Una delle terre rare, il cobalto rischia di diventare sempre più scarso: ecco quali sono le cause e cosa accadrà al mercato delle auto elettriche.
Lа dоmаndа dі соbаltо сrеѕсеrà ріù rаріdаmеntе dеll’оffеrtа: il mеrсаtо rіdurrà іl ѕurрluѕ а раrtіrе dаl 2024 , ma rischierà dі еntrаrе іn dеfісіt аll’іnіzіо dеglі аnnі 2030. È questo ciò che ha rivelato іl Соbаlt Іnѕtіtutе іn unо ѕtudіо.
Questo scenario ha allarmato diversi analisti, industrie tecnologiche e governi: il cobalto è un minerale strategico per la transizione ecologica, in particolare per la produzione delle batterie agli ioni di litio, cuore pulsante dei veicoli elettrici e delle moderne apparecchiature elettroniche.
La crescente richiesta di tecnologie “green” e digitali sta rapidamente superando la capacità estrattiva e produttiva dei paesi esportatori. Dopo anni di surplus, il mercato globale si prepara a un’inversione di tendenza: dal 2024 in poi le scorte inizieranno a diminuire progressivamente, fino a esaurirsi nei primi anni del prossimo decennio. Un cambiamento epocale, che sta già incidendo sui prezzi: il cobalto ha recentemente registrato un aumento del 60%, tornando a livelli che non si vedevano da quasi un decennio.
Alla base di questo squilibrio ci sono fattori economici, geopolitici e tecnologici, che rendono incerto il futuro della filiera globale delle terre rare. Di seguito tutto quello che serve sapere sulle cause e le conseguenze di questo futuro deficit di questa terra rara.
leggi anche
Terre rare, cosa prevede l’accordo Usa-Ucraina

Cobalto, dal surplus al deficit: quali sono le cause
L’attuale squilibrio del mercato del cobalto è il risultato di un mix di dinamiche complesse. In primo luogo, la domanda di cobalto è esplosa con la crescita vertiginosa del mercato dei veicoli elettrici, che rappresenteranno il 57% della domanda totale entro il 2030. Anche se il settore tech — smartphone, laptop, elettronica — continua a consumare grandi quantità, è il settore delle auto elettriche il vero motore della nuova ondata di consumo.
A fronte di questa crescita, l’offerta non tiene il passo. Il tasso di incremento stimato della produzione globale è solo del 5% annuo, insufficiente a soddisfare un’espansione della domanda prevista al 7% annuo. Inoltre, la produzione è fortemente concentrata: la Repubblica Democratica del Congo controlla oltre il 70% del mercato, un’enorme dipendenza da un singolo Paese instabile dal punto di vista politico e sociale. A febbraio, il governo congolese ha imposto un divieto temporaneo all’export, per contenere il surplus e risollevare i prezzi, innescando un’impennata immediata delle quotazioni internazionali.
Anche l’Indonesia sta emergendo come attore chiave, con una quota destinata a passare dal 12% al 22% entro il 2030. Tuttavia, lo sviluppo delle infrastrutture estrattive richiede tempo e capitali ingenti. Inoltre, gli impatti ambientali dell’estrazione preoccupano attivisti e istituzioni, che spingono per una maggiore regolamentazione. Infine, l’assenza di alternative tecnologiche consolidate che permettano di ridurre l’uso di cobalto nelle batterie mantiene alta la dipendenza da questo minerale.
Cobalto in calo, chi ne pagherà le conseguenze?
Le conseguenze del calo delle scorte di cobalto potrebbero rivelarsi profonde e durature, toccando vari livelli della catena economica e industriale. Il primo effetto evidente è l’aumento dei prezzi: già oggi il cobalto ha raggiunto i 16 dollari per libbra, con un balzo del 60% in pochi mesi. Se la tendenza dovesse proseguire, i costi di produzione per le aziende produttrici di batterie (veicoli elettrici e dispositivi elettronici) cresceranno, con possibili ricadute sui prezzi: a farne le spese saranno quindi i consumatori.
Un’altra conseguenza sarà la crescente pressione su governi e imprese per diversificare le fonti. Potremmo assistere a un’accelerazione di investimenti in miniere alternative, riciclo di materiali usati, o sviluppo di tecnologie che riducono o eliminano l’uso di cobalto. Tuttavia, queste soluzioni richiedono anni per essere operative e non sono immuni da ostacoli tecnici e normativi.
Nel breve termine, il rischio più concreto è un rallentamento nella transizione energetica. I veicoli elettrici potrebbero diventare meno accessibili per i consumatori se i prezzi continueranno a salire. Anche i settori delle rinnovabili e dell’elettronica potrebbero risentirne, rallentando innovazione e diffusione delle tecnologie sostenibili.
Infine, la crescente competizione per garantirsi l’accesso a queste risorse potrebbe generare nuove tensioni geopolitiche, specialmente in aree già fragili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA