Cos’è l’avviamento? Definizione, trattamento contabile e fiscale

Francesco Oliva

9 Marzo 2016 - 10:00

condividi

Cos’è e come si calcola l’avviamento? Quali sono le regole alla base del trattamento contabile e fiscale dell’avviamento? Ecco la guida completa ed aggiornata sull’avviamento commerciale delle imprese.

Cos’è l’avviamento? Definizione, trattamento contabile e fiscale

L’avviamento, nel linguaggio economico-aziendale-commerciale, può essere definito come quel maggior valore che l’azienda è in grado di produrre per effetto di fattori specifici per i quali il complesso dei beni aziendali ha un valore superiore rispetto alla somma dei singoli beni.
Quali possono essere questi fattori? In linea generale, i fattori che determinano l’avviamento sono diversi e tutti di carattere immateriale: la fidelizzazione della clientela, il prestigio, la reputazione dell’azienda, ecc.

Ecco una guida completa all’avviamento con le caratteristiche ed il trattamento contabile e fiscale.

Avviamento: caratteristiche e distinzioni

Prendendo spunto dalla definizione di avviamento, gli aziendalisti sono soliti distinguere due tipologie di avviamento:

  • l’avviamento interno, ovvero derivante dalla corretta ed efficiente gestione aziendale;
  • l’avviamento esterno o acquisito a titolo oneroso, ovvero quel valore conseguente ad un’acquisizione diretta o indiretta di un’azienda.

Considerando entrambe queste tipologie di avviamento, è possibile considerare i tre elementi principali che caratterizzano l’avviamento ovvero:

  • l’utilità differita, per cui l’avviamento consente di ottenere dei benefici economici futuri;
  • il maggior valore del complesso dei beni aziendali che viene ricompreso nel prezzo di acquisizione;
  • l’impossibilità di considerare l’avviamento come un bene autonomo e separato dal complesso aziendale.

L’avviamento nel bilancio di esercizio

Quando e dove classificare l’avviamento nel bilancio di esercizio delle imprese?

La regola generale prevede che l’avviamento possa essere iscritto in bilancio se e solo se deriva dall’acquisizione di un’azienda (cessione, conferimento, fusione, ecc.).

L’avviamento è una voce che trova collocazione nello Stato Patrimoniale tra le immobilizzazioni immateriali alla voce BI 5).

Le relative componenti di Conto Economico si iscrivono in voci diverse a seconda che costituiscano:

  • quote di ammortamento, in questo caso si iscrivono nella voce dei costi della produzione B10 a);
  • svalutazione, in questo caso si iscrivono nella voce dei costi della produzione B10 c).

L’ammortamento dell’avviamento

L’articolo 2426 del codice civile prevede che l’avviamento possa essere iscritto in bilancio nel limite del costo sostenuto e debba essere ammortizzato per 5 anni in quote costanti.
Nel caso in cui l’azienda sia dotata di un collegio sindacale, l’iscrizione dell’avviamento in bilancio è subordinata all’approvazione di tale organo.

La norma civilistica in tema di ammortamento va letta anche alla luce dei principi contabili nazionali.
In particolare, il principio contabile nazionale numero 24 prevede che il periodo di ammortamento dell’avviamento non debba comunque superare i 10 anni.
Questo maggior periodo è ammesso solo se dall’analisi effettuata la vita utile dell’avviamento sia ritenuta certamente maggiore dei 5 anni previsti dal Codice Civile.

Trattamento fiscale dell’avviamento

Dal punto di vista del trattamento fiscale, la normativa sull’avviamento è contenuta nell’articolo 103 comma 3 del TUIR.
Nell’ambito delle regole sulla determinazione del reddito d’impresa, tale norma consente di dedurre le quote di ammortamento dell’avviamento iscritto nell’attivo in misura non superiore a 1/18 del valore, con un’aliquota massima di ammortamento fiscale pari al 5,56%.

Ecco cosa afferma l’articolo 103 comma 3 del TUIR in materia di ammortamento dell’avviamento:

Le quote di ammortamento del valore di avviamento iscritto nell’attivo del bilancio sono deducibili in misura non superiore a un diciottesimo del valore stesso”.

Iscriviti a Money.it