Il risparmio gestito è l’attività di raccolta e di messa a frutto dei soldi delle famiglie da parte di professionisti.
Il risparmio gestito è quella parte del patrimonio mobiliare che un risparmiatore decide di affidare ad un gestore di professione, ad esempio una banca o ad una società di gestione, allo scopo di effettuare investimenti in titoli, fondi comuni di investimento e gestioni patrimoniali. In cambio del loro servizio le società di gestione applicano sugli investimenti una commissione.
QUALI SONO I VANTAGGI DEL RISPARMIO GESTITO?
- intermediazione, i piccoli risparmiatori possono investire sui mercati azionari senza avere conoscenze tecnico-finanziarie
- piccoli investimenti, il risparmio gestito consente ai risparmiatori di investire anche piccoli importi
- rendimento maggiore
- crescita economica, il risparmio gestito consente di reinvestire nel sistema economico una parte della liquidità.
QUALI SONO GLI SVANTAGGI?
- rischio, legato alle scelte di investimento e all’incertezza sull’andamento futuro dei mercati e delle economie.
E’ quindi possibile ottenere rendimenti inferiori e anche perdite sul capitale investito.
Continua la crescita delle Borse e ciò incoraggia la rimonta del risparmio gestito, da cui le famiglie erano scappate in massa nei momenti peggiori della crisi.
Il risparmio gestito è l’attività di raccolta e di messa a frutto dei soldi delle famiglie da parte di professionisti.
Nel mese di aprile la raccolta è aumentata di 7 mld di euro. Il ritrovato interesse dei sottoscrittori per i fondi comuni porta nuovi flussi nelle casse dei prodotti flessibili (+3mld), obbligazionari (+1,7 mld) e azionari (+ 281 mln). I prodotti di diritto italiano guidano la raccolta con sottoscrizioni pari a 2,6 mld di euro.
NORMATIVA CHE REGOLA IL RISPARMIO GESTITO
Dal punto di vista normativo, l’intero universo del risparmio è oggi disciplinato dal TUIF (Testo Unico delle disposizioni in materia di Intermediazione Finanziaria, decreto legislativo n. 58 del 24/2/1998) e dai relativi regolamenti attuativi emanati dalla Consob e dalla Banca d’Italia.
Successivamente, a partire dalla legge 77/83 relativa ai fondi comuni, una serie di provvedimenti ad hoc hanno accompagnato l’introduzione dei nuovi strumenti finanziari, dando luogo ad una disorganicità a cui il Testo Unico ha cercato di porre rimedio.
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