Іl tеrzо іmроrtаtоrе dі реtrоlіо аl mоndо hа quаѕі rаddорріаtо і ѕuоі fоrnіtоrі vеrѕо 40 Pаеѕі

Ilena D’Errico

19 Luglio 2025 - 00:35

Il terzo importatore di petrolio mondiale ha raddoppiato i fornitori a più di 40 Paesi, ma non si allontana da Mosca.

Іl tеrzо іmроrtаtоrе dі реtrоlіо аl mоndо hа quаѕі rаddорріаtо і ѕuоі fоrnіtоrі vеrѕо 40 Pаеѕі

Il petrolio rimane ancora nel 2025 una delle materie prime più importanti per le economie di tutto il globo. Osservare come si comportano gli Stati rispetto al petrolio consente quindi di capire meglio cosa sta succedendo nel mondo, non soltanto da un punto di vista economico. L’attenzione non va soltanto a chi il petrolio lo produce o ne ha in abbondanza, potendo assumere in contesti instabili come questo un ruolo predominante, ma anche a chi ne necessita maggiormente. A tal proposito, incuriosiscono le mosse dell’India. In qualità di terzo importatore di petrolio al mondo ha quasi raddoppiato i suoi fornitori, diversificando le importazioni che provengono ora da più di 40 Paesi. A dispetto della debolezza indiana rispetto alla dipendenza dal petrolio importato, questa strategia è estremamente funzionale, un successo che poche volte è stato raggiunto da altri Stati rispetto alle importazioni di materie critiche.

L’India è il terzo importatore di petrolio al mondo

Come anticipato, il fabbisogno di petrolio dell’India è particolarmente dipendente dalle importazioni, in misura dell’85% circa. Ovviamente, non si diventa terzo importatore al mondo per puro caso e infatti Nuova Delhi importa ogni anno una media di 1.553.184.500 barili di petrolio. Viene superata soltanto dalla Cina, al secondo posto con 2.781.577.400 barili annui, e dagli Stati Uniti (2.865.250.000 barili importati all’anno). Cina e Stati Uniti sono a tutti gli effetti i maggiori consumatori di petrolio al mondo, ma sono anche nella top 5 globale per produzione. L’India, al contrario, dipende essenzialmente dai fornitori terzi ed è così estremamente vulnerabile alle tensioni internazionali.

Raddoppiano gli esportatori di petrolio all’India

Diversificare le forniture dovrebbe essere la norma, soprattutto per materie prime critiche come il petrolio, tanto indispensabile quanto suscettibile a numerose variabili. L’India, come molte altre nazioni al mondo, non è stata troppo lungimirante in tal senso. Buona parte dell’approvvigionamento proviene infatti dalla Russia, che con l’incredibile aumento dei Paesi fornitori resta la fonte principale di petrolio indiano. Si parla almeno del 30% del totale, secondo quanto riportato dal ministro indiano per il gas e il petrolio Hardeep Singh Puri. Il numero di esportatori è però passato da 27 a 46 circa (il ministro ha parlato genericamente di 4 dozzine, ma altre fonti si tengono più basse), anche se in testa (dopo Mosca) rimangono Iraq, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti.

Il tempismo di Nuova Delhi può rivelarsi cruciale per garantire la sostenibilità dell’import energetico, ma non segna un taglio netto con Mosca. Pur ammettendo che “tаlе аmріа dіvеrѕіfісаzіоnе è unа mіѕurа еѕѕеnzіаlе реr gаrаntіrе l’ассеѕѕо іnіntеrrоttо аllе rіѕоrѕе еnеrgеtісhе durаntе і реrіоdі dі turbоlеnzа glоbаlе” Singh Puri ha confermato che la cooperazione con la Russia resta elevata, soprattutto nel settore energetico. D’altra parte, l’acquisto si è fatto particolarmente conveniente grazie alle sanzioni occidentali e non mancano Paesi in controtendenza. Il Giappone, per esempio, ha ricominciato a importare greggio russo dopo 2 anni di stop.

La minaccia dei dazi di Trump e le nuove sanzioni Ue contro la Russia

La strategia indiana è stata perfezionata al momento giusto, prima che nuovi scossoni inteferiscano troppo con le forniture nazionali. Secondo quanto riportato dal ministro Singh Puri gli accordi sono già infatti conclusi e avviati. Soltanto qualche giorno fa Donald Trump è passato al pugno duro contro la Russia, minacciando dazi al 100% sull’importazione dalla Russia e dai suoi partner commerciali se non verrà raggiunto un accordo sulla guerra entro 50 giorni. Poco dopo, l’Unione europea ha approvato il 18° pacchetto di sanzioni contro Mosca, molte delle quali riguardanti proprio il greggio russo e i Paesi terzi che cooperano con Mosca.

In questo contesto, l’India conserva i privilegi dell’acquisto dalla Russia e si assicura danni limitati con la diversificazione delle forniture, ma soprattutto tenta di garantire il fabbisogno nazionale. Un po’ come hanno fatto (o tentato di fare) i Paesi Ue rispetto al gas, ma anche al petrolio. L’Italia, per esempio, è tornata a rifornirsi principalmente dalla Libia per far a meno del petrolio russo. In ogni caso, sanzioni e dazi non faranno che rendere le economie (tutte) più vulnerabili. I prossimi sviluppi non dipendono dalla capacità di reagire, ma dalla capacità di sostenersi a lungo termine.

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