Caos Credit Suisse, conseguenze su DAX. Analisi e livelli operativi – 15 Marzo 2023

David Pascucci

15 Marzo 2023 - 15:00

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Il mercato ha gli occhi puntati su Credit Suisse, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank

Caos Credit Suisse, conseguenze su DAX. Analisi e livelli operativi – 15 Marzo 2023

Articolo prodotto in collaborazione con Scuola di Trading - Neanche il tempo di digerire la situazione di Silicon Valley Bank che gli occhi tornano a puntare Credit Suisse, l’istituto bancario elvetico che costituisce da anni quello che viene definito il “Bulge Bracket” delle banche di investimento, si trova in seria difficoltà dopo i conti presentati (in ritardo) al mercato, numeri che vedono perdite per oltre 7 miliardi di CHF, seconde solamente alle perdite affrontate durante la crisi di Lehman.

Lo spettro di Lehman Brothers torna a farsi vivo sui mercati e al momento moltissimi traders risultano con una view assolutamente short nel breve periodo, elemento che dovrebbe farci riflettere su quanto sta accadendo, soprattutto se andiamo a considerare l’analisi tecnica che invece vede una situazione diversa. Andremo oggi ad analizzare il Dax, il maggior indice tedesco che è il riferimento per il mercato europeo, al momento sotto pressione per il caso Credit Suisse

Un ipotetico fallimento di Credit Suisse sarebbe una vera e propria catastrofe per il mondo finanziario, pertanto dobbiamo assolutamente prendere con il “beneficio di inventario” ciò che viene detto in merito alla banca svizzera. Per fare un parallelismo con il caso Lehman, dobbiamo sottolineare il fatto che nel 2008 si cercò di nascondere la polvere sotto al tappeto proprio per evitare un rischio sistemico ancor più devastante per le altre banche di investimento, mentre per Credit Suisse il risalto mediatico in merito ai numeri e alle vicende della storia recente della seconda banca più importante della Svizzera è molto elevato. Lasciando stare quanto viene detto “in giro”, andiamo a vedere cosa è successo di recente e come Credit Suisse ha reagito nel corso degli anni ai vari scandali. Potremmo partire dal 1977 quando la sede di Chiasso di Credit Suisse ha registrato delle perdite pari a 1,4 miliardi di franchi svizzeri (CHF), una cifra rilevante per l’epoca ma che non ha intaccato l’operato della banca nel corso degli anni a venire che hanno visto comunque la crisi dei petrodollari, un periodo non di certo roseo. Poi è stato superato il periodo Lehman senza preoccupazioni eccezionali, lo scandalo recente dei Tuna Bonds del Mozambico, le perdite su Archegos e Greensill che hanno coinvolto anche altre banche, le accuse di riciclaggio, in sostanza Credit Suisse è stata letteralmente al centro dell’attenzione e ciò ha provocato un danno reputazionale che ha portato a forti deflussi di capitali complici i tassi di interesse alti. Credit Suisse si presenta male al mercato, così a dicembre si decide per un aumento di capitale da 4 miliardi di franchi svizzeri, con l’entrata nella compagine sociale degli arabi di Saudi Arabian Bank e del fondo Qatar Holding, con un complessivo 15% di proprietà dell’istituto svizzero. Ha da poco parlato il Ceo, Ulrich Koerner, dicendo che il parametro Cet1 è oltre il 14%, buono considerando che il minimo per considerare una banca in buona salute è a 8,8%, mentre il LCR è al 144%, un dato che garantirebbe una certa capacità rispetto alla liquidità. In sostanza, Koerner ha rassicurato circa la solidità della banca, il tutto dopo un aumento di capitale avvenuto 3 mesi fa. Il mercato non la prende bene, pertanto abbiamo visto vendite importanti che hanno portato le quotazioni su minimi interessanti, sia sulla banca elvetica, sia per gli indici azionari come il Dax. A questo punto, in questa situazione di panico, è doveroso andare ad analizzare quanto sta succedendo sul Dax. [...]

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