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Azioni, previsioni gennaio 2024: sarà un mese di ribassi?

Redazione Finance

21/12/2023

27/12/2023 - 13:35

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Di fronte a un dicembre estremamente rialzista, ha senso aspettarsi un gennaio 2024 turbolento sulle borse oppure continuerà a regnare il clima euforico del 2023?

Azioni, previsioni gennaio 2024: sarà un mese di ribassi?

Dicembre 2023 è stato un mese decisamente rialzista, considerato da molti come il fiore all’occhiello di un anno strepitoso per i mercati azionari.

Di fronte alle recenti considerazioni sulla politica monetaria delle banche centrali, in molti si domandano cosa abbia senso aspettarsi dal nuovo anno dalle borse e se tutto questo nuovo clima euforico possa essere presto mitigato da sostanziali ribilanciamenti con l’inizio di gennaio, come spesso è accaduto in passato.

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Cosa è accaduto a dicembre e gennaio degli anni passati?

Nel complesso panorama finanziario, il mese di dicembre si presenta spesso come un periodo di performance positiva nei mercati azionari. Tale trend è in parte attribuibile agli acquisti effettuati dagli investitori istituzionali, che cercano di bilanciare i loro portafogli alla chiusura dell’anno fiscale. Un elemento caratteristico di questo periodo è il cosiddetto «Rally Natalizio,» un fenomeno che contribuisce ad aumentare i prezzi delle azioni a dicembre. Questa tendenza, evidenziatasi nei recenti anni, ha mostrato un’alternanza di risultati: è stata verificata nel 2020 e nel 2021, mentre è risultata essere falsa nel 2022, presentandosi nuovamente come un elemento di incertezza nel 2023.

D’altra parte, gennaio assume un ruolo differente: in questo mese, gli investitori spesso contabilizzano i profitti accumulati nell’anno precedente o apportano cambiamenti strategici ai loro portafogli. Questo periodo non solo genera movimenti improvvisi e profondi nei mercati, ma potrebbe anche portare a un sostanziale cambiamento strutturale. Nel confronto con i mesi rialzisti di dicembre, l’anno 2020, all’entrata di gennaio 2021, ha contraddetto questa tendenza, mantenendo una direzione positiva nel bel mezzo del recupero post-pandemico. Tuttavia, nel gennaio del 2022, a seguito del passaggio da dicembre 2021, il mercato ha sperimentato un’inversione completa di rotta. Da un anno nettamente rialzista, si è osservata una decisa inversione di tendenza nel settore delle azioni a sfondo tecnologico, estendendosi successivamente anche ad altri comparti.

Questo ribilanciamento significativo dei portafogli è stato motivato da un anno che si preannunciava spiacevole o, quanto meno, apparentemente più complesso rispetto ai precedenti. Le preoccupazioni e le prese di profitto, considerando gli eccezionali anni di crescita precedenti, hanno innescato un meccanismo di inversione che ha mantenuto i mercati in uno stato di incertezza per oltre un anno intero. Il 2022 si è rivelato un anno di ribassi, e dicembre ha concluso con un’evidente «Bull Trap», traendo in inganno molti trader. Dopo il crollo di dicembre, gennaio 2023 ha assistito a un ulteriore e definitivo ribilanciamento di portafoglio, a favore dei titoli tecnologici. Questo ha rappresentato sia una significativa presa di profitti che una presa di posizione in un momento di estrema iperestensione tecnica, precisamente un momento di ipervendita sul mercato.

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In uno scenario di estremo pessimismo, con previsioni di recessione e riferimenti a crisi epocali come il 1929 e il 2008, il mercato ha quindi nuovamente invertito la rotta, registrando per la seconda volta consecutiva in meno di 5 anni un recupero da record.

Così è iniziato il bull market del gennaio 2023, che ha caratterizzato l’intero anno. Nel giro di pochi giorni, il mondo finanziario è passato dall’urlo della recessione all’acclamazione del tanto ambito «Soft Landing» delle banche centrali. Una situazione economica stimolante ha visto il ritorno dell’inflazione sui livelli target, una produttività economica positiva e le borse avvicinarsi ai massimi storici. Questo contesto positivo ha consentito alle banche centrali di implementare ulteriori aumenti di posticipare i tagli ai tassi.

Tutto questo nel bel mezzo del fallimento di alcune banche regionali e da altri rischi sistemici che, seppur per un breve periodo, hanno sconvolto i mercati, per non considerare i due conflitti armati.

Cosa potrebbe accadere a gennaio 2024?

Ora ci troviamo nei giorni odierni, con l’euforia generata dal rally natalizio del 2023 che sta spingendo l’S&P500 verso nuovi massimi assoluti. Tuttavia, questo suscita domande cruciali in merito a cosa aspettarsi da gennaio 2024. Considerando gli attuali presupposti di politica monetaria e i dati economici condivisi di recente, i mercati ripongono la loro fiducia in un prossimo ribasso dei tassi. È in periodi di estrema euforia che è necessario prestare maggiore attenzione. Pertanto, è legittimo chiedersi se il mercato manterrà la sua corsa verso l’alto, seguendo il modello del recupero post-pandemico, oppure se si verificherà un’inversione di rotta basata su considerazioni di convenienza, come già accaduto in situazioni passate.

Un elemento chiave di attenzione potrebbe essere il conflitto d’opinione tra i banchieri centrali. Jerome Powell, aprendo la discussione nella settimana delle banche centrali, ha dichiarato la possibilità di ben tre ribassi nel 2024, presumibilmente seguiti da altri nel 2025. Tuttavia, guardando oltre oceano, queste considerazioni non sono state condivise dalla presidente della BCE Christine Lagarde, che ha confermato l’incapacità attuale di pronosticare ribassi, basandosi sulla direzione dipendente dai modelli di analisi della BCE. La stessa posizione è stata confermata dalla banca d’Inghilterra. Questa disparità di opinioni solleva interrogativi significativi sulla giusta interpretazione delle considerazioni di Powell. Il mercato continuerà a scontare nei prezzi degli asset azionari un ribasso nel livello dei tassi Fed, o è ragionevole aspettarsi un sostanziale cambio di prospettiva, magari con eventuali ritardi nell’abbassamento dei tassi stessi?

Indipendentemente da tutto, a gennaio, si assiste tipicamente a una sorta di «reset,» e comprenderne le implicazioni sarà cruciale per i gestori che devono decidere come modificare le proprie posizioni. Sebbene già numerose domande siano in sospeso, una considerazione aggiuntiva potrebbe riguardare la convenienza di prendere profitto o proteggere le posizioni esistenti da parte di quest’ultimi, dato un anno ricco di rialzi.

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