In Grecia la disoccupazione giovanile è al 60% e la Troika esige migliaia di licenziamenti. La SAIA scopre nuove iscrizioni su un tempio a Festòs.
La troika Ue-Bce-Fmi (Banca Centrale Europea, Commissione Ue e Fmi ) ha concluso la sua missione ad Atene e ritornerà all’inizio di dicembre. I media hanno informato che ci sono state "discussioni produttive" sulle misure che il governo ellenico dovrebbe operare oltre a quelle già realizzate. La Grecia dovrebbe ricevere nuovi aiuti da parte dell’Eurogruppo ma al momento non c’è accordo sulla riforma delle pensioni, licenziamenti nel settore pubblico e la messa all’asta della prima casa da parte delle banche in caso di mancato pagamento del mutuo. Come finirà?
Il 17 novembre, festa nazionale per l’anniversario della protesta studentesca del 1973 contro la giunta militare dei colonnelli (1967-1974), si sono svolte manifestazioni ad Atene e in altre città della Grecia ed è inutile dire che questo 40° anniversario ha assunto un significato particolare di protesta contro la Troika in riferimento alla crisi economica. Il corteo, veramente imponente, ha marciato dall’edificio del Politecnico ed ha attraversato le principali vie della città fino all’ambasciata degli Stati Uniti. Degno di nota è il l comunicato dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del KKE (Partito Comunista di Grecia):
La sollevazione eroica del popolo e dei giovani nel Politecnico del novembre 1973 è un fuoco che arde ancora nel cuore di tutti coloro che non possono tollerare l’ingiustizia, la barbarie della politica e del potere al servizio dei monopoli, dell’Unione Europea e dei suoi partiti, inflitta sul popolo e sui giovani. Quella del Politecnico è un simbolo della rivolta popolare contro la dittatura dei colonnelli, le cui cause più profonde sono state evidenziate negli slogan contro la NATO e le basi USA in Grecia.
Ecco anche un video della manifestazione. Naturalmente, nessun commento da parte della Troika.
SAIA: la cultura è una risorsa da usare contro la crisi
Emanuele Greco, Direttore della SAIA (Scuola Archeologica Italiana di Atene) in un articolo pubblicato da Il Sole 24Ore di domenica 3 novembre ha informato che a Festòs (isola di Creta) sono state scoperte nuove iscrizioni sui resti di un tempio con una sequenza di nomi incisi risalenti al III-II secolo avanti Cristo.
Festòs è stato centro commerciale molto attivo verso l’Egitto e le città costiere dell’Asia minore. Oltre al materiale ceramico policromo (stile di Kamares) alcune iscrizioni in Lineare A attestano proprio per l’uso della scrittura l’importanza del centro. Il 3 luglio del 1908 sotto un muro di un palazzo minoico da una spedizione archeologica italiana guidata da Luigi Pernier e Federico Halbherr è stato scoperto il Disco di Festo, oggi al Museo archeologico di Iraklio: è in “Lineare A” che è uno dei due sistemi di scrittura utilizzati nell’isola di Creta prima di quello dei greci micenei denominato "Lineare B" che nel 1952 è stato decifrato da Michael Ventris. Tale sistema veniva usato con una scrittura che attesta una lingua che poi è modificata. La datazione del Disco di Festo è stata anche dibattuta tra gli studiosi ma pare accettata che è intorno al 1700 A. C.
Nel 1950 nuove ricerche sono state fatte dalla Scuola archeologica italiana di Atene che allora era diretta da Doro Levi. La città in età ellenistica doveva avere un impianto urbano notevole anche per le varie case che sono state documentate. Come è noto fu conquistata da Gortyna e a quanto pare fu attiva fino all’età bizantina.
Situata nella parte meridionale dell’isola di Creta domina con le sue tre alture ai piedi del Monte Ida la piana della Mesarà. Chiusa a sud dalla catena degli Asterusia (oltre la quale si trova la costa sul mare libico) nella più orientale delle colline gli archeologi italiani hanno riportato alla luce a partire dal 1900 il celebre palazzo minoico mentre gli inglesi scavavano quello di Cnosso. La più alta delle colline, quella ovest, detta di Christòs Effendi (Cristo Signore) era stata invece oggetto di brevissime esplorazioni solo agli inizi del ’900. Da qualche anno la Scuola Archeologica Italiana di Atene ha avviato una serie di esplorazioni di superficie con l’ausilio delle moderne tecnologie di rilevamento. Le ricerche sono in collaborazione con l’Eforia di Hiraklion e in uno scavo di quest’anno è stato riportato alla luce la base e parte del crollo di un grosso edificio costruito con blocchi squadrati che sembrano collassati a causa di terremoto. Nell’articolo citato del Direttore della SAIA si legge che si distinguono tre filari di fondazione ed una massa cospicua di blocchi che sono parte dei muri crollati. Su uno di questo blocchi è stata trovata una serie di iscrizione incise su quattro linee forse di magistrati o sacerdoti. La pubblicazione di queste iscrizioni sarà una documentazione per la storia di questo centro in età ellenistica.
Speriamo di poter continuare l’esplorazione il prossimo anno ha scritto Emanuele Greco. Sia chiaro e senza equivoci che bisogna anche però pubblicare, e in greco, inglese e italiano. Le ricerche su Festòs hanno per obiettivo la conoscenza del territorio che ha avuto un popolamento che non si è mai interrotto ed è importante in questo momento per la storia antica della Grecia. Naturalmente è anche importante per la ricerca italiana all’estero che la SAIA continui la sua mission.
Sul sito della SAIA si legge che si vuole conoscere anche l’organizzazione dell’abitato dall’età neolitica fino al tardo antico.
Quindi la collaborazione italo-greca è necessaria e va continuamente rilanciata. Solo un reciproco scambio di informazioni con una stretta e organizzata (e trasparente) collaborazione scientifica con la locale Eforia potrà consentire di raggiungere questi obiettivi. Ottimo è che questo progetto di indagine territoriale sia stato anche affidato ad un’équipe della quale fanno parte le università di Salerno e di Pisa.
Il programma di ricerche quinquennale della SAIA avviato nell’estate del 2007 si articola in una serie di operazioni strettamente correlate che si basano in primis su ricerche di archivio, schedatura, rilevamento delle strutture visibili, ricognizioni archeologiche e geofisiche, selezione e studio di fotografie aeree e di immagini satellitari, osservazioni geomorfologiche nonché su mirati saggi di scavo con relativa analisi dei materiali. Tale programma, nelle varie articolazioni andrebbe reso maggiormente fruibile anche da parte dei non addetti ai lavori. Prof. Emanuele Greco, sarà possibile?
Leggiamo che nel corso dei primi anni di ricerca vi è stata una raccolta di dati di archivio, ricognizione di superficie e varie campagne di misurazione delle strutture visibili le quali hanno consentito di avviare la costruzione di un GIS funzionale delle immissione e rielaborazione di tutti i dati e la realizzazione di una nuova cartografia in corso di ultimazione. Sarà una documentazione di rilievo ma in particolare, da quel che si legge, i risultati delle ricognizioni archeologiche e le indagini geofisiche che hanno consentito seppur in via preliminare non solo di inquadrare topograficamente ad esempio il Palazzo entro un abitato che si estende a valle sino al moderno villaggio di Haghios Ioannis di delimitare anche l’area entro la quale si organizzava la città in età storica. Si tratta di risultati importanti e l’insieme dei dati geomorfologici e le ricerche di superficie hanno permesso di definire anche i limiti della città segnati a Nord dal sistema collinare di Kastrì, dell’Acropoli Mediana e di Christòs Effendi dove sono ancora oggi visibili tratti delle fortificazioni e che quest’anno sono stati eseguiti i scavi che hanno permesso di conoscere nuove iscrizioni.
Si tenga conto che considerazioni di carattere geomorfologico ed elementi archeologici (distribuzioni dei materiali in superficie e interpretazione di alcune strutture visibili) hanno consentito di ipotizzare i limiti ad Ovest, a Sud (dove già Taramelli aveva visto un tratto della mura) e ad Est lungo il salto di quota tra Chalara e la pianura della Messarà dove l’aereofotografia aveva indicato un’area paludosa. Tra abitato e pianura a Sud Sud-Est del villaggio la fotolettura ha inoltre permesso di individuare alcune tracce circolari (non visibili sul terreno) la cui natura sarà verificata nelle prossime campagne di scavo. Come si vede la ricerca archeologica offre continui dati per la conoscenza e la storia di questo territorio che può essere importante proprio come valore aggiunto per il rilancio del turismo culturale per aiutare la Grecia ad uscire dalla crisi economica in atto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA