Bitcoin, non solo Musk e la Cina: ecco cosa si nasconde dietro il crollo

Pierandrea Ferrari

26 Maggio 2021 - 12:51

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Elon Musk e la Banca centrale cinese (Pboc) hanno apparecchiato la tavola, ma a servire il piatto principale – un pullback del 25,6% in una settimana per il Bitcoin – sono stati gli eccessivi rischi corsi dagli investitori nel mercato a briglie sciolte delle divise digitali.

Bitcoin, non solo Musk e la Cina: ecco cosa si nasconde dietro il crollo

Il Bitcoin torna a scambiare oggi sopra la soglia dei 40.000 dollari, centrando un +29,6% dai minimi dello scorso fine settimana, ma resta ancora in flessione del 18,1% dalla seduta pre-pullback e del 27,9% dai picchi di metà aprile. Ad apparecchiare la tavola per un crollo in doppia cifra, come noto, è stato il tandem Musk-Pboc, con il dietrofront sui pagamenti in BTC per le auto Tesla e l’alt ai servizi in criptovalute per gli istituti finanziari cinesi, onda lunga di un giro di vite che in Cina ha preso piede già dal 2017. Altre spallate, poi, sono arrivate dalla BCE, dal Tesoro USA e da Hsbc.

Eppure, secondo gli analisti, dietro il piatto forte del black wednesday e dalla volatilità che è seguita non si nasconde Musk, né la Cina né le altre banche centrali. Piuttosto, sono gli investitori - con gli eccessivi rischi corsi nel mercato a briglie sciolte delle divise digitali - ad aver innescato l’ondata di sell che ha fatto precipitare Bitcoin&Co.

Bitcoin, ecco cosa si nasconde dietro il crollo

Nel dettaglio, quando i trader usano i margini – una sorta di deposito di garanzia chiesto a copertura di eventuali perdite – non fanno altro che prendere denaro in prestito dal broker per allargare la propria posizione sul BTC o su altre criptovalute. Se i prezzi vanno giù, l’investitore deve ripagare il proprio broker in quella che è comunemente nota come margin call. Di solito viene fissato un determinato prezzo di riferimento che funge da spartiacque tra hold e sell, così da permettere al trader di ripagare il proprio debito.

Alcuni exchange asiatici, come ad esempio BitMEX, permettono agli investitori di usare una leva finanziaria – ovvero uno strumento grazie al quale è possibile accedere al mercato controllando somme più elevate rispetto alla reale disponibilità del conto – di 1:100. In soldoni, un trader con 1.000 dollari arriva a muovere masse per 100.000 dollari, con eventuali guadagni e perdite che vengono calcolati in percentuale su quest’ultima cifra. Non tutti gli exchange, però: queste operazioni sono di fatto vietate sulla piattaforma di trading USA Robinhood, mentre Coinbase autorizza l’uso della leva solo per trader professionisti.

Ora, visto questo sistema, e visto che buona parte degli investitori fissano il prezzo di vendita – ovvero la soglia minima per riuscire a ripagare il broker – più o meno nella stessa fascia, uno tsunami di sell rischia di far precipitare ulteriormente la quotazione del BTC ogniqualvolta una banca centrale o Musk o un circuito di carte affossano la crypto verso nuovi minimi. Insomma, “le vendite generano altre vendite, finché non si raggiunge un nuovo equilibrio nel sistema”, come affermato dagli analisti di JMP. E il risultato, stavolta, è stato una liquidazione di leveraged positions per 12 miliardi di dollari e circa 800.000 account svuotati.

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