Terremoto in Turchia: “I rischi sismici minacciano anche l’Italia”, intervista a Marco Andrea Teti

Marta De Vivo

16/02/2023

19/07/2023 - 11:26

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Quali sono i reali rischi sismici per l’Italia? Ce lo spiega Marco Andrea Teti, divulgatore scientifico.

Terremoto in Turchia: “I rischi sismici minacciano anche l’Italia”, intervista a Marco Andrea Teti

In questa intervista con il divulgatore scientifico Marco Andrea Teti, abbiamo esaminato il terremoto che ha colpito la Turchia e i rischi sismici che possono minacciare anche il nostro Paese.

Il terremoto che ha colpito Turchia e Siria avrebbe potuto determinare delle scosse anche in Italia?

No, parliamo di un territorio abbastanza distante dal nostro Paese. Però per fare un esempio, scosse di magnitudo 6-7 in Croazia e Grecia vengono avvertite anche nelle coste della Puglia.

Cosa si intende per «rischio sismico»?

Il rischio sismico è un indicatore della probabilità che in una data area possa avvenire un terremoto. L’Italia ha un alto rischio sismico, ovviamente non omogeneamente: la Sardegna ad esempio ha il più basso rischio sismico, e diciamo che può stare tranquilla come regione (anche se nel 1977 e nel 2006 anche lei ha avuto i suoi sismi). Il problema più grande della nostra penisola è uno: la placca africana (immaginiamo l’Africa) spinge verso nord-est l’Italia in un processo chiamato Subduzione: la placca africana si immerge al di sotto di quella Eurasiatica all’altezza del Mar Ionio. Questo determina una compressione, che porterà il destino del mare Adriatico a chiudersi. Le regioni sismicamente più in pericolo sono per l’appunto la Calabria, la Sicilia e tutta la fascia degli Appennini.

L’Italia è a rischio maremoti?

Teoricamente sì. Non abbiamo uno storico di tsunami nel medio-breve periodo (non di grossa entità) ma attraverso la mappatura dei fondali marini è relativamente da poco, ovvero dagli anni 2000, che siamo venuti a conoscenza di un vulcano al largo delle coste della Calabria che potrebbe essere tsunamogenico: il Marsili. Delle simulazioni hanno dimostrato che una sua eruzione esplosiva e il conseguente collasso delle pareti vulcaniche genererebbero onde di 15-20 metri su tutta la costa che va da Salerno a Palermo. Per quanto riguarda i sismi invece, degli eventi di una certa magnitudo sulla Croazia o sulla Grecia potrebbero generare eventi tsunamogenici, di minore entità.

Quali sono le strategie per arrivare preparati a simili eventi e per limitarne al massimo le conseguenze?

Purtroppo sono eventi non gestibili, nel senso che non esistono opere contenitive per bloccare onde di 20 metri o evitare terremoti. Si può solo prevenire, e ogni tanto come creator nei miei video cerco di sensibilizzare su questo: parlo di protocolli per edifici anti-sismici, piani di evacuazione efficienti, redazione di carte geologiche aggiornate. Ad esempio, i Campi Flegrei a Napoli sono un’area classificata come supervulcano: abbiamo idea di quante persone vivono nel raggio di una sua ipotetica eruzione? Quasi 3 milioni. Non si può spostare un vulcano ma si può investire per piani di evacuazione efficienti e simulazioni periodiche. Io faccio sempre un parallelismo con l’automobile: puoi fare chilometri e chilometri senza fare manutenzione, risparmi qualcosa certo, ma speri continuamente che il motore non si rompa. Oppure fare una spesa regolare per mantenere il veicolo funzionante e in condizioni di sicurezza.

Il più importante contributo alla sicurezza è costruire le case con materiali resistenti? Come mai ad esempio, in Turchia alcune case sono crollate e altre no?

Laddove dilaga l’abusivismo edilizio, la tragedia è dietro l’angolo. Prendete d’esempio il caso Ischia: si sapeva dagli anni ’80 che il paese di Casamicciola Terme è costruito sopra un’antica colata di detrito. La geologia insegna che un evento avvenuto nel passato si ripete nel presente, con gli stessi processi. Risultato: a seguito di 120mm di pioggia in poche ore si è avuta una colata detritica che ha provocato dei morti. Nel caso dei sismi, vale la stessa regola. L’abusivismo edilizio non tiene conto ovviamente delle norme antisismiche, e spesso anche quando un edificio non è abusivo comunque non vengono applicate in fase di costruzione le norme antisismiche in vigore dal 1974. C’è da contare anche che 16 milioni circa di abitazioni in Italia sono state costruite prima del 1974, e non essendo la norma antisismica retroattiva non c’è stato un obbligo di riqualificazione. Ciò che è accaduto in Turchia e Siria è dovuto sia a un evento con una magnitudo abbastanza rilevante (7.8 scala Richter) ma in grossa parte a un dilagante abusivismo edilizio con conseguenti condoni da parte della politica turca.

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