Cos’è la speranza di vita, tornata ai minimi del 2010 a causa del Covid

Martino Grassi

11/03/2021

11/03/2021 - 10:14

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Che cos’è la speranza di vita che torna ai minimi del 2010 a causa della pandemia dovuta al Covid? In un anno annullati i progressi dell’ultimo decennio.

Cos’è la speranza di vita, tornata ai minimi del 2010 a causa del Covid

Dopo più di un anno dalla comparsa del coronavirus anche nel nostro Paese si iniziano a definire con maggiore chiarezza gli effetti negativi che il virus si sta lasciando alle spalle. Uno dei dati più lampanti è quello sulla speranza di vita che crolla, tornando ai minimi del 2010, facendo perdere i progressi dell’ultimo decennio.

Se nel 2010 la speranza di vita alla nascita era di 81,7 anni, e nel 2019 di 83.2, nel corso del 2020 si è tornati ad un 82,3 annullando, in un solo anno, tutti i traguardi raggiunti. Ma cosa indica questo valore?

Cos’è la speranza di vita, ai minimi del 2010 a causa del Covid

“La pandemia ha annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio. È un arretramento che richiederà parecchio tempo per essere pienamente recuperato”, andando a far calare l’indice della speranza di vita. È quanto affermato nel decimo Rapporto Bes dell’Istat sul benessere equo e sostenibile.

Ma che cos’è la speranza di vita? Con questo termine ci si riferisce al numero di anni che una persona si pensa possa vivere basandosi sull’età media delle persone. Più precisamente, la speranza di vita, misura il tempo medio di permanenza in vita partendo da una specifica età.

Questo indicatore è influenzato da diversi fattori, come l’area geografica, lo stile di vita, l’accesso alla sanità e lo stato economico. L’Italia è uno dei Paesi con la maggiore aspettativa di vita in tutto il mondo e sebbene questo indicatore sia calcolato in base alle medie, è possibile che una persona possa vivere molti anni in più o in meno rispetto a quelli previsti da questo indicatore.

I dati del report

All’interno del rapporto dell’Istat vengono presi in considerazione anche altri dati, mettendo in luce come il divario dell’Italia con l’Europa sull’istruzione continua ad ampliarsi. Nel corso del secondo semestre del 2020, il 62,6% delle persone appartenenti alla fascia d’eta tra i 25 e 64 anni ha almeno il diploma superiore (contro il 54,8% nel 2010), un dato in crescita che tuttavia resta inferiore di 16 punti percentuali rispetto alla media dell’Ue.

Gli effetti della pandemia si sono mostrati anche nel mondo del lavoro, tanto che nel corso del secondo trimestre del 2020 è stato contraddistinto anche da un calo del numero degli occupati: 788mila in meno tra i 20-64enni rispetto al 2019. Anche il tasso di occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni scende di due punti percentuali, interrompendo la tendenza di crescita iniziata nel 2015.

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