Il CEO di UniCredit Andrea Orcel risponde alle domande del segretario generale della FABI Sileoni, in occasione del 129esimo convegno del sindacato.
Una operazione di M&A tra UniCredit e Banco BPM è “ un’operazione valida industrialmente, valida strategicamente, però si scontra su visioni diverse che rendono l’operazione de facto non economica”. Così il numero uno di UniCredit, Andrea Orcel, nel commentare i paletti che il governo Meloni ha imposto a Piazza Gae Aulenti, decidendo di esercitare il golden power sull’OPS lanciata dalla banca italiana su Piazza Meda. Paletti che si traducono nella presenza di “ostacoli legali”, ha fatto notare Orcel, che fanno sì che “il costo economico per fare l’operazione”, ovvero per acquisire il controllo del Banco, aumentino.
Occhio al trend delle azioni delle banche italiane scambiate sul FTSE MIB di Piazza Affari: i titoli UniCredit salgono dello 0,50%, a quota 56,46 euro, mentre Banco BPM è debole, con un rialzo dello 0,12% circa che porta le azioni a quota 9,836 euro.
Il titolo Generali è invece sotto pressione, scendendo a quota 33,10 euro. Giù anche Mediobanca, in area 20,51 euro, mentre MPS è piatta, oscillando al di sotto della parità, attorno a quota 7,18 euro, dopo le recenti dichiarazioni rilasciate dal CEO Luigi Lovaglio.
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OPS su Banco BPM, Orcel: OPS UniCredit “potrebbe decadere”
Orcel ha inoltre precisato che, “se il nostro ricorso al TAR è una questione di chiarezza, non di combattimento”, dall’altro lato il “ percorso TAR-Consiglio di Stato non arriverà in tempo per darci certezza della chiusura dell’operazione ” su Banco BPM, il che significa che l’OPS, “potrebbe decadere”.
Detto questo, non è neanche escluso che l’offerta venga successivamente proposta. Orcel ha infatti sottolineato che l’OPS potrebbe poi “essere sempre riproposta”, rispondendo alla domanda del segretario generale della FABI Lando Maria Sileoni, in occasione del 129esimo Consiglio nazionale del sindacato dei bancari.
All’altra domanda di Sileoni, se questa valutazione sia definitiva, ovvero se l’OPS potrebbe decadere, Orcel ha risposto che se (le prescrizioni imposte dal governo Meloni) “restano così, assolutamente”.
Orcel rassicura Messina, scalata su Generali “è da escludere”
Ancora, su quelle che sono le intenzioni di azioni UniCredit su Assicurazioni Generali - nel cui capitale Piazza Gae Aulenti è entrata a gamba tesa con un blitz annunciato all’inizio dell’anno che ha sorpreso Piazza Affari, portando diversi analisti a chiedersi quali siano le mire della banca sul Leone di Trieste - Orcel ha sottolineato che l’ipotesi che il numero uno di Intesa SanPaolo Carlo Messina sia costretto a telefonargli per lanciargli un appello affinché non scali il campione delle assicurazioni “è da escludere”.
Proprio ieri Messina aveva affermato dallo stesso palco del Consiglio nazionale della FABI che, “ se UniCredit decidesse di scalare Generali, la prima cosa che farei sarebbe chiamare Andrea Orcel e gli direi ’fermati’ ”.
La preda Banco BPM, Castagna: “prima o poi offerta vera, altrimenti ci siamo presi in giro”
Diverse le dichiarazioni che sono state rilasciate in questi due giorni dagli amministratori delegati delle principali pedine delle operazioni di risiko bancario che stanno tenendo con il fiato sospeso Piazza Affari, almeno dallo scorso 25 novembre 2024, quando UniCredit ha annunciato di aver promosso una OPS su Banco BPM, irritando subito il governo Meloni e la stessa preda, che ha ribattuto più volte lo sconto presentato dall’offerta di Orcel.
Ieri, a prendere la parola in occasione del 129esimo Consiglio nazionale della FABI è stato anche il CEO di Banco BPM Giuseppe Castagna, che ha commentato la proposta di UCG facendo notare che al momento “siamo abbastanza sereni”, aggiungendo che, “ovviamente, dipenderà molto dall’offerta finale ”.
Castagna si è mostrato fiducioso nella possibilità che UniCredit alzi il prezzo, sottolineando che “siamo sicuri in qualche modo dovrà arrivare, altrimenti ci siamo presi in giro per sei mesi ”. Di conseguenza, “penso che prima o poi un’offerta vera arriverà”.
Il numero uno del Banco ha ribadito anche, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor che, di fatto, “ il valore di un’acquisizione deve essere ed è sempre stato superiore al valore di Borsa ”, quando invece, nel caso dell’OPS UniCredit, così non è mai stato, in una situazione che continua tra l’altro a bloccare Piazza Meda che, a causa della passivity rule, ha le mani legate.
In ogni caso, facendo riferimento alle adesioni degli azionisti di Piazza Meda all’OPS di UniCredit - partita ufficialmente lo scorso 28 aprile - “mi pare le cose stiano andando bene” (per BAMI), ha detto Castagna, visto che “l’adesione inferiore allo 0,02%”.
Praticamente, ha sottolineato il CEO: “Ci sembra non ci sia questo entusiasmo particolare per questa offerta ”.
Ma cosa potrebbe fare invece Banco BPM, se avesse le mani libere e fosse svincolata dalla passivity rule che limita il suo raggio di azione?
Castagna non sembra avere fretta, dopo il completamento dell’OPA che Banco BPM ha promosso sulla società del risparmio gestito Anima Holding.
Terzo polo MPS-Banco BPM? Castagna risponde
Con quella che è sembrata una stoccata a UniCredit, l’amministratore delegato di Piazza Meda Giuseppe Castagna ha ricordato che “abbiamo chiuso Anima ad aprile”, facendo notare che “ noi non siamo una banca che si mette a fare due-tre operazioni per volta giusto per cambiare lo scacchiere”.
Per ora niente terzo polo, dunque, tra Banco BPM e MPS-Monte dei Paschi di Siena, visto che entrambi gli istituti sono bloccati: BPM con la passivity rule, per l’appunto, e la banca senese a causa dell’OPS lanciata su Mediobanca.
Un tendere al terzo polo sognato prima di tutto dal governo Meloni creerebbe di fatto “più confusione in un mondo già abbastanza confuso”, ha spiegato Castagna.
Eppure, proprio dell’opzione che si torni al piano originale di una fusione tra MPS e Banco BPM, è tornato a parlare ieri il numero uno della banca senese Luigi Lovaglio, non escludendo che, in caso di successo dell’OPS su Mediobanca, il Monte torni ad accarezzare l’idea di creare quel terzo polo auspicato dal governo italiano.
Ipotesi stop Carlo Messina a Orcel per fermare scalata su Generali
Tornando a UniCredit e alla paura di ulteriori mosse per scalare Generali, nella giornata di ieri Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa SanPaolo, ha detto che telefonerebbe a Orcel, nel caso in cui quest’ultimo decidesse di salire ulteriormente nel capitale del Leone di Trieste.
Messina ha rimarcato che, d’altronde, Piazza Gae Aulenti ha già “contemporaneamente due operazioni in corso” che rappresentano, di fatto, la tripla scommessa di Orcel: ovvero, l’OPS lanciata su Banco BPM e il dossier che ha come obiettivo ultimo una eventuale fusione con la seconda banca tedesca Commerzbank.
“Poi certo, se ne abbandonasse qualcuna” - ha aggiunto Messina - “potrebbe essere ragionevole immaginare di costruire un percorso diverso”.
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