Cos’è la DeFi, l’evoluzione delle criptovalute che promette grandi opportunità

3 Settembre 2020 - 17:59

23 Settembre 2021 - 10:43

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La DeFi - finanza decentralizzata - sta rivoluzionando il mercato delle criptovalute. Quali sfide, e soprattutto, quali opportunità per gli investitori?

Cos'è la DeFi, l'evoluzione delle criptovalute che promette grandi opportunità

Nel settore delle criptovalute gira tra gli interessati un nuovo termine, «DeFi»: ma cos’è e quali opportunità genera ciò che alcuni esperti individuano come una vera e propria rivoluzione (ed evoluzione) all’interno del mercato?

Negli ultimi tre anni si è registrata una crescita esorbitante all’interno della DeFi, termine con il quale ci si riferisce alla finanza decentralizzata (decentralised finance, in inglese).

Quest’area del settore criptovalute non fa che attirare sempre maggiore attenzione su di sé, vediamo allora cos’è la DeFi, quali attori vi operano e quali sono le opportunità che offre.

Cos’è la DeFi (finanza decentralizzata)?

La DeFi comprende tutti quei servizi finanziari che utilizzano contratti intelligenti (smart contract), accordi esecutivi automatizzati che non necessitano la presenza di intermediari e che, invece, utilizzano la tecnologia blockchain direttamente su Internet.

In soli tre anni il valore degli smart contract legati alla DeFi è passato da 2,1 milioni a 6,9 miliardi di dollari - un aumento di 4,8 milioni di dollari, di cui 2,9 milioni registrati nel solo mese di agosto 2020.

Ne è conseguito un sensibile aumento della capitalizzazione di mercato dei token utilizzati all’interno di questi contratti - al momento è di circa 15 miliardi di dollari. Molti di questi token hanno triplicato o quadruplicato il loro valore. Altri sono andati addirittura oltre: Synthetix è salito di oltre 20 volte e Aave quasi 200 volte. Per rendere ancor più comprensibile il concetto, se avessi comprato 1.000 dollari di Aave un anno fa oggi ne avresti in tasca quasi 200.000.

Perché la DeFi sta rivoluzionando il mercato delle criptovalute

La DeFi, che per la maggior parte è costruita sul network della blockchain di Ethereum, è il nuovo trend che promette di rivoluzionare la tecnologia finanziaria similmente a quanto fatto dal Bitcoin ormai 11 anni fa.

L’area in cui le applicazioni decentralizzate (dApp) sono riuscite a ricavarsi lo spazio maggiore è quella del trading di criptovalute su exchange decentralizzati (dex) come Uniswap. Ogni scambio è interamente peer-to-peer, nessuna azienda o istituto è proprietario della piattaforma.

Oltre allo scambio totalmente libero di criptovalute, i servizi legati alla DeFi comprendono la possibilità di prestare o prendere in prestito delle criptovalute maturando un interesse utilizzando piattaforme come Aave o Compound. Augur, invece, permette di scommettere. Con PoolTogether si può partecipare a una lotteria senza perdere neanche un euro: alla fine tutti vengono rimborsati del costo del «biglietto» e il fortunato vincitore riceve gli interessi maturati. È possibile scambiare derivati di asset reali, valute o metalli preziosi, su Synthetix.

Sebbene molte delle dApp oggi siano estremamente di nicchia, le applicazioni future potrebbero avere un grande impatto sulla vita quotidiana. In un futuro non troppo lontano potremmo acquistare una casa su una piattaforma DeFi con un mutuo. Tutti gli atti verrebbero scritti in forma tokenizzata su un libro mastro blockchain come garanzia e, nel caso in cui si fosse inadempienti, gli atti verrebbero automaticamente trasferiti al prestatore. Poiché non sarebbero necessari avvocati o banche, potrebbe rendere l’intero processo di acquisto e vendita di case molto più economico.

Quali prospettive?

I regolatori di mercato, ancora una volta, non sono stati in grado di intercettare questo trend per tempo: la regolamentazione non c’è e così la DeFi ha avuto modo di muoversi e prosperare in pochissimo tempo. Nella finanza decentralizzata non occorre conoscere l’identità di chi vi opera o, ad esempio, non è necessario che il creditore valuti la capacità del mutuatario di rimborsare il debito. Tutto riguarda la fiducia reciproca e la tutela della privacy.

Le autorità hanno l’arduo compito di trovare un equilibrio tra il soffocare l’innovazione, difendere a società dai rischi legati al mettere soldi in uno spazio non regolamentato e garantire la sopravvivenza di banche e altre istituzioni finanziarie. Ma sembra più sensato abbracciare il cambiamento. E forse stiamo finalmente andando verso questa soluzione: a luglio, la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti - la Consob americana, per intenderci - ha compiuto un enorme passo avanti verso la DeFi approvando per la prima volta un fondo basato su Ethereum, Arca.

Sfide e opportunità della DeFi

Tale fatto ha un’importanza notevole: la prima tra le sfide principali per l’innovazione finanziaria è rappresentata proprio dall’ambiente ostile creato dai regolamenti arcaici scritti per un’epoca passata, assai diversa da quella attuale.

Un’opportunità, che giustifica l’impennata che la DeFi ha registrato nell’ultimo periodo, si cela invece nella scelta dei player «tradizionali» di essere coinvolti in questo settore. Molte istituzioni finanziarie di alto livello stanno iniziando ad accogliere la DeFi cercando varie strade per potervi partecipare. Ne è testimonianza il fatto che 75 tra le banche più grandi del mondo stiano sperimentando la tecnologia blockchain per accelerare i pagamenti come parte dell’Interbank Information Network, guidata da JP Morgan, ANZ e Royal Bank of Canada.

Anche noti fondi di asset management stanno iniziando a prendere sul serio la DeFi. Il più importante tra questi è Grayscale, il più grande fondo di investimento del mondo nel settore crittografico. Nel primo semestre 2020 ha gestito oltre 2 miliardi di dollari di asset legati al mercato delle criptovalute, inclusi 4 miliardi di bitcoin.

Il COVID-19 (e non solo) come driver di crescita

Ma nell’ultimo periodo ad agire positivamente sulla DeFi è stato il COVID-19. La pandemia ha abbassato ulteriormente i tassi di interesse in giro per il mondo. Nell’Eurozona la BCE ha ora tassi in territorio negativo, e paesi come Stati Uniti e Regno Unito potrebbero presto seguire l’esempio.

In un contesto del genere la DeFi offre dei rendimenti potenzialmente molto più alti per i risparmiatori. Inoltre, due terzi degli individui senza un conto bancario è in possesso di uno smartphone, il che offre alla finanza decentralizzata la possibilità di interecettare una grossa fetta di mercato, offrendo loro accesso al mondo della finanza.

Un altro fattore che spiega il boom di investitori che comprano token DeFi è la volontà di quest’ultimi di non essere in alcun modo esclusi dalla loro crescita vertiginosa. Molti token non valgono nulla o quasi in termini pratici, quindi è evidente che abbiamo davanti un’esuberanza che possiamo definire irrazionale.

Un fatto è certo: il trend principale vede dirigerci verso un nuovo sistema finanziario più liberalizzato e decentralizzato di prima. Siamo pronti a un simile cambiamento?

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# DeFi

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