Un uomo ha scoperto che il suo robot aspirapolvere trasmetteva i suoi dati alla Cina

Ilena D’Errico

30 Ottobre 2025 - 23:53

Bisogna fare molta attenzione agli elettrodomestici smart che portiamo nelle nostre case.

Un uomo ha scoperto che il suo robot aspirapolvere trasmetteva i suoi dati alla Cina

L’aspirapolvere che ti spia sembra uscire direttamente da un fumetto di fantascienza, ma è realtà. Sempre più robot aspirapolveri sembrano trasmettere dati alla Cina all’insaputa dei clienti, catturando immagini e informazioni personali senza consenso, utilizzandoli in maniera illecita. La violazione della privacy dei cittadini così attuata, oltre a essere un fatto gravissimo, apre le porte a illeciti di vario genere, generando un vero e proprio pericolo.

Indipendentemente dall’uso che viene programmato dal produttore, infatti, questi dispositivi permanentemente connessi sono vulnerabili agli attacchi hacker, alimentando così i rischi a carico della collettività. È l’incubo di tante persone che si avvera, dove sono i nostri dispositivi elettronici e le case sempre più smart a ritorcersi contro alla nostra sicurezza. Gli elettrodomestici non prendono vita per dare battaglia ai proprietari, ma offrono un accesso comodo ai malintenzionati, lasciando contenuti privati, intimi e sensibili alla loro mercé.

Quest’uomo ha scoperto che il suo robot aspirapolvere trasmetteva i suoi dati alla Cina

La nuova vicenda avvenuta con i robot aspirapolveri riguarda l’apparecchio iLife A11, che fortunatamente (o sfortunatamente a seconda dei punti di vista) è finito nelle mani di un programmatore. Quest’ultimo, dopo averlo usato per le pulizie di casa per circa un anno, ha controllato per curiosità e ha scoperto che inviava costantemente traffico dati al server del produttore. Di conseguenza, ha cercato di bloccare questa trasmissione e dopo appena qualche giorno il robot aspirapolvere ha smesso di funzionare.

Senza ricevere alcuna risposta utile da parte del servizio clienti, il programmatore ha approfondito e rinvenuto la presenza di un comando “Kill”, programmato per interrompere il funzionamento del dispositivo a distanza. Strumento che, secondo il racconto dell’uomo nel proprio blog personale, sarebbe stato impiegato dal produttore come punizione per aver ostacolato il trasferimento di dati. Di fatto, pare che il robot continuasse a funzionare se collato a rete WiFi senza controlli in merito, ma che si bloccasse nuovamente se collegato alla rete domestica. Il programmatore ha anche individuato alcuni dei dati trasmessi al produttore, con risultati a dir poco sconcertanti. In particolare, pare che venisse utilizzato Google Cartographer per creare una mappa 3D dettagliata dell’appartamento.

Questo genere di dati viene inviato ai produttori, come denunciato in più occasioni per diversi robot aspirapolvere, principalmente a scopo di ricerca di mercato e miglioramento del prodotto. Usando dati sull’utilizzo, immagini, registrazioni e mappe le aziende riescono a capire con precisione come viene impiegato l’apparecchio e quali servizi si aspettano i clienti. Inutile dire che una pratica di questo genere è indubbiamente illecita, motivo per cui chi scopre violazioni analoghe (affidandosi quindi preventivamente a un tecnico esperto) deve agire su due fronti: limitare il trasferimento di dati attraverso il robot e adire le vie legali. Resta in ogni caso fondamentale adottare tutte le contromisure utili a tutelare gli apparecchi da possibili attacchi e furti di dati.

Il problema dei robot aspirapolvere

Le aspirapolveri robot in commercio sono sempre più tecnologiche e all’avanguardia. Spesso dispongono di fotocamere, microfoni e applicativi vari per garantire il massimo confort ai proprietari di casa. Tutti strumenti che diventano assai temibili nelle mani sbagliate, specialmente se nessuno si rende conto che vengono utilizzati all’insaputa del proprietario. Per l’uso che ne viene fatto, questi dispositivi espongono gli utenti a grossi rischi, motivo per cui è opportuno assicurarsi di affidarsi a produttori affidabili e proteggere l’apparecchio nel migliore dei modi.

Ciò perché quello citato non è affatto un caso isolato, visto il crescente numero di inchieste giornalistiche (e azioni legali) contro i produttori dei robot aspirapolvere. Tra i più importanti troviamo Unitree Robotics, Domotica ed Ecovacs, che hanno indignato molti consumatori per il presunto invio dei dati personali in Cina, presso l’azienda produttrice.

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