Con la Brexit la Gran Bretagna esce dall’UE, ma c’è un’altra nazione che potrebbe rientrare nell’Unione Europea. Ecco di chi si tratta.
È Brexit: la Gran Bretagna lascia l’UE ma c’è già un’altra nazione pronta a sostituirla.
Mentre con la vittoria del sì alla Brexit il Regno Unito si prepara a uscire dall’Unione europea, c’è un Paese che anni fa ha abbandonato la Comunità europea e ora potrebbe decidere di prendere il posto della Gran Bretagna. Si tratta della Groenlandia, quella grande isola situata tra l’America del Nord e l’Islanda, membro del Regno Unito di Danimarca.
La Groenlandia fece parte dell’Unione Europea (allora Comunità economica europea) fino al 1985, quando decise di uscirne tramite referendum e rappresenta a oggi l’unico precedente della Brexit.
In piena battaglia tra favorevoli e contrari alla Brexit, e mentre si aprono scenari su cosa succederà con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, si parla del potenziale ritorno della Groenlandia
Se pensavate che il Regno Unito, con la Brexit, fosse il primo caso di Stato europeo che abbandona l’UE, state per scoprire una storia simile di Brexit non troppo lontana nel tempo.
Il paese dei ghiacci è un caso particolare all’interno della geografia fisica e politica. Infatti la Groenlandia è una nazione costitutiva della Danimarca, geograficamente e geologicamente appartiene all’America del Nord, ma politicamente all’Europa. Dopo il referendum per l’uscita dall’UE gli abitanti della Groenlandia ne hanno approvato un altro nel 2008 per ottenere l’autonomia legislativa, giudiziaria e nella gestione delle risorse naturali. Il referendum è stato criticato e ma alla fine il parlamento danese lo ha riconosciuto.
Vediamo ora perché la Groenlandia decise di lasciare l’Unione europea e oggi potrebbe valutare l’ipotesi di essere riammessa al tavolo di Bruxelles.
Brexit: come la Groenlandia lasciò l’UE
Quando la Groenlandia decise, tramite referendum popolare, di lasciare l’Unione europea, questa non esisteva nella forma attuale in cui la conosciamo.
La storia della “Groexit” inizia nel 1973, quando la Groenlandia si unì di fatto all’allora Comunità economica europea come membro del Regno Unito di Danimarca. L’anno prima infatti Copenaghen aveva deciso di entrare nella Cee con referendum. Il 70% dei groenlandesi era contrario all’ingresso nell’Unione, ma facendo parte del Regno di Danimarca non poteva opporsi.
Nel 1979, però, la Groenlandia ottenne l’autogoverno e nel 1981 decise di indire un referendum sulla permanenza nella Cee. La consultazione, dopo ampie discussioni e polemiche, si concluse con un risicato 53% a favore dell’uscita.
Le ragioni della Groexit non furono economiche, visto che su questo fronte il Paese traeva benefici dall’appartenenza alla Comunità europea. La decisione del popolo fu spinta da ragioni indipendentiste (la Groenlandia aveva avuto un passato coloniale, e voleva lasciarselo alle spalle) e dal fatto che, per la sua specificità geografica, si sentiva distante sia fisicamente che etnicamente dal continente europeo.
Un altro motivo fu la pesca, la vera ricchezza della nazione. Per pescare al largo delle proprie coste, infatti, i groenlandesi dovevano chiedere il permesso alla Comunità europea, e ciò era considerato una vera umiliazione. L’uscita dall’Europa fu approvata ufficialmente il 22 febbraio 1983.
Le trattative con Bruxelles, le stesse che partiranno per il caso Brexit visto che nel Regno Unito ha vinto il sì, durarono 3 anni e alla fine portarono al Trattato sulla Groenlandia, con cui l’isola fu riconosciuta territorio speciale di uno Stato membro e otteneva i diritti di pesca senza dazi doganali.
Brexit: perché la Groenlandia vuole tornare nell’UE
Oggi qualcuno potrebbe ripensarci. Infatti il referendum del 23 giugno ha riacceso il dibattito in Groenlandia sull’eventualità del suo rientro nell’Unione Europea.
I motivi del ripensamento sarebbero dovuti alla necessità di investimenti nelle infrastrutture e nel rilancio dell’economia. Il crollo dei prezzi e la crisi cinese, infatti, hanno avuto ricadute sull’isola, e le speranze infuse negli investimenti miliardari di Pechino nelle risorse groenlandesi stanno pian piano sfumando.
Ecco che, per aiutare a diversificare un’economia basata principalmente sulla pesca, l’idea di “ritornare all’ovile” non sembra poi così folle.
Anche l’Europa otterrebbe vantaggi dal ritorno della Groenlandia tra i suoi Paesi membri. L’isola, infatti, così come l’Islanda, sta diventando sempre più un luogo di incontro per gli scambi commerciali americani, europei e asiatici. Un coinvolgimento finanziario maggiore dell’UE non solo aiuterebbe la salute dell’economia groenlandese nel lungo periodo, ma renderebbe anche l’Europa più competitiva nel mar Artico.
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