Ultima Generazione: «Non basterà cambiare il modo di produrre energia, c’è un mondo di valori da rivedere»

Marta De Vivo

23 Febbraio 2023 - 15:00

condividi

Le loro manifestazioni in difesa dell’ambiente non passano di certo inosservate, solo ieri hanno bloccato il traffico a Milano. L’intervista a un attivista di Ultima Generazione.

Ultima Generazione: «Non basterà cambiare il modo di produrre energia, c’è un mondo di valori da rivedere»

In questa intervista con Giulio, attivista del movimento Ultima Generazione, abbiamo discusso della disobbedienza civile e dell’azione collettiva, con un particolare focus sulle idee radicali che contraddistinguono il movimento, come ad esempio, l’abolizione del capitalismo.

Domanda: Alcuni sostengono che le azioni di Ultima Generazione possano portare delle conseguenze negative e allontanare anziché avvicinare il pubblico alla causa ambientalista. Cosa risponderebbe a queste preoccupazioni?

Risposta: La lontananza del pubblico dalla consapevolezza del collasso eco climatico è talmente abissale che qualunque azione possa concretamente farne parlare, è comunque giustificata. Possiamo citare infiniti esempi di marce e scioperi, di campagne di sensibilizzazione su temi globali o su comportamenti individuali, di petizioni e raccolte firme, di azioni spettacolari realizzate per nobili scopi, ma in luoghi troppo remoti per essere realmente percepite dal pubblico. Tutto questo non ha portato a niente di più che a comportamenti autoassolutori: raccolgo la plastica, marcio per un paio d’ore, metto una firma, faccio una donazione e mi metto a posto la coscienza. Quello che facciamo è di chiedere invece alle persone di accettare la realtà di quello sta accadendo, superando i propri blocchi emotivi, e di agire concretamente e radicalmente nei pochi anni in cui possiamo ancora cercare di ridurre i danni già concretamente visibili.

D: Qual è la fattibilità di idee radicali come l’abolizione del capitalismo o la decrescita economica? Come il movimento intenderebbe realizzarle?

R: L’abolizione della schiavitù, della segregazione razziale, dei domini coloniali, il voto alle donne, sono tutte cose che sembravano inattuabili ma che, proprio con azioni radicali di disobbedienza civile, sono diventate reali. Dovremmo tenercelo a mente: cose che ora ci sembrano del tutto normali, sono state ottenute col sacrificio e la lotta di minoranze radicali. Il fatto che il capitalismo e il consumismo sfrenato stiano uccidendo non solo chi ci vive dentro ma anche popolazioni che non ne sono mai venute a contatto, oltre a innumerevoli specie animali e vegetali e interi ecosistemi, è innegabile. Non è più questione di scegliere tra un modello economico e un altro, ma tra il sopravvivere o il suicidarci collettivamente.

D: In che modo Ultima Generazione si assicura di rappresentare tutte le voci e i punti di vista delle persone coinvolte nella lotta per il cambiamento climatico?

R: Non crediamo affatto di rappresentare tutte le persone e tutte le opinioni di chi in qualunque modo è attivo nella lotta per contrastare la crisi climatica, ecologica e sociale, ma le rispettiamo tutte. Noi abbiamo scelto un certo modo di agire, e chi decide di entrare in Ultima Generazione lo condivide pienamente, anche se non tutte le persone partecipano poi direttamente alle azioni. Proponiamo dei temi: il rifiuto di pagare sussidi pubblici al fossile, questa è la nostra nuova campagna. Su questi temi chiediamo a chiunque di convergere, senza imporre nulla ma semplicemente invitando a unire le forze per una ragione superiore che riguarda tutte le persone che vivono ora e quelle che hanno il diritto di vivere in futuro su questo pianeta.

D: Vi contestano il fatto, che il movimento abbia una visione occidentale e privilegiata dei problemi ambientali, ignorando le esperienze e le voci delle persone delle nazioni in via di sviluppo che subiscono gli effetti del cambiamento climatico in modo più acuto, ritiene che ciò abbia un fondamento di verità?

R: Assolutamente no. Ci riteniamo anzi in grandissimo debito verso quelle popolazioni che combattono e muoiono per salvare gli ultimi lembi di natura dove è la loro casa e riteniamo che stiano lottando e morendo anche per noi che viviamo nei privilegi del ricco e malato occidente. Ed è proprio per il debito che abbiamo nei loro confronti che non facciamo inutili petizioni e non scriviamo alle ambasciate, ma ci mettiamo direttamente in gioco, in prima persona, per fare una minima parte di quello che loro stanno già facendo, per prenderci una minima parte dei rischi che loro corrono. Noi avremo multe, processi, condanne, prigione; loro li ammazzano.

D: Cosa proponete per gestire le conseguenze economiche e sociali che andranno a colpire le persone che lavorano nelle industrie considerate “dannose” per l’ambiente in caso di chiusura delle attività, dato che Ultima Generazione si batte anche per questo?

R: Ci sono infinite possibilità di riconvertire i pochi lavoratori del fossile in attività analoghe, ma pulite e meritevoli. Ci sono tantissimi studi a proposito, nessuno resterà senza lavoro nel periodo della transizione. Chiaramente non basterà cambiare il modo di produrre l’energia, c’è tutto un mondo di valori da rivedere radicalmente. Perché non sarà possibile riuscire a tenere tutto insieme nella crisi climatica che avanzerà comunque, senza una rivoluzione del nostro modo di vivere assieme.

D: Usate molto i social, come fate a evitare la polarizzazione e la radicalizzazione delle opinioni?

R: Semplicemente non le evitiamo. La disobbedienza civile radicale porta necessariamente alla polarizzazione, è inevitabile. La ripetizione degli atti di disobbedienza porta poi allo spostamento della “finestra di Overton” dall’inconcepibile all’accettabile e infine al legittimo. Ed è quello che abbiamo visto accadere in poco più di un anno di ripetute azioni di disobbedienza civile, dall’inizio nel dicembre 2021 a oggi. Tanti intellettuali, scrittori, giornalisti e anche politici, sono ora dalla nostra parte. Gli stessi commenti sui social, quelli reali, non quelli provenienti da profili fasulli, ci sono sempre più favorevoli. Non ci interessa il consenso, non siamo e non vogliamo diventare un partito politico. Quello che ci interessa è di mobilitare una significativa minoranza di persone disposte a mettere in gioco tutto per un principio fondamentale, quello che Giuseppe Dossetti cercò invano di inserire nella Costituzione: “La resistenza individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino“. Ci stanno condannando a miseria, sofferenza e morte per il privilegio immorale di pochi. Nostro dovere di cittadine e cittadini è resistere.

Argomenti

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO