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Amazon, quasi 20.000 dipendenti positivi al coronavirus negli USA
sabato 3 ottobre 2020, di
Questa settimana Amazon ha rilasciato i dati relativi alla diffusione del coronavirus presso la propria forza lavoro, rivelando quasi 20.000 casi confermati o presunti di COVID-19 nei soli Stati Uniti. Si tratta dell’1,44% del totale.
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Amazon rivela i dati sui contagi di coronavirus fra i dipendenti
Il colosso di Jeff Bezos ha ricevuto numerose critiche dipendenti, sindacati e funzionari statali circa le misure di sicurezza per contenere l’epidemia.
Secondo Amazon, tuttavia, con 19.816 contagiati (pari all’1,44% su un totale di 1,37 milioni di lavoratori statunitensi), il tasso d’infezione è più basso del previsto. I dati includono i dipendenti della sussidiaria Whole Foods Market, i lavoratori stagionali e coloro che potrebbero essere stati contagiati fuori dall’azienda.
Sono tuttavia esclusi i dipendenti di terze parti, che si occupano delle consegne finali.
Finora Amazon aveva rifiutato di diffondere le proprie statistiche perché queste sarebbero state “fuorvianti e senza contesto”.
Dal primo marzo a oggi sono morti almeno 8 dipendenti Amazon per COVID-19, ma la compagnia non ha fatto nessun annuncio in tal senso.
Coronavirus Amazon, tasso d’infezione più basso della media USA
Secondo la società, il tasso d’infezione è del 44% più basso rispetto alla media nazionale: fosse stato uguale, i contagi avrebbero raggiunto le 33.952 unità.
Il gigante del retail online ha tenuto aperte tutte le attività durante la pandemia per andare incontro a un aumento della domanda di prodotti spediti a casa, avviando negli ultimi tempi anche un programma di consegna attraverso i droni.
Quanto si è arricchito Bezos durante la pandemia
L’apertura continuata, in effetti, è stata molto remunerativa per Bezos: l’uomo più ricco del mondo, infatti, ha visto aumentare il proprio patrimonio di 92 miliardi di dollari in cinque mesi, dal 18 marzo al 20 agosto. I profitti del trimestre che va da aprile a giugno sono stati i più grandi di sempre (5,2 miliardi) sin dalla nascita della compagnia, nel ‘94.
La società ha sfidato altre società a diffondere le proprie statistiche sui contagi di coronavirus.