Aumento accise diesel: il piano del governo su rincari carburanti

Fiammetta Rubini

17 Settembre 2020 - 12:35

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Il Governo è sempre più deciso ad aumentare le accise sul diesel per incoraggiare il passaggio all’energia pulita. Ma è guerra sui rincari.

Dall’anno prossimo il diesel potrebbe costare più della benzina. Da tempo si parla di un possibile aumento delle accise sul gasolio a partire dal 2021, che penalizzerebbe i proprietari di auto diesel e in particolar modo gli autotrasportatori.

Ora il Ministero dell’Ambiente guidato da Sergio Costa sembra deciso ad andare fino in fondo con le proposte sui tagli dei Sad (“Sussidi ambientalmente dannosi”). Obiettivo: incentivare l’abbandono dei combustibili fossili e abbracciare il green.

Aumento accise diesel: Sergio Costa spiega il piano del governo

Allo studio del governo l’ipotesi di eliminare il vantaggio fiscale sul diesel da gennaio 2021, con rincari progressivi delle accise nell’arco di nove anni. Il prezzo della benzina sarebbe alla fine più basso del gasolio, per via di un maggior costo industriale di quest’ultimo.

La possibile riduzione dei Sussidi ambientalmente dannosi (come il taglio degli sconti sulle accise che gravano sul diesel) non deve essere visto come un aumento delle tasse, ha spiegato il ministro dell’Ambiente ai microfoni di Radio24. Nel corso del programma 24Mattino, Sergio Costa ha puntualizzato infatti che non si tratta di un aumento delle accise, ma di una “trasformazione dei Sad per incoraggiare il passaggio al green”.

Ecco cosa ha detto nel corso dell’intervista:

“Non serve ad aumentare le tasse, ma a compensare un passaggio dal no green al green, quindi si parla di un livellamento del passaggio, per esempio come il gasolio. Ma ce ne sono tanti di questi sussidi, che ammontano a oltre 19,7 miliardi di euro su base annua. Noi vogliamo farli diventare 19,7 miliardi di euro green alle stesse categorie, per cui nessuno ci rimette nulla”

.

A chi afferma che l’aumento del prezzo dei diesel sia un modo per il Governo per fare cassa, Costa risponde che:

“Il passaggio dai sussidi dannosi ai favorevoli (green) non serve per fare cassa, ma per aiutare coloro che passano al green e quindi rimane alle categorie.
In questi giorni, oltre alle associazioni ambientaliste, abbiamo sentito anche l’Unione petrolifera, che non ha alzato le barricate: ha detto ‘ci sta bene’ e ha fatto anzi delle controproposte. E su quello stiamo lavorando assieme”.

 

La risposta dell’Unione petrolifera

In una nota l’Up (Unione petrolifera) ha detto di non condividere l’approccio seguito “in quanto né equo né socialmente ed economicamente sostenibile per molti consumatori che subirebbero un ulteriore aumento della fiscalità”.

Scrive l’UP:

“La misura più efficace per ottenere i massimi miglioramenti ambientali dal trasporto stradale resta quella di favorire il rinnovo del parco circolante con la massima velocità, sostituendo i veicoli più vecchi ed inquinanti con veicoli a basse emissioni indipendentemente dalla loro alimentazione senza penalizzare il consumatore finale per il carburante utilizzato: condizionare la rottamazione dei veicoli più vecchi all’acquisto di un auto elettrica, è un meccanismo che consentirebbe, almeno nei prossimi 4–5 anni (quando servirà il massimo sforzo di miglioramento), di incentivare la rottamazione solo di qualche centinaia di migliaia di veicoli, un numero assolutamente irrisorio rispetto ai 14 milioni di veicoli ante Euro 4 in circolazione che andrebbero eliminati. Raccogliamo l’invito del Ministro al confronto purché si possano concretamente superare le criticità sopra illustrate e assicurare che la misura non si traduca in un ulteriore aumento ingiustificato della fiscalità per i consumatori”.

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