La Grecia si appresta a ricevere un nuovo pacchetto di aiuti, dal momento che non dispone di denaro sufficiente per pagare un bond di 14.5 miliardi di euro in scadenza il prossimo 20 marzo. Se il paese non dovesse pagare il debito, andrebbe incontro a un brutto default.
Per ora, la Grecia avrà tempo fino al prossimo 13 febbraio per raggiungere un accordo con la troika (UE- FMI- BCE) per un nuovo aiuto di centrotrenta miliardi di euro. L’accordo dovrebbe essere raggiunto entro la prossima settimana, così da poter avere tutto pronto per la data di scadenza del prossimo 20 marzo.
Com’è ovvio, però, la troika non pensa certo di consegnare a Papademos degli assegni in bianco. Nelle scorse settimane si sono verificati molti ritardi e le istituzioni internazionali hanno premuto sulla Grecia affinchè approvi delle maggiori misure di austerità: un taglio del 25% sugli stipendi e del 35% sulle pensioni, oltre alla chiusura di circa cento agenzie governative. Secondo la troika, queste misure porterebbero nelle casse greche 4,4 miliardi di euro.
Ad ogni modo, i leader politici greci sostengono che queste misure farebbero scivolare il paese in una profondissima recessione, dal momento che ridurrebbe la riscossione delle tasse e allargherebbero il deficit di bilancio.
La notizia positiva è che alla fine della scorsa settimana il leader Papdemos ha trovato un accordo con i tre partiti che lo sostengono (Nea Demokratia, Pasok, Laos) su un taglio alla spesa pubblica dell’1,5% del PIL, vale a dire l’equivalente di tre miliardi di euro.
Questo è sicuramente un passo verso la soluzione. Ma sarà sufficiente?
C’è molto scetticismo sulla capacità della Grecia di mantenere le promesse.
A luglio i funzionari greci avevano infatti promesso un taglio alla spesa di trenta miliardi di euro, oltre alla prospettiva di far scendere il debito pubblico al 3% del PIL entro il 2014 e di incrementare la tassa sulle vendite dal 21% al 23% in cambio di un secondo pacchetto di aiuti.
A giudicare dal fatto che l’economia greca ha registrato nel 2011 una contrazione del 6%, che il deficit è ancora al 10% del PIL e che il tasso di disoccupazione è al 18,8% pare che i funzionari greci non abbiano lavorato abbastanza per raggiungere gli obiettivi.
Del resto, Antonis Samaras, leader di Nea Demokratia, ha respinto le richieste internazionali per una politica di maggiore auterità, proprio sostenendo che causerebbe una profonda recessione.
Se si guarda la performance dell’euro all’inizio della giornata di lunedì, si vede che sul grafico da quattro ore del cambio con il dollaro statunitense c’è una flessione proprio all’aperura dei mercati.
La coppia è attualmente bloccata in un raggio di centocinquanta pip e i trader aspettano un maggiore sviluppo per i prossimi due giorni. Se sembrerà che i leader greci staranno arrivando a un accordo, il rischio di appetito potrebbe avere una spinta permettendo al cambio EUR/USD di salire in alto. Altrimenti, se da entrambi i lati si rimarrà fermi nella domanda, allora l’euro potrebbe scendere ancora una volta.
Tradotto da Raffaele Guerra per Forexinfo.it - Fonte: Piponomics
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