Cambio euro-dollaro in rialzo a quota 1.16 entro la fine del terzo trimestre secondo le analisi di Morgan Stanley. Tutto merito della debolezza del biglietto verde.
Il cambio euro-dollaro, secondo le ultime analisi di Morgan Stanley, è diretto al rialzo verso il raggiungimento di quota 1.16.
I movimenti e i livelli raggiunti dal dollaro statunitense convincono la banca ad aspettarsi un ulteriore ribasso, che si tradurrà in una spinta rialzista sul cambio euro-dollaro.
Morgan Stanley prevede un indebolimento del dollaro di un altro 4% nell’attesa di un’azione da parte della Fed.
L’indice del dollaro (DXY) non è riuscito a cogliere l’occasione di rompere il canale di trend formato a giugno con resistenza a 94.80. Mantenendosi attorno 95.30 dovrebbe dare nuovo slancio rialzista per il cambio euro-dollaro.
Cambio euro-dollaro a 1.16 entro fine settembre
Il trade consigliato dalla banca, in vista di questa nuova fase di debolezza prevista per il biglietto verde, è senza dubbio il cambio euro-dollaro.
Sul fronte tecnico, attualmente il cambio euro-dollaro si sta comportando da manuale, e non dovrebbe incontrare troppa resistenza nel raggiungere e superare quota 1.14.
Per la fine del terzo trimestre in corso - per la fine di settembre, dunque - la banca stima che il cambio euro-dollaro avrà toccato area 1.16.
La Fed dovish, incerta su quando rialzare i tassi e che forma avrà il futuro della politica monetaria, secondo Morgan Stanley supporterà questa previsione sul cambio euro-dollaro.
Cambio euro-dollaro: perché aspettarsi altra debolezza dal biglietto verde
Per analizzare le dinamiche del dollaro USA facciamo molta attenzione alla relazione tra le aspettative del mercato per i prossimi rialzi dei tassi di interesse e il tasso swap sull’inflazione 5y5y.
Qualsiasi riferimento ad un rialzo dei tassi nel breve periodo da parte della Fed nelle prossime settimane potrebbe abbassare le aspettative di inflazione da loro già debole livello all’1,9% annuo.
Gli stessi commenti potrebbero indebolire il mercato azionario, che potrebbe spingere la Fed a fare marcia indietro. Una cosa è certa: la Fed è in trappola.
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