Crisi, Europa: confusione e divisioni. L’ impasse dell’ Europuzzle

Nadia Fusar Poli

21/10/2011

Crisi, Europa: confusione e divisioni. L’ impasse dell’ Europuzzle

CRISI. A pochi giorni dal Consiglio europeo destinato a fornire una risposta sostenibile alla crisi in Grecia, attuare una ricapitalizzazione delle banche europee, riformare la governance della zona euro e potenziare il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), un vortice di totale confusione è di scena.

"Vogliamo assolutamente dissipare le incertezze prima del vertice del G20", in programma il 3 e 4 novembre. La Commissione europea alza la posta in gioco e, ogni giorno, sembra spostare l’asticella sempre più in alto. Che si tratti del vertice UE o del summit del G20. A due giorni dalla riunione dei capi di governo della zona euro, prevista per Domenica, e annunciata come fondamentale non solo per l’Europa ma per l’economia mondiale, la confusione regna sovrana, a tutti i livelli.

Voci di un possibile rinvio della riunione, lanciate dal quotidiano Die Welt, a causa di un disaccordo sul fondo di salvataggio europeo EFSF, hanno allertato i mercati finanziari. Non è nulla, apparentemente, ma il presidente francese e il cancelliere tedesco hanno suggerito, in una dichiarazione congiunta rilasciata nella notte di Giovedì, che la "risposta ambiziosa e globale alla crisi in corso nella zona euro" potrebbe "essere adottata definitivamente dai capi di Stato e di governo in una seconda riunione entro e non oltre Mercoledì".

Ad Atene, un manifestante di 53 anni è morto stroncato da un attacco di cuore durante le manifestazioni, sfociate anche in episodi di guerriglia, contro la politica di austerità del governo. Giovedì il Parlamento ellenico era chiamato ad esprimersi su una nuova e severa legge, volta a ridurre gli stipendi e le pensioni e a tagliare posti di lavoro nel servizio pubblico. ll Parlamento greco ha votato in serata l’ok al piano di austerity: 154 deputati favorevoli, 144 contrari.

La troika, formata dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea (BCE) e dal Fondo monetario internazionale (FMI), incaricata di valutare la situazione economica e finanziaria in Grecia è sempre più divisa. Il FMI non condivide l’ "ottimismo" degli europei in merito al livello del debito della Grecia: il FMI ritiene che le stime degli altri due membri della troika sono troppo ottimistiche", ha riportato una fonte UE a Reuters.

Il FMI e i creditori della Grecia nella zona euro devono sbloccare il pagamento di 8 miliardi di euro ad Atene per evitare un fallimento, a metà novembre. Domenica, i 17 paesi membri dell’euro sono chiamati a trovare un accordo per giungere ad "una soluzione permanente per la Grecia", ha sottolineato la Commissione affinchè possa "uscire da questa situazione di crisi permanente". Una delle chiavi per risolvere la crisi di Atene un eventuale, ulteriore sforzo "volontario" chiesto agli investitori, soprattutto banche e assicurazioni, che detengono titoli di stato greci. E’ chiaro che i leader politici vogliono che le istituzioni finanziarie siano disposti a perdere oltre il 21% del loro investimento iniziale in titoli greci. Ma ancora si deve convincere un gran numero di banche.

Tale concessione è, ovviamente, strettamente legata allo sforzo di ricapitalizzazione che è chiesto loro. Questo aspetto sembra essere il meno controverso, alla vigilia del vertice dei paesi dell’area dell’euro. In totale viene presa in considerazione una iniezione di 100 miliardi di euro di capitale nelle banche europee. Il Core Tier 1 rihiesto agli istituti europei sarebbe innalzato al 9%, leggermente meno di quanto il FMI aveva chiesto (10%) ma ben oltre il limite del 5-6 % utilizzato per gli stress test bancari, all’ inizio della scorsa estate. Ma se c’è consenso sulla ricapitalizzazione delle banche, necessario per renderle immuni da un fallimento di un paese della zona euro ed evitare un nuovo caso Dexia, non è ancora chiaro dove troveranno i soldi per rafforzare la loro capitale.

A parte gli investitori privati, il contributo del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF) potrebbe essere necessario per quegli Stati che non possono salvare le proprie banche, purcho non si mettano, essi stessi, nei guai ...

Con un importo massimo di 440 miliardi di euro, l’ EFSF (o di 500 miliardi di euro, quelli del MES, il meccanismo di stabilità europeo che succederà all’attuale fondo di salvataggio non oltre il 2013) non potrà far fronte a queste richieste. Da qui l’idea di renderlo "più efficiente" dotandolo di un effetto "leva", al fine di moltiplicarne la potenza di fuoco, fino a 1000 miliardi di euro.
Ma su questa "efficienza" dell’ EFSF, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel sono in disaccordo. Il loro incontro di Mercoledì a Francoforte non ha permesso di progredire verso una soluzione congiunta. Il presidente e il cancelliere tedesco si incontreranno Sabato sera a Bruxelles per provarci di nuovo.

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