Telecom Italia: conti in rosso, mancato l’obiettivo sul debito

C. G.

09/11/2018

09/11/2018 - 08:45

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La trimestrale di TIM sotto esame: la società ha ammesso di aver mancato l’obiettivo sul debito e ha chiuso in rosso i primi 9 mesi dell’anno

Telecom Italia: conti in rosso, mancato l’obiettivo sul debito

Azioni Telecom Italia sotto esame dopo la trimestrale e i conti relativi ai primi 9 mesi dell’anno.

Come previsto dal Calendario delle trimestrali del FTSE MIB la ex monopolista ha alzato il velo sui propri conti di periodo nella serata di ieri, giovedì 8 novembre, a circa 24 ore dalla pubblicazione dei dati di TIM Brasil.

Quest’ultima ha archiviato la sua terza trimestrale dell’anno con ricavi in linea con le attese, un ebitda in aumento e un utile netto in salita. In molti hanno individuato nei conti della brasiliana un buon auspicio per la terza trimestrale di Telecom Italia e per le azioni societarie. Nonostante le attese, però, i conti di TIM non si sono rivelati del tutto positivi e l’azienda è stata persino costretta a rivedere alcuni dei target 2018.

Trimestrale Telecom Italia: ricavi in calo

Stando a quando riportato dalla ex monopolista, il terzo trimestre dell’anno si è chiuso con ricavi consolidati a 4.666 milioni di euro. Il dato confrontabile si è attestato a 4.705 milioni di euro ed ha di conseguenza alzato il velo su una flessione del 4,1% rispetto al pari periodo 2017. In termini organici, si legge sulla trimestrale di Telecom, la variazione percentuale escluso l’effetto cambio relativo alla Business Unit Brasile è stata del +0,2%.

L’EBITDA di TIM si è attestato, a 2.045 milioni di euro, mentre il dato confrontabile a 2.112 milioni di euro è salito dello 0,6% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno.

L’EBIT consolidato a -997 milioni di euro è stato invece accompagnato da un dato confrontabile di -966 milioni di euro (963 milioni di euro nel terzo trimestre 2017).

TIM in rosso nei primi 9 mesi dell’anno

Ancor più significativi rispetto a quelli della terza trimestrale sono risultati i dati di TIM relativi ai primi 9 mesi dell’anno. Il periodo di riferimento è stato archiviato dalla quotata di Piazza Affari con un rosso di 868 milioni di euro determinato dai 2 miliardi di svalutazione dell’avviamento attribuito a Core Domestic. Con l’esclusione delle voci straordinarie il risultato netto sarebbe stato positivo per 1,2 miliardi di euro.

La citata svalutazione è stata decisa dopo il processo di impairment sulla base dei tassi di interesse più elevati e del deterioramento del quadro competitivo, ma non avrà impatti sui flussi di cassa né modifica le priorità strategiche del Piano triennale.

Anche i ricavi di Telecom Italia sono diminuiti, precisamente del 3,3%, e sono passati dai 14,68 miliardi del pari periodo 2017 a quota 14,22 miliardi. Il margine operativo lordo confrontabile è sceso del 2,9% a 6,03 miliardi mentre la marginalità è salita dal 42,3% al 42,4%.

Le azioni TIM dovranno fare i conti anche con un miglioramento del flusso di cassa della gestione operativa, passato da 998 milioni a 1,46 miliardi, con investimenti di 2,46 miliardi e con un indebitamento netto in leggero calo a 25,19 miliardi.

“In considerazione di numerosi fattori fra cui, a titolo non esaustivo, la multa connessa al procedimento Golden Power, il consolidamento di un contesto competitivo avverso e le tensioni in ambito regolatorio nel mercato Domestico, nonché l’indebolimento del tasso di cambio del Real brasiliano, la Società non conferma il rapporto fra indebitamento finanziario netto rettificato ed EBITDA a circa 2,7x a fine 2018, ante fabbisogni finanziari per l’acquisizione dello spettro.”

Anche in virtù di questo taglio degli obiettivi 2018 sarà interessante capire in che modo si muoveranno le azioni Telecom Italia dopo la trimestrale e i conti dei primi 9 mesi 2018.

I conti di Tim Brasil

Come già accennato, la trimestrale di Telecom Italia è stata preceduta dai conti di Tim Brasil, che ha archiviato il terzo quarto del 2018 con un aumento del 4,4% annuo dei ricavi, saliti su quota 4,26 miliardi di real brasiliani; il dato ha praticamente confermato le attese a 4,3 miliardi.

I ricavi da servizi sono avanzati del 3,3% a 4,034 miliardi e si sono confrontati con i 4,091 miliardi previsti da Equita. La frenata della crescita è stata determinata da un contesto macro più complesso e dalla maggiore competizione sul mercato.

Ancora secondo la trimestrale di Tim Brasil, l’ebitda è salito del 9,8% a 1,66 miliardi e il relativo margine si è portato al 38,9%. Il capex è sceso del 10,3% a 905 milioni.

Il numero di linee di Tim Brasil è sceso del 7%: di conseguenza la quota di mercato è arrivata al 24%, mentre il ricavo medio per utente nel segmento mobile è salito del 10,2%.

Di seguito il contenuto delle previsioni formulate dagli esperti sui conti di Telecom Italia: le righe seguenti sono state redatte prima della pubblicazione dei dati

Le previsioni

Tra gli analisti che hanno espresso le proprie previsioni sulla terza trimestrale di Telecom Italia sicuramente quelli di Fidentis ed Equita. Come ha riportato Milano Finanza, sulla base del consensus eemerso anche grazie all’analisi delle stime interne alla società, TIM archivierà il periodo di riferimento con una discesa dei ricavi (-4,5% su quota 4,698 miliardi di euro).

L’ebitda reported salirà di un impercettibile 0,1% e si porterà su quota 2,101 miliardi, mentre il margine salirà al 44,7%. Il capex, poi, scenderà del 43,1% a 1,038 miliardi, mentre l’indebitamento netto diminuirà fortunatamente di 1,049 miliardi a quota 25,18 miliardi.

Domani, secondo indiscrezioni, il Consiglio di amministrazione di TIM non si limiterà a pubblicare la trimestrale. Telecom Italia deciderà anche di svalutare alcune attività, prima fra tutti la rete, il tutto a partire dal prossimo anno.

In virtù di quanto detto le azioni TIM finiranno ancora una volta sotto i riflettori anche se, secondo Equita, l’impatto delle decisioni si rivelerà limitato.

“Non vediamo impatti operativi visto che il titolo tratta ampiamente sotto il book value, se non eventualmente per i titoli di risparmio, nel caso in cui la svalutazione fosse tale da portare il risultato in perdita”.

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