Addizionale comunale irpef: ai comuni paghiamo 4 miliardi

Alessandra Manco

6 Giugno 2014 - 15:00

L’addizionale irpef trattenuta dei Comuni è un tributo che, nel tempo, è andato sempre aumentando e rappresenta una fonte di incasso sicura per numerose municipalità.

Addizionale comunale irpef: ai comuni paghiamo 4 miliardi

Attualmente i contribuenti sono per la maggior parte concentrati sulle vicende della Tasi, la nuova tassa sugli immobili introdotta dall’esecutivo per sostituire, almeno in parte, l’imu. Tuttavia occorre ricordare anche che sui cittadini grava già un tributo di natura comunale che potrebbe incrementare ancora di più il livello di tassazione: parliamo dell’addizionale irpef comunale. In attesa delle decisioni delle municipalità in tema di delibere Tasi (c’è tempo sino al 16 giugno per versare il primo acconto, o nel caso il Comune non emani la delibera sino al 16 ottobre) diamo un’occhiata all’addizionale irpef comunale per capire quanto incide sulla busta paga. Il tributo è stato introdotto nel 1998 anche se le successive modifiche, ultima quella del 2007, hanno cambiato il profilo dell’addizionale.

Il comune può decidere liberamente di applicare l’aliquota irpef dovuta, sino ad un massimo dello 0,8 per cento del reddito imponibile (valore che in alcuni casi può essere anche superato per apposita disposizione di legge). Inoltre attraverso delibera possono essere anche previste detrazioni o esenzioni oltre che aliquote differenti per scaglioni di reddito.

Delineati i profili del tributo occorre constatare come l’addizionale comunale irpef sta diventando sempre più uno strumento che permette ai Comuni di far quadrare i conti. In particolare nel 2012 l’addizionale media pagata è stata di 160 euro contro i 130 euro di media pagati nel 2011. Gli aumenti hanno riguardato numerose città e pertanto a Napoli si è incrementata l’addizionale dallo 0,55 % allo 0,8 per cento (con una previsione di esenzione per i redditi sino a 18 mila euro), a Roma addirittura l’aliquota è dello 0,9 per cento (Il Comune ha infatti avuto la possibilità di sforare il limite dello 0,8 % grazie ad apposito decreto legislativo) con esenzioni previste per pensionati che non abbiano grosse proprietà immobiliari e redditi inferiori agli 8 mila euro, a Milano l’aliquota è stata modulata a scaglioni con aliquote che partono dallo 0,1 percento allo 0,8 per cento. Anche nei comuni più piccoli gli aumenti di aliquota sono stati numerosi: Reggio Emilia ha aumentato l’aliquota da 0,5 % ad un sistema che prevede anche il raggiungimento del massimo (prevista esenzione per redditi sino a 21 mila euro), a Brescia l’incremento è stato di 0,25 punti percentuali (si è passati dallo 0,55 % allo 0,8 per cento).

Alla fine il tributo permette ai Comuni di incassare quanto l’imu prima casa e cioè 4 miliardi di euro, una cifra significativa e che, forse, passa inosservata perché è direttamente trattenuta in busta paga.

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# IRPEF

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