Tutti i casi in cui l’Agenzia delle Entrate controlla i tuoi bonifici

Patrizia Del Pidio

15 Giugno 2025 - 11:16

I controlli dell’Agenzia delle Entrate non riguardano soltanto i contanti, ma anche il contribuente che effettua e riceve bonifici. Vediamo quali sono i bonifici tenuti sotto controllo.

Tutti i casi in cui l’Agenzia delle Entrate controlla i tuoi bonifici

Quali sono i casi in cui l’Agenzia delle Entrate controlla i bonifici? Nell’attuale epoca il bonifico bancario è uno degli strumenti più utilizzati per il trasferimento di denaro. Lo strumento oltre a essere di facile utilizzo e sicuro, è anche tracciabile, caratteristica vincolante per poter fruire di numerose detrazioni fiscali. Allo stesso tempo la tracciabilità consente all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza di controllare tutti i bonifici effettuati e ricevuti per contrastare l’evasione fiscale.

Il bonifico, quindi, è uno degli strumenti maggiormente controllati dal Fisco, ma quali sono quelli che espongono maggiormente al rischio di essere oggetto di un controllo fiscale?

I controlli dell’Agenzia delle Entrate

Prima di andare avanti nel vedere il caso specifico dei bonifici, è il caso di rammentare che l’Agenzia delle Entrate ha il potere di controllare tutte le operazioni bancarie effettuate sul conto corrente da un contribuente, senza che ci sia l’indizio di evasione fiscale. Si tratta di uno strumento ordinario di controllo che non dipende neanche dal fatto che il contribuente abbia presentato o meno la dichiarazione dei redditi annuale.

Oltre ai bonifici l’Agenzia delle Entrate può controllare prelievi, versamenti, estratti conto, titoli azionari che la banca gestisce per il cliente e le cassette di sicurezza.

Controlli sui bonifici del Fisco

Per quel che riguarda i bonifici, il comma 384, articolo 1 della Legge 29 dicembre 2022, n. 197 ha modificato l’art. 47 del D.lgs. 231/2007 sull’antiriciclaggio e prevede che i controlli sui bonifici scattano in presenza di operazioni finanziarie di importo superiore a 5.000 euro. Oltre questa soglia la banca è tenuta a segnalare l’operazione all’Uif (organo della Banca d’Italia preposto alla prevenzione del riciclaggio e finanziamento del terrorismo); per operazioni in contante o in oro, invece, il limite è fissato a 10.000 euro. In questo caso non si tratta di un controllo fiscale automatico, ma di una segnalazione sospetta che può innescare un’indagine, anche in ambito tributario.

In linea generale i controlli sui bonifici sono effettuati solo su quelli ricevuti. Per privati cittadini solo il denaro depositato sul conto corrente può essere oggetto di verifica fiscale, mentre non sono previsti controlli per i bonifici in uscita. Per gli imprenditori, invece, sono previsti controlli anche per i bonifici in uscita e per i prelievi effettuati sul conto.

Di fatto, quindi, per la maggior parte dei contribuenti sono i bonifici in entrata a essere esposti a controlli fiscali. Il Fisco, infatti, ha il potere di presumere che qualsiasi somma depositata sul conto corrente sia reddito. Se di questo reddito, poi, non vi è traccia nelle dichiarazioni dei redditi presentate, la presunzione è che si tratti di somme non dichiarate.

Quali bonifici sono “pericolosi”?

Qualsiasi bonifico si riceve sul conto corrente potrebbe essere oggetto di un accertamento fiscale: l’Agenzia delle Entrate potrebbe chiedere di pagare le tasse su qualsiasi somma si riceve sul conto corrente che non sia corredata di una documentazione giustificativa. Da ricordare che con la presunzione bancaria l’onere della prova ricade sempre sul contribuente.

Facciamo qualche esempio di bonifici in entrata che non fanno correre rischi:

  • il bonifico dello stipendio, è giustificato dalla busta paga e regolarmente inserito nella dichiarazione dei redditi;
  • il bonifico del canone di locazione dell’immobile affittato: anche in questo caso si tratta di somme regolarmente dichiarate e su cui si pagano le imposte;
  • il pagamento di una fattura emessa, si tratta di importi che verranno inseriti nella dichiarazione annuale;
  • i bonifici che si ricevono dai parenti: in questo caso la presunzione bancaria che si tratti di reddito non dichiarato è superata dal fatto che gli importi che provengono dai parenti siano motivati dall’affetto e dall’aiuto materiale.

Quali sono i bonifici a rischio sui quali si rischia di dover pagare le tasse anche se non sono redditi imponibili? Qualsiasi importo entri sul conto corrente che non abbia una giustificazione documentale è a rischio, anche se si tratta di piccoli importi:

  • sono a rischio i bonifici di un amico che vi presta dei soldi se non c’è un documento con data certa che documenti il prestito (è sufficiente anche una scrittura privata, purché abbia data certa);
  • allo stesso modo espongono a rischio i bonifici con cui un amico vi restituisce un prestito non documentato.

Per qualsiasi bonifico in entrata (esclusi quelli elencati sopra, per i quali non si corrono rischi fiscali) è necessario essere in grado di fornire la giusta prova documentale con data certa che permetta di superare la presunzione bancaria.

Iscriviti a Money.it