Ballottaggi 2016, elezioni amministrative: una sconfitta del Partito Democratico a Milano, Roma e Torino potrebbe compromettere il futuro politico di Matteo Renzi?
Elezioni amministrative 2016: se il Partito Democratico perderà ai ballottaggi nelle grandi città, il premier Renzi potrebbe dimettersi?
Prima Marino e adesso D’Alema; molti degli esponenti del Partito Democratico nelle ultime ore hanno dichiarato che al ballottaggio di Roma del 19 giugno voteranno contro Giachetti così da danneggiare in qualche modo Renzi.
Infatti, nel caso in cui il PD dovesse perdere il ballottaggio nelle grandi città, Roma, Torino e Milano su tutte, il premier Renzi potrebbe rivedere la propria posizione all’interno del Partito. Inoltre, anche se nonostante la sconfitta Renzi dovesse andare avanti per la sua strada, potrebbero essere i vertici del Partito Democratico a chiedergli un passo indietro.
Per questo motivo, molti dei vertici del Partito Democratico avrebbero ideato un piano segreto per far dimettere Renzi. In prima linea ci sarebbe Massimo D’Alema che non ha mai visto di buon grado Renzi. Ciò sembra confermato da alcune indiscrezioni delle ultime ore, secondo le quali Massimo D’Alema avrebbe manifestato la sua intenzione di votare la Raggi alle elezioni di Roma 2016, “così da distruggere Renzi e mandarlo a casa”. Successivamente D’Alema ha smentito, ma i dubbi rimangono.
Esiste un piano segreto del Partito Democratico con cui si punta a perdere il ballottaggio di domenica così da far dimettere Renzi? Proviamo a fare chiarezza.
Ballottaggi 2016: D’Alema contro Renzi per la leadership del PD
Una sconfitta ai ballottaggi delle elezioni amministrative 2016 potrebbe costare caro al premier Renzi. Infatti, in caso di sconfitta a Milano, Torino, Roma e Bologna, i vertici del Partito Democratico potrebbero chiedere a Matteo Renzi di farsi da parte.
Per questo molti degli esponenti dem finiti ai margini del Partito Democratico sperano di perdere elezioni del 19 giugno. A guidare la rivolta sembra sia Massimo D’Alema che stufo dei comportamenti del premier vorrebbe riprendersi la leadership del Partito. Tra gli altri detrattori di Renzi dovrebbero esserci Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. Questi, qualora i ballottaggi del 19 giugno dovessero rivelarsi fallimentari per il PD, chiederanno a Renzi di lasciare la guida del Partito.
Ciò sembra confermato dalle dichiarazioni attribuite a D’Alema nei giorni scorsi:
“Pur di cacciare Renzi sono pronto a votare anche Raggi. Direi sì anche a Lucifero per mandarlo via. Dopo di lui possibile ricostruire il campo della sinistra”.
Successivamente D’Alema ha smentito queste dichiarazioni, ma a supporto di questa tesi arriva la conferma di Tomaso Montanari, storico dell’arte molto amico di D’Alema, che in un’intervista a Repubblica.it ha detto:
“Mi ha consigliato di entrare nella giunta grillina di Roma. È giusto che cerchi di riprendersi il PD, Renzi è un abusivo”.
Quindi, a breve potrebbe scoppiare una rivoluzione interna nel Partito Democratico. Cosa farà Renzi in caso di sconfitta? Si dimetterà o continuerà a guidare il Governo?
Ballottaggi 2016: Renzi non si dimetterà, in nessun caso
Anche se il Partito Democratico uscirà sconfitto dai ballottaggi delle amministrative 2016, Renzi non si dimetterà. Infatti, il premier non accetterà di farsi da parte neanche davanti ad una proposta firmata da D’Alema e Bersani.
L’unico caso in cui il premier potrebbe dimettersi è dato dalla sconfitta al referendum di ottobre 2016. Renzi infatti ha legato il proprio destino politico all’esito del referendum costituzionale, dichiarando: “se vince il NO lascio la politica”.
Anche ad ottobre però il clima all’interno del PD non sarà tranquillo, perché immaginiamo che molti dei dem contrari a Renzi faranno di tutto per farlo perdere. E a differenza dei ballottaggi 2016, questa sarebbe l’occasione giusta per permettere a D’Alema e co. di riprendersi la leadership del Partito Democratico.
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