Non dà l’accesso alla pagina Facebook al nuovo gestore e va in galera: pericoloso precedente in USA per i social media manager

Marta Ruggiero

6 Luglio 2015 - 17:08

Il negozio fallisce, ma non condivide la password dell’account Facebook che promuove l’attività. Facebook applicato al business: un caso assurdo per via di un vuoto normativo.

Non dà l’accesso alla pagina Facebook al nuovo gestore e va in galera: pericoloso precedente in USA per i social media manager

Utilizza i social network per promuovere il proprio negozio di armi, pubblica post che criticano il presidente e promuove il diritto ad appellarsi al secondo emendamento.

Dove finisce la sfera privata e comincia quella pubblica/commerciale? Il caso Alcede fa scuola.

Il suo negozio fallisce e il giudice gli ordina di condividere con il nuovo proprietario le password degli account Facebook e Twitter che promuovono l’esercizio commerciale, perché riconosciute di proprietà aziendale; lui si rifiuta e finisce in carcere.
E’ successo a Jeremy Alcede, ex proprietario di un negozio di armi alla periferia di Houston, che - dopo aver dichiarato fallimento e perso, quindi, la propria attività commerciale - passa quasi sette settimane in prigione per aver disatteso l’ordine di un giudice federale. Alcede, infatti, secondo la sentenza del tribunale, deve condividere i propri codici di accesso con il proprietario che ha preso l’attività in gestione dopo di lui, ma si rifiuta e viene arrestato.

Vogliono mettere a tacere la mia voce, tutto qui

ha detto Jeremy Alcede, rilasciato a maggio dopo aver reso pubblica la notizia.

Questo è il mio account Facebook, non è della compagnia

ha dichiarato.

Quanto accaduto è diventato un vero e proprio caso ed è entrato a far parte della letteratura forense. Sono sempre più diffuse le pagine che promuovono esercizi o attività commerciali, e quello di Alcede potrebbe rappresentare un precedente per regolare future controversie in materia di social network e business.

Lo stesso Jeff Bohm, giudice fallimentare che si è occupato del caso, ammette il vuoto normativo in questioni del genere, ma cita un caso del tribunale di New York, risalente al 2011, in cui determinate informazioni - contenute all’interno delle pagine dei social network - vengono definite “un prezioso accesso a clienti e potenziali clienti”.

Secondo Benjamin Stewart, un avvocato fallimentare che esercita a Dallas:

Quando il proprio lavoro appassiona, è difficile tenere separata la sfera emotiva da quella economica, ma è sempre bene che ciò avvenga. È necessario trovare un equilibrio tra il rispetto dell’autorità giudiziaria e il diritto dei cittadini di prendere le proprie decisioni, accettandone le conseguenze.

Molti sono stati i casi, in America ma non solo, in cui sono stati trattati argomenti simili. L’uso sempre più frequente di internet e di social media come mezzi di promozione commerciale ha portato la necessità sempre più pressante di regolamentare certi argomenti.

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