Per la Svizzera gli accordi bilateriali già siglati con diversi paesi dell’Unione sarebbero troppo onerosi; per questo Berna sta seriamente pensando di abolire il segreto bancario e aprire allo scambio di dati. Al momento è solo un’ipotesi profilata dal governo svizzero e diffusa dal quotidiano Les Temps, ma potrebbe presto diventare realtà, rivelando i segreti bancari che tanti stati europei, l’Italia in primis vorrebbe conoscere.
I capitali italiani custoditi infatti in maniera anonima nelle banche svizzere sarebbero almeno 120 miliardi di euro che, se tassati, porterebbero nella casse dello stato italiano somme consistenti. Al momento, la palla è in mano alla commissione europea alla quale i Ministri della finanza dell’UE hanno affidato un mandato di negoziazione con la Svizzera per discutere degli accordi attuali sulla fiscalità e trovare un punto d’incontro per lo scambio di informazioni.
Segreto bancario in Svizzera
La Svizzera quindi potrebbe dire addio al segreto sui conti delle banche elvetiche. Gli accordi bilaterali stipulati con gli stati dell’UE sulla fiscalità sarebbero troppo onerosi per la Svizzera a tal punto che il governo del paese starebbe seriamente pensando di togliere il velo sui capitali esportati illegalmente nei suoi cantoni.
In un momento di crisi come questo, in cui la pressione fiscale ha toccato livelli record scoprire i nomi di coloro che hanno esportato capitali in Svizzera, in barba alla leggi italiane, sarebbe un buon modo per combattere l’evasione fiscale, almeno in nome di quel principio di "equità" tanto invocato in campagna elettorale.
120 miliardi "italiani"
Si tratterebbe di almeno 120 miliardi di euro, la somma di denaro italiano che ha superato i confini per approdare in uno dei cantoni svizzeri. Si è cercato di contrastare questo tipo di evasione fiscale nel 2012 cercando un’intesa con la Svizzera sulla scia di quella accordata agli Stati Uniti. La trattativa è andata avanti qualche mese e sembrava che fosse davvero vicini al traguardo, ma alla fine, la rivoluzione fiscale si è conclusa con un niente di fatto per volontà dell’ex ministro dell’economia Grilli contrario a concedere alcuna sanatoria ai correntisti italiani in Svizzera.
Il sistema Rubik
Il cosiddetto sistema Rubik, al quale si stava lavorando negli ultimi mesi del governo Berlusconi, prevede una sorta di regolarizzazione del passato tramite il pagamento di un’imposta unica e il prelievo di un’imposta su interessi e dividendi futuri. In cambio di tali pagamenti resta in vigore il principio dell’anonimato del titolare del conto corrente, mantenendo così il segreto bancario tanto caro ai correntisti d’oltralpe.
Al momento è in vigore nel paese elvetico la cosiddetta Euroritenuta pari al 35% dei capitali. Nel 2005 la Svizzera ha firmato degli accordi sulla fiscalità del risparmio con l’UE che prevedono il pagamento di un’imposta alla fonte sugli interessi maturati sui capitali portati in Svizzera da cittadini di altri paesi dell’Unione.
Anche questa imposta, come quella prevista dal sistema Rubik preserva l’anominato dei clienti, ma è soggetta a numerose critiche, per questo motivo alcuni paesi dell’UE e la commissione europea stanno premendo affinché si trovi un accordo sul sistema Rubik o si abolisca definitivamente il segreto bancario.
Una volta messo in pratica e stabilita una certa percentuale, questo sistema porterebbe nelle casse italiane una parte dei capitali portati dei correntisti nelle banche in Svizzera. La Germania ha ottenuto un’aliquota del 27%, per l’Italia si parla solo del 20%, ma applicato ai 120 miliardi di euro detenuti in Svizzera, le casse dello Stato italiano incasserebbero 24 miliardi subito come cifra forfettaria più una percentuale annuale sui rendimenti di tali capitali.
Le trattative anti-evasione e anti-riciclaggio sembrano andare davvero in direzione di una svolta e di una rivoluzione della fiscalità nell’UE. E questo non coinvolge solo la Svizzera, perchè anche Austria e Lussemburgo sembrano decisi a collaborare al fianco della collega elvetica. Tempi e modalità sono ancora da definire, e di certo non saranno accordi attuabili in tempi brevissimi, ma pare che sia sulla buona strada per dire addio al segreto bancario e tutto ciò che questo comporta.
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