Come salvare la Terra dei Fuochi? 8 proposte per dare speranza

Valentina Pennacchio

12/10/2013

12/10/2013 - 19:07

condividi
Come salvare la Terra dei Fuochi? 8 proposte per dare speranza

Giugliano in Campania, Villaricca, Qualiano, Casal di Principe, Caivano. Sono solo alcuni dei 47 Comuni (oltre un milione e mezzo di abitanti) dichiarati inquinati da rifiuti tossici dal Ministero della Sanità e coinvolti nella più grande catastrofe ambientale degli ultimi tempi, che non può dirsi più “un’emergenza ambientale”, quanto un vero e proprio avvelenamento.

La Terra dei Fuochi, la Chernobyl della Campania, area compresa tra Napoli e Caserta, è diventata il triangolo della morte, che dilaga sulla scia di rifiuti tossici, discariche illegali e incendi dolosi per lo smaltimento di rifiuti speciali, il tutto per azzerare i costi.

Alcuni dati? Dal 1 gennaio 2012 al 31 agosto 2013 ci sono stati 6.034 casi, di cui 3.049 in provincia di Napoli e 2.085 in quella di Caserta, di incendi per scarti di materiali plastici, lavorazione del pellame e stracci, registrati dal viceprefetto Donato Cafagna. Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania, ha dichiarato che:

“I numeri riescono solo parzialmente a dare l’idea del peggiore e meglio riuscito esperimento criminale giocato sui rifiuti ai danni di intere comunità. Avvelenamento di cui oggi, a differenza di ieri, conosciamo però i responsabili, i nomi e i cognomi, insieme alle sigle delle loro società e i numeri di targa dei loro mezzi. Veri e propri criminali che adesso dovrebbero essere chiamati, insieme a chi gli ha conferito i rifiuti e a chi, per inerzia o collusione, non li ha contrastati, a rispondere dinanzi alla legge, risarcendo i danni economici e morali alle comunità-vittime”.

Un problema ambientale? Ovviamente no, non solo. Dietro la Terra dei Fuochi si muove la criminalità organizzata, pagata da un sistema produttivo ancor più criminale, mentre lo Stato è impegnato nelle tarantelle politiche quotidiane, in questi luoghi la gente si ammala e muore di cancro: donne, bambini, anziani. Non c’è distinzione, la morte arriva e cattura tutti, indistintamente. Acqua, aria, suolo e, di conseguenza, la salute di chi abita queste zone: tutto intriso di veleno.

L’art. 32 (comma 1) della Costituzione italiana recita:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

Dov’è il diritto alla salute tutelato dalla Repubblica? Non esiste per gli abitanti della Terra dei Fuochi? Ma non solo. Il problema, ovviamente, non può restare circoscritto in Campania. Visto che i roghi avvengono spesso vicino campi coltivati, da cui derivano prodotti che vengono commercializzati ed esportati. Cosa mangiamo? Cosa arriva sulle nostre tavole? Il veleno.

L’aria puzza, i roghi si moltiplicano, le polveri sottili, le polveri d’amianto, si muovono velocemente su larghe distanze e chiamano i tumori, che vanno prevenuti non solo curati. A che serve spendere i soldi per la ricerca in queste condizioni? Durante le manifestazioni si parla di “biocidio”, la distruzione totale di ogni forma di vita.

La macchina mediatica si è mossa. Molte inchieste giornalistiche stanno facendo luce su questa drammatica realtà, molti personaggi noti, dello spettacolo, della musica, dello sport, hanno “adottato” un Comune della Terra dei Fuochi per non abbandonare la Campania, una delle regioni più belle d’Italia, che diventa un inferno che brucia.

Come salvare la Terra dei Fuochi?

La tragedia che vivono quotidianamente queste persone è la tragedia di tutti noi. Ogni intervento adesso è tardivo, ma necessario a dare speranza a queste persone, a dare dignità all’Italia, a fermare questa spirale della morte. Come salvare la Terra dei Fuochi?

Ecco alcune delle proposte che sono state fatte:

  • bonifiche e analisi a tappe di questo vasto territorio (anche a livello di falde acquifere). I rappresentanti di Sel hanno chiesto una “bonifica completa di quelle aree che, nel corso degli anni, sono diventate uno sversatoio, con discariche di tal quale, roghi tossici, discariche abusive, cemento inquinato e terreni avvelenati”. Bisogna potenziare il controllo aereo e il coordinamento tra tutte le forze dell’ordine e il corpo forestale, nonché avviare indagini epidemiologiche al fine di comprendere il livello di contaminazione della catena alimentare;
  • l’introduzione di sistemi di sorveglianza nel settore sanitario e registri di mortalità, di tumori e di altre patologie (come previsto dalla legge n. 179/2012), al fine di “monitorare l’incidenza dell’inquinamento provocato dai rifiuti tossici e radioattivi sella popolazione e sull’ambiente”;
  • l’istituzione di commissioni di esperti, compresi medici, per studiare ed individuare un sistema di smaltimento delle ecoballe “sostenibile” che arresti il fenomeno di un inquinamento dilagante;
  • riconversione e riqualificazione delle aree contaminate. Secondo il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli: “I terreni che non possono più essere coltivati potrebbero essere impiegati per la canapa con la creazione, nell’area stessa, di tutta la filiera della trasformazione , ma anche per florovivaistica e fotovoltaico”;
  • diffusione pubblica dei nominativi delle società “coinvolte a qualsiasi titolo nella produzione, nel trasporto e nello smaltimento di rifiuti tossici”;
  • inasprimento delle pene per i reati ambientali, da equiparare “a tutti gli effetti, sostanziali e processuali, a quelli di stampo mafioso e/o terroristico”;
  • destinazione dei fondi confiscati alla criminalità organizzata alle bonifiche;
  • priorità alla Terra dei Fuochi nella destinazione delle risorse statali e dei fondi europei della programmazione 2014/2020.

Purtroppo i tempi per le bonifiche sono molto lunghi, come ha spiegato il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro:

“Serviranno 80 anni per bonificare i territori dell’area Nord di Napoli. Per l’inquinamento dell’area la bonifica non sarà completa prima del 2050 e, per quanto riguarda il percolato, senza avviare gli interventi, dovremmo aspettare fino al 2080. Sono solo aree specifiche della Campania, ma è un’emergenza nazionale. Napoli e la Campania sono state per anni lo sversatoio dell’Italia e dell’Europa”.

Il Presidente ha chiesto una legge nazionale:

“che individui in maniera concreta le risorse, che indichi un cronoprogramma di interventi. È emergenza nazionale. Lo abbiamo chiesto a voce alta nella sede del Consiglio regionale perché c’è stata l’autorevole presa di posizione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Non può essere lasciata sola la Campania, con i suoi enti locali, a risolvere un problema così grande, causato da tutti”.

Tante proposte, tante parole, ma servono fatti. Oggi più che mai. Come si è arrivati a questo punto? Grazie ad una politica compiacente e corrotta che ha finto di non vedere cosa stava accadendo sotto i suoi occhi e dove la camorra stava arrivando. Intervenire è difficile, ma ogni piccolo passo è un passo verso un cambiamento indispensabile, verso la speranza di poter vivere.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla Terra dei Fuochi perché “la Campania non deve morire”.

Se anche tu vuoi esprimere solidarietà alla Terra dei Fuochi e vuoi scoprire tutte le iniziative visita il sito o le pagine Facebook e Twitter.

Argomenti

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO