Come provare la residenza?

Antonella Ciaccia

20/04/2022

Quali sono i documenti che provano la nostra residenza? Quando occorre dimostrarla e come richiedere un certificato di residenza anagrafica.

Come provare la residenza?

La residenza è senza dubbio un istituto giuridico fondamentale, centrale nella vita quotidiana di ogni individuo. La sua mancanza equivale infatti alla negazione, per via legale o semplicemente burocratica di alcuni diritti imprescindibili riconosciuti dal nostro ordinamento.

Conoscere l’effettiva residenza anagrafica di una persona può essere molto significativo ed estremante rilevante soprattutto se occorre inviare una comunicazione di tipo formale, una lettera o un atto giudiziario. Sia la residenza che l’iscrizione anagrafica rappresentano per ogni cittadino la certificazione di essere portatori di diritti soggettivi fondamentali e di avere la garanzia di poterli esercitare.

Le conseguenze della mancata registrazione anagrafica possono tradursi in problemi pratici che ostacolano l’accesso a servizi primari a cui ogni giorno ci rivolgiamo. Pensiamo ad esempio al Servizio sanitario nazionale, alla Pubblica Amministrazione, all’accesso ai bandi pubblici oppure alla richiesta di sussidi economici.

Essere iscritti all’anagrafe non è un fatto così scontato e spesso, per verificare l’identità effettiva di una persona e la sua residenza reale, verrà richiesta una prova dell’indirizzo di residenza. Analizziamo insieme come provare la propria residenza, quando occorre farlo e quali diritti fondamentali sono condizionati dalla mancata registrazione anagrafica.

Cos’è la residenza: definizione

Secondo quanto disposto dall’art. 43 del Codice Civile: «La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale». Diverso è invece il domicilio, anch’esso sancito e definito nel Codice Civile come «il luogo ove una persona stabilisce la sede principale dei propri affari e interessi». Una persona dunque, può legalmente avere una residenza distinta dal domicilio. Il legislatore sancisce in questo modo una pluralità di possibili relazioni rilevanti tra persona e luogo o territorio di appartenenza.

Ma veniamo all’oggetto della nostra attenzione: la definizione così coincisa fornita dal nostro Codice civile descrive la residenza come “il luogo in cui la persona ha la dimora abituale”. Questo significa che noi tutti, individui collegati in maniera stabile a un determinato luogo o territorio, abbiamo diritto a essere iscritti all’Ufficio Anagrafico di un determinato comune.
Possiamo quindi stabilire la residenza anagrafica con l’iscrizione ufficiale presso l’Ufficio Anagrafico di un comune specifico. Chiunque dimori abitualmente in un determinato luogo, ha inoltre il dovere di richiedere l’iscrizione anagrafica per sé e per le persone sulle quali eserciti la potestà genitoriale o la tutela, nonché il dovere di comunicare ogni mutazione della propria posizione anagrafica.

Quando occorre dimostrare la propria residenza

Verificare dove ha sede la dimora principale del soggetto, la sua residenza ufficiale, è indispensabile a capire se questi è portatore di determinati diritti e può usufruire dei benefici che ne derivano. È dunque necessario che il luogo indicato sia davvero la dimora principale. In caso contrario c’è il rischio di commettere il reato di falso in atto pubblico.

Tra le situazioni più frequenti in cui può essere richiesto di esibire una prova del proprio indirizzo di residenza troviamo ad esempio:

  • la richiesta di accensione di un mutuo;
  • l’apertura di un conto corrente bancario o un e-wallet;
  • l’istanza per il semplice rilascio di un certificato;
  • una compravendita immobiliare;
  • l’iscrizione del proprio bambino a una scuola pubblica;
  • dimostrare di vivere legalmente in Italia.

Questi sono solo alcuni casi tipici rappresentativi di una serie di altri medesimi; occorre sottolineare che in molte circostanze nella nostra vita quotidiana ci troveremo a dover dimostrare in quale luogo risediamo.

Documenti utili alla prova della residenza

Requisiti fondamentali che il documento deve contenere, ai fini della prova sono:

  • nome e cognome della persona interessata;
  • l’indirizzo di residenza, indicato in maniera chiara e leggibile;
  • la data in cui il documento è stato emesso;
  • il soggetto che ha inviato la prova di residenza (incluso preferibilmente il logo o qualsiasi informazione riconducibile al mittente).

Ci sono poi alcuni tipi di documento che possono essere considerati validi ai fini della prova di residenza, ovvero:

  • la fattura relativa a un’utenza, quale quella dell’elettricità, dal gas, del telefono, etc.;
  • l’estratto conto della propria banca (anche virtuale);
  • il documento della propria busta paga o una dichiarazione del datore di lavoro che confermi l’indirizzo;
  • una comunicazione proveniente da una qualsiasi autorità pubblica che riporti l’indirizzo dichiarato.

Alcuni documenti invece non vengono considerati validi ai fini della prova della residenza. Tra questi:

  • il passaporto;
  • le ricevute di acquisto;
  • i documenti pensionistici o assicurativi.

Certificato di residenza: chi può chiederlo e come?

Il certificato di residenza è il documento che sicuramente al meglio corrisponde ai requisiti sopra elencati. Contiene tutte le informazioni del Registro di Stato Civile e, nella sua completezza, serve a provare il luogo ove una persona abita. Verrà rilasciato dall’ufficio anagrafe del Comune a cui si fa istanza che attesta l’indirizzo di residenza.

Può essere richiesto direttamente di persona recandosi presso l’ufficio anagrafe del comune di residenza portando con sé.:

  • carta di identità valida;
  • marca da bollo di 16 euro, a cui vanno aggiunti diritti di segreteria pari a 0,52 euro.

Un’altra modalità può essere quella di procedere online, anche se specifichiamo che non tutti i comuni sono ancora organizzati in tal senso. Il certificato di residenza anagrafica ha una validità legale di sei mesi dalla data di rilascio del Comune.
L’ufficio preposto farà quindi compilare un modulo in cui andranno riportati i dati e le informazioni presenti sul proprio documento di identità e rilascerà il certificato.

In alternativa, è possibile richiedere il certificato di residenza tramite raccomandata, inviando la comunicazione all’ufficio anagrafe. In questi casi il certificato viene poi spedito a casa del richiedente.

Dall’anno 2000 è stata istituita con Legge anche l’Autocertificazione anagrafica che può essere utilizzata nei rapporti con tutte le Amministrazioni Pubbliche, come scuole, uffici comunali, Prefettura e Camera di Commercio on nei rapporti con alcuni i gestori di pubblici servizi, come ad esempio l’Enel. Difatti, secondo quanto stabilito dalla legge, questi soggetti sono obbligati ad accettare l’autocertificazione di residenza.

Diritti fondamentali condizionati dalla residenza anagrafica

Come detto, la residenza anagrafica costituisce il presupposto per l’esercizio di numerosi diritti, pertanto può essere definita come un “diritto a esercitare altri diritti”. La nostra Carta costituzionale prevede alcuni di questi:

  • Diritto al lavoro, l’articolo 4, comma. 1, della Costituzione recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Senza la residenza non ci si può iscrivere al Centro per l’impiego, liste di collocamento, non si può aprire una partita IVA, non si ha accesso ai sussidi;
  • Diritto di voto, come sancito dall’articolo 48, comma 2, della Costituzione: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Senza residenza non si appartiene a nessuna circoscrizione, non si può essere iscritti nelle liste elettorali del comune di residenza e quindi non si può votare.
  • Diritto alla salute, l’art. 32, comma 1 della Costituzione prevede che: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Come già spiegato nei precedenti paragrafi non si può, senza una residenza usufruire dei servizi sanitari nazionali.

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