Il gruppo Generali ha di che rallegrarsi, infatti l’azienda oggi ha reso noto che ha chiuso i primi nove mesi del 2012 con un utile netto pari a 1.133 milioni di euro, in crescita del 37% rispetto ai primi nove mesi del 2011.
Secondo una nota diramata dal gruppo, al risultato positivo dell’utile ha contributo in parte anche il “miglioramento del risultato degli investimenti, grazie in particolare a minori svalutazioni.”
Il risultato operativo complessivo invece risulta pari a 3.292 milioni di euro, segnando un crescita del 9,4%, trainato dal buon andamento del risultato vita (+16,5%).
Tendenza positiva anche per l’andamento dei premi “sostenuto dallo sviluppo delle reti proprietarie e dalla continua innovazione di prodotto. I premi complessivi hanno raggiunto € 50.945 milioni (+1,8%), spinti dalla raccolta danni (+4,7%) in particolare in Francia, Germania e Paesi CEE”.
Insomma in Generali hanno di che rallegrarsi, anche perché il patrimonio netto ha raggiunto la cifra di 19.215 milioni di euro, in crescita del 24,1% rispetto a fine 2011, quando era pari a 15.486 milioni di euro.
La soddisfazione dei vertici di Generali
Il Group Ceo di Generali, Mario Greco, si è detto molto soddisfatto degli obiettivi raggiunti: “Questi risultati testimoniano la qualità del business, la forza del marchio e delle reti distributive di Generali. Sono particolarmente soddisfatto della performance del risultato operativo, il nostro indicatore chiave, che si attesta a € 3,3 miliardi. Siamo fiduciosi di raggiungere un risultato operativo di fine anno superiore ai € 4 miliardi, in linea con il target annunciato”.
Il ricambio al vertice ha giovato alla compagnia
Fino al 2 giugno scorso al timone della compagnia si trovava il Ceo Giovanni Perissinotto, rimosso poiché, ufficialmente accusato dal cda di non aver gestino bene la compagnia. E non a torto, poiché il titolo in dieci anni, sotto la sua gestione ha perso il 59,7%, mentre negli ultimi cinque anni ha perso addirittura il 69,5%. Una vera e propria catastrofe.
Come se non bastasse, secondo i risultanti contabili riferiti al 30 settembre 2011, l’utile netto risultava 825 milioni di euro contro gli 1,3 miliardi di euro registrati nei primi nove mesi dell’anno precedente.
Questa flessione, secondo il comunicato del gruppo è dovuta “a svalutazioni complessive nette per 824 milioni di euro di cui 329 milioni di euro relativi ai titoli di stato greci”.
Il risultato operativo, invece, si è mantenuto stabile a 3.100 milioni di euro, ma in calo dell’1% rispetto ai 3.133 milioni registrati nei primi nove mesi del 2010.
Le vere ragioni dietro l’allentamento di Perissinotto
Dunque, in precedenza abbiamo detto che Perissinotto è stato allontanato dal cda di generali a causa della sua gestione fallimentare della compagnia, così come testimoniato dai dati di bilancio.
Ma i motivi non sono solo questi, e dietro tutta l’operazione poterebbe esserci la mano di Mediobanca, che ha accusato l’amministratore delegato del gruppo di favorire il duo Palladio-Sator nell’assalto al controllo di Fondiaria Sai (la compagnia dei Ligresti), remando contro gli intessi dell’istituto di credito.
Bisogna ricordare che quest’ultimo è il maggiore azionista di Generali con il 13,24%. Ma che cosa c’entra in questa storia Mediobanca? Quest’ultima ha un credito di 1,1 miliardi di euro verso la compagnia dei Ligresti, per cui sta tentando di mandare in porto la fusione con Unipol (esposta anche essa verso l’istituto di Piazzetta Cuccia) al fine di recuperare la perdita economica.
E sussiste anche un’altra ragione, ovvero recuperare tutti quei pacchetti azionari del 4-5% che Salvatore Ligresti, soprannominato Mister 5%, possiede in Mediobanca, Pirelli, Gemina e Hdp (l’attuale Rcs Mediagroup). Tutte società che sono prive di azionisti di maggioranza, ma che ruotano intorno appunto a Mediobanca. Salvare tutte queste partecipazioni azionarie significa restare nel salotto buono della finanza.
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