Cina-Europa: chi deve essere salvata?

Nadia Fusar Poli

31/10/2011

Cina-Europa: chi deve essere salvata?

CINA, EUROPA. Tutti gli occhi saranno puntati sulla Cina in questa settimana in cui i rappresentanti dei paesi del G20 si riuniranno a Cannes. L’aspettativa, o almeno la speranza, è che Pechino contribuirà al fondo di salvataggio europeo, il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), che dagli attuali 440 miliardi di euro sarà portato a 1.000 miliardi.
L’UE vorrebbe il sostegno di Pechino, e ha lanciato il suo appello.
Ci sono molte ragioni per cui Pechino potrebbe decidere di non sostenere l’Europa.

In primo luogo, l’accordo cui i leader UE sono giunti durante il vertice di Bruxelles, e il piano anti-crisi proposto, è ovviamente solo un’altra soluzione temporanea. Altri piani "globali" e "finali", erano stati annunciati nei mesi di marzo e luglio, e potrebbe essere solo questione di pochi mesi prima che per i leader europei si renderà necessario annunciarne un altro.

In secondo luogo, gli europei non stanno impegnando le proprie risorse. Dopo tutto, hanno semplicemente detto che l’ EFSF sarebbe stato dotato di una leva, in altre parole, i leader dell’Eurozona si metteranno alla ricerca di interlocutori interessati a contribuire al potenziamento del fondo: servono 560 miliardi di euro.

In terzo luogo, l’Europa non ha bisogno di soldi della Cina. Il continente è ricco di capitale ed è un esportatore netto di capitali. La ragione per cui i governi europei periferici non possono ottenere il finanziamento non è perché c’è una mancanza di capitale o liquidità. Non hanno bisogno di capitale cinese. Hanno bisogno di qualcuno abbastanza “stupido” che possa prestare denaro a paesi che probabilmente non lo rimborseranno, spiega Michael Pettis dell’Università di Pechino.

I leader cinesi sono senza dubbio alla ricerca di modi per evitare di buttare via soldi. Eppure, direttamente o indirettamente, finiranno per "comprare le obbligazioni spazzatura" e per impegnarsi nel fondo EFSF. Perché?

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Perché l’Europa sta cercando l’aiuto della Cina tanto quanto la Cina sta cercando di salvare l’Europa. Forse anche di più.

Per prima cosa, forse più di un quarto delle riserve valutarie della Cina, pari a 3.200 miliardi dollari, sono in euro, il risultato dell’ obiettivo, mal concepito, di ridurre la dipendenza dal biglietto verde. Pertanto, non è una sorpresa che i banchieri centrali cinesi abbiano già investito in obbligazioni EFSF che sono stati emessi per sostenere l’Irlanda e il Portogallo. In pratica, la Cina farà il possibile per assicurarsi che i suoi attuali investimenti in euro non perdano, bruscamente, il proprio valore.

E c’è una ragione ideologica per cui la Cina potrebbe sostenere la zona euro. Pechino da tempo vuole minare lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale e quindi non lasciare un’alternativa al biglietto verde, messo da parte.

Ancora più importante: l’UE è il più grande mercato delle esportazioni cinesi, e il calo degli ordini dal Vecchio Continente ha causato gravi problemi nei centri di produzione della Cina costiera. Il crollo del settore, tuttavia, è un sintomo di un problema ben più grande: Pechino deve ancora sviluppare sufficiente domanda interna di consumo e, quindi, porre l’economia cinese su una base sostenibile.

Fino a quando non accadrà - e questo richiederà tempo in quanto il governo centrale sta ancora perseguendo politiche che deprimono i consumi - la Cina dipenderà da investimenti statali e dalle esportazioni per creare e sostenere la sua crescita. E mentre la Cina si basa sempre più sulle esportazioni, l’Europa ha bisogno di continuare a comprare i suoi beni. Pertanto, Pechino deve gettare un’ancora di salvezza all’ Europa affinché l’Europa possa gettarnee una nella sua direzione. La Cina ha bisogno di accumulare euro e mantenere l’euro in vita, se vuole che l’Europa continui a comprare dagli esportatori cinesi.

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