Le maggiori preoccupazioni in tempo di guerra sono le conseguenze economiche e sociali. Se un conflitto dovesse scoppiare vicino ai nostri confini, in che modo cambierebbe la vita degli italiani?
Tutti parlano di “terza guerra mondiale” alle porte, ma cosa vorrebbe dire davvero l’inizio di un conflitto così vicino a noi? Insomma, nel concreto, come cambierebbe la vita degli italiani in caso di guerra tra Russia e Ucraina? Se ne discute sempre di più, forse in maniera persino morbosa e quasi con la speranza che avvenga per dimostrare che certi titoli allarmistici non erano poi così clickbait. Quello che si sta discutendo non è tanto l’interesse per le zone colpite in maniera diretta dal possibile conflitto, ma quanto questo impatterebbe sulla nostre vite quasi tornate alla normalità.
Perché di guerre, conflitti armati e scontri nel mondo ce ne sono diversi, nessuno però che attiri la nostra attenzione quanto la tensione tra Stati Uniti e Russia. Un po’ per paura dell’escalation nucleare, un po’ perché c’è il timore di dover mettere nuovamente in stand-by le nostre vite. Le conseguenze per l’Italia sono infatti prima di tutto economiche. Si parla di rischio shock energetico, per il quale ovviamente non siamo pronti.
Ci sono anche altri rischi oltre quelli energetici, come per esempio la limitazione della circolazione e di altre libertà personali. Se è vero che lo Stato di Emergenza è stato usato male in tempo di pandemia, in caso di guerra sarebbe totalmente legittimo. Due anni di restrizioni per la salute pubblica potrebbero non finire ed essere prolungati per ben altri motivi.
Come cambia la vita in tempo di guerra?
Le conseguenza di una guerra tra USA e Russia non sono immaginabili. Molti fattori possono entrare in gioco, come la variante di un virus e cambiare le carte in tavola, oltre che le regole. La domanda da porci è: verrà affrontata l’ennesima crisi di Crimea oppure lo scontro si allargherà su più fronti?
Nel caso dovessimo finire in prima linea nello scontro tra Russia e Ucraina, grazie e per colpa del legame italiano con la NATO, le conseguenze ricadrebbero sui civili: dall’economia all’energia, fino alle conseguenze sulla salute e il benessere mentale.
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Nel nostro Paese il conflitto potrebbe non mettere mai piede, come già accade per altri luoghi lontani dai nostri occhi, oltre l’orizzonte; eppure le conseguenze si sentirebbero per decenni. Persino andare al cinema diventerebbe un’esperienza di guerra, ancora oggi infatti si ritrovano narrazioni anti-naziste in ogni pellicola, serie tv e videogioco prodotto sulla narrazione statunitense.
I conflitti nel mondo sono diversi da quello russo-ucraino?
Il mondo è perennemente in guerra, anche se i conflitti non sono su larga scala e non investono le nostre vite, se non per pochi secondi al telegiornale quando si danno (forse) le notizie estere. Il sito Guerre nel mondo segnala e ricorda tutti i conflitti in corso. Al momento:
- in Africa i punti caldi sono nel Burkina Faso (scontri tra etnici), Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico), Libia (guerra civile in corso), Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli), Mozambico (scontri con ribelli RENAMO), Nigeria (guerra contro i militanti islamici), Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra musulmani e cristiani), Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab), Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli);
- in Asia invece si trovano in Afghanistan (Talebani hanno preso il potere ad Agosto 2021), Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli), Filippine (guerra contro i militanti islamici), Pakistan (guerra contro i militanti islamici), Thailandia (colpo di Stato dell’esercito Maggio 2014);
- in Medio Oriente i punti caldi sono in Iraq (guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico), Israele (guerra contro i militanti islamici nella Striscia di Gaza), Siria (guerra civile), Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici).
E in Europa? Non siamo a corto di scontri, infatti ci sono diversi punti caldi oltre l’Ucraina. Per esempio in Cecenia (guerra contro i militanti islamici), Daghestan (guerra contro i militanti islamici), Artsakh ex Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Artsakh, ex Nagorno-Karabakh).
Ma torniamo a noi. Per noi europei occidentali, per noi italiani questi conflitti cosa significano? A un primo sguardo nulla o poco, ma se si ragiona sulle conseguenze indirette possiamo immaginare uno scenario di crisi economica e sociale. Con il conflitto russo-ucraino-statunitense rischiamo uno shock energetico ed economico, una ricaduta d’immagine in caso di azioni fallimentari - di cui l’Italia non è certo nuova -, un’errata narrazione dei mass media, soprattutto con l’immigrazione, nuovi giochi politici, il ritorno di restrizioni e blocco dei viaggi.
Un solo effetto positivo salta alla mente: saremmo costretti a renderci autonomi dal punto di vista energetico, come altri Paesi europei hanno già fatto, per non dipendere più dalla Russia o da Paesi che possono interrompere l’invio di gas. Potremmo iniziare a investire in energia pulita. Altro che “sole, cuore, amore”, dovremo iniziare a pensare a solare, eolica e green.
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