteva permettersi di svalutare e migliorare l’aspetto della competitività. Ma per raggiungere i target necessari all’adesione all’euro e mantenere l’inflazione sotto controllo (l’inflazione in Jugoslavia fu endemica e tra glia anni ’70-’80 portò al vero devasto economico), la banca centrale è determinata a mantenere il tasso di cambio della valuta locale ancorato a quello dell’Euro.

Pur mettendo da parte i fattori economici di breve periodo e quelli ciclici, è innegabile che la Croazia soffra dello stesso terribile stato demografico che affligge il resto d’Europa. La popolazione sta invecchiando e il tasso di fertilità della Croazia è anche inferiore alla media Europea.

Da sempre, la Croazia afferma di essere più occidentale dei paesi Balcanici. Forse, questa è l’occasione giusta per dimostrarlo, ma sarà una battaglia davvero dura.

Da MoneyBeat del WSJ: Croatia Completes Its Silent Accession

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