Steinhoff come Enron: il parallelismo tra le due crisi fa tremare il mercato

C. G.

19/12/2017

Il caso Steinhoff fa discutere. Ecco perché potrebbe essere considerato come la versione sudafricana del caso Enron.

Steinhoff come Enron: il parallelismo tra le due crisi fa tremare il mercato

Il caso Steinhoff continua a far discutere e tremare allo stesso tempo.

In molti hanno già ribattezzato la questione come una Enron sudafricana, con esplicito riferimento allo scandalo della multinazionale statunitense fallita improvvisamente all’inizio degli anni 2000.

Il parallelismo tra la Steinhoff e la Enron è stato immediato, alla luce di una forte e radicata presenza della società sudafricana in tutto il Vecchio Continente - l’azienda è persino quotata sulla Borsa di Francoforte - ma soprattutto in virtù di un disastroso effetto a catena già verificatosi.

Alla luce di quanto detto ben si comprende l’elevato grado di interesse sviluppatosi attorno a quella che, secondo gli osservatori, potrebbe presto o tardi configurarsi come la versione sudafricana del caso Enron.

Cosa è successo

Le azioni della Steinhoff International Holdings sono crollate ed hanno perduto oltre 80 punti percentuali nelle ultime due sessioni di Borsa. Stesso discorso per quanto riguarda il valore delle obbligazioni aziendali.

Il motivo? La segnalazione di alcune irregolarità contabili risalenti al 2016. Sia il presidente, Christo Wiese, che l’amministratore delegato Markus Jooste, hanno rassegnato immediate dimissioni, lasciando cosi la società in balia dei creditori e dando vita ad una vera e propria pioggia di vendite su azioni e bond societari.

Steinhoff è finita sotto il fuoco incrociato di due inchieste, una in Germania e una in Sudafrica, con l’accusa di aver truccato i bilanci. In base ai dati contabili di marzo 2017, la società ha debiti per 18 miliardi di euro - 12 a lungo termine e 6 a breve.

Perché la Steinhoff è così importante

Le azioni societarie hanno sempre rappresentato un porto sicuro per tutti gli investitori alla ricerca di un equilibrio tra mercati emergenti e in via di sviluppo. Dall’inizio del 2012 alla fine del 2016 il valore dei titoli è triplicato e l’azienda non ha fatto che espandersi in tutto il mondo.

Possiede catene di vendita al dettaglio in Francia, nel Regno Unito e anche negli Stati Uniti. Con circa 200 filiali, la Steinhoff è registrata in Olanda e quotata a Francoforte e Johannesburg. La sua presenza è notevole, ma a far tremare, oggi, è l’esposizione di diverse banche tra cui nientemeno che la BCE.

Tra le principali banche coinvolte figurano Citigroup, Bank of America, HSBC, BNP Paribas, Goldman Sachs, Nomura Holdings e la già citata la Banca Centrale Europea, che ha acquistato ha acquistato un bond ormai privo di valore.

Stando a quanto riportato da Bloomberg, il presidente Wiese (altresì azionista di maggioranza), avrebbe portato 628 milioni di azioni Steinhoff a garanzia per ottenere una serie di finanziamenti dai colossi del credito citati in precedenza (in particolare il quotidiano si riferisce a Citigroup, HSBC, Goldman Sachs e Nomura Holdings).

Le irregolarità contabili

Stando a quanto riportato dalla società sudafricana, i problemi riguarderebbero circa 6 miliardi di euro di attività sul bilancio delle operazioni in Europa. Tutte le dichiarazioni relative al periodo fiscale 2016-2017 dovranno essere riformulate.

Gli accertamenti sulle presunte irregolarità hanno dato vita ad una pericolosa reazione a catena: i vertici aziendali si sono dimessi, gli investitori terrorizzati hanno abbandonato la quotata e le azioni sono crollate. Il colpo di grazia è arrivato da Moody’s, che ha tagliato di ben 4 gradini il giudizio sul debito della società.

Non è però la prima volta che la Steinhoff si trova ad affrontare il tema delle irregolarità finanziarie. Circa 10 anni fa JP Morgan Chase ha fatto notare la mancanza di “informazioni chiave” in merito alle entrate aziendali.

Un parallelismo che spaventa

Susan Gawith, portfolio manager, è stata tra i primi a definire la Steinhoff una Enron sudafricana, con esplicito riferimento alla compagnia energetica statunitense fallita nel 2001 dopo la rivelazione di una frode contabile sistematica che ha tenuto fuori bilancio i debiti.

Già le comunicate irregolarità contabili sono bastate agli osservatori per mettere in piedi il paragone: il gruppo avrebbe infatti tentato di coprire le difficoltà finanziarie evitando di iscrivere in bilancio debito e perdite, esattamente come accaduto nel 2001. A ciò si è aggiunta poi una vera e propria reazione a catena che pare ricalcare quella verificatasi all’inizio del secolo.

La crisi che sta mettendo in ginocchio la sudafricana ricorda a molti quel periodo di profonda difficoltà che ha soltanto anticipato il collasso della statunitense. Il caso Steinhoff, insomma, potrebbe davvero rivelarsi una versione più moderna del caso Enron.

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