Crisi dell’Euro: il peggio è passato o deve ancora venire?

Federica Agostini

8 Gennaio 2013 - 12:09

Crisi dell’Euro: il peggio è passato o deve ancora venire?

Nel 2013, possiamo finalmente dire che il peggio della crisi dell’Euro è passato, possiamo credere che non ci saranno espulsioni né collassi per la moneta unica?

O forse, hanno ragione gli scettici quando dicono che il peggio deve ancora venire, che i leader europei stanno soltanto prendendo tempo e che nel 2013 anche i paesi più ricchi sentiranno il peso dell’austerity e della recessione economica che sarà sempre più incalzante?

Crisi dell’Euro: il peggio è passato

Secondo José-Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, "la crisi dell’Eurozona è finita, la percezione del rischio associato alla zona Euro è ormai svanita". Ad un incontro diplomatico svoltosi a Lisbona, Barroso ha spiegato come gli investitori abbiano ormai compreso che quando i leader Europei si impegnano per salvaguardare la moneta unica, il loro scopo è quello di incrementare l’attività economica.

Ma quella di Barroso non è una voce isolata del coro degli ottimisti. Circa un mese fa, il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha positivamente commentato il successo del buyback della Grecia dichiarando: "il peggio della crisi è ormai passato".

Secondo quanto rilevato dall’istituto Sentix, inoltre, la fiducia delle imprese Europee gode di un certo ottimismo di fondo. Il 25% degli investitori crede ancora nella possibilità che uno o più stati della zona Euro possano lasciare la moneta unica nel 2013, una percentuale ancora alta, ma in diminuzione rispetto al 33% rilevato nel mese di novembre.

Questo slancio positivo è attribuito prevalentemente alla figura di Mario Draghi. Quando il presidente della Banca Centrale Europea ha annunciato di essere pronto a fare il necessario per salvare l’Euro o quando la BCE ha iniziato a comprare titoli di Stato in Grecia, Spagna e Portogallo, i mercati finanziari hanno cominciato a credere che non ci fosse più ragione di scommettere sul fallimento della moneta unica.

Competitività: perché il peggio deve ancora venire

Quando si parla di crisi dell’Euro non mancano certo gli scettici, anche perché in gioco ci sono ancora diverse questioni irrisolte, prima fra tutte: il problema della competitività.

Pur condividendo la stessa valuta e gli stessi tassi di interesse, tra i 17 paesi della zone Euro esistono sostanziali differenze per quanto riguarda la produzione, il costo del lavoro e le condizioni di accesso al credito: elementi che minano dal fondo la competitività di una regione economica che sembra composta da pezzi sconnessi.

Crisi dell’Euro: un ostacolo da superare

Secondo l’ultima classifica del World Economic Forum, tra le 144 nazioni più performanti la Finlandia risulta al terzo posto, mentre la Germania al sesto. Più in basso, invece, Spagna al 36° posto, seguita da Italia al 42°, Portogallo al 49° e Grecia al 96°. Questo per dire che sarà dura, nel prossimo futuro, immaginare come le misure di austerity, i tagli e le strette fiscali possano mitigare questa spaccatura che esiste, ed è evidente, all’interno degli Stati della stessa regione economica.

Peter Bofinger, economista presso l’università di Wrzburg e consigliere economico del governo tedesco, sostiene che già da quest’anno sarà inevitabile l’introduzione di riforme nel sud Europa e che, per superare definitivamente la crisi c’è bisogno che la Germania (motore dell’Eurozona, e con lei gli altri stati "core") si impegni a fare di più, divenendo economicamente meno competitiva dei suoi vicini.

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