Superbonus, ecco cosa rischia chi ha fatto il cappotto termico (e quanto dura)

Alessandro Nuzzo

24 Febbraio 2024 - 14:38

condividi

È uno degli interventi più diffusi per aumentare l’efficienza energetica di un immobile. Eppure nasconde alcune insidie.

Superbonus, ecco cosa rischia chi ha fatto il cappotto termico (e quanto dura)

Viviamo in un’epoca in cui si sta ponendo sempre maggior attenzione al fattore climatico ed energetico. Con il costo delle bollette che risentono di movimenti fluttuanti nel corso dei mesi e l’obiettivo di ridurre l’inquinamento da combustibili fossili, particolare attenzione si sta ponendo sempre più a rendere quanto più efficiente possibile un immobile.

Una delle soluzioni più adottate in tal senso è il cosiddetto cappotto termico. Una procedura che permette di isolare l’interno dell’abitazione dall’esterno e che comporta numerosi vantaggi.

L’installazione del cappotto termico è stato anche uno degli interventi trainanti per ottenere il famoso Superbonus oramai andato in soffitta. Per chi non può usufruire degli incentivi, installare un cappotto termico alla propria abitazione comporta è vero un investimento iniziale considerevole, ma nel corso degli anni il risparmio si nota.

Bisogna fare attenzione però perché un cappotto termico presenta anche alcune insidie che vanno considerate. Ecco quali.

Che cos’è il cappotto termico?

Si tratta di una modalità di isolamento termico di un edificio che serve a limitare la dispersione di calore dalle abitazioni o da altri tipi di immobili. Si installa uno strato aggiuntivo composto in pannelli isolanti all’esterno delle mure perimetrali. Questo isola maggiormente gli ambienti interni con l’esterno e comporta numerosi vantaggi in termini di efficienza. In inverno la dispersione di calore si riduce e la temperatura interna può anche aumentare di 3 gradi rispetto a prima. In estate c’è l’effetto contrario e le stanze si mantengono più fresche.

Tale isolamento porta dei vantaggi importanti in termini di risparmio in bolletta. Una migliore coibentazione significa una minore dipendenza dai sistemi di riscaldamento e di raffreddamento. Il cappotto consente di mantenere una temperatura confortevole e di conseguenza si è meno portati a riscaldare o raffreddare casa. In questo modo il risparmio in bolletta è assicurato.

Meno utilizzo del riscaldamento che significa anche meno inquinamento sopratutto per chi utilizza in inverno ancora combustibili fossili per riscaldare casa. Certo, installare un cappotto termico prevede un investimento importante ma negli anni viene certamente ripagato.

Quanti anni dura un cappotto termico?

In molti si preoccupano della durata di un cappotto termico credendo che questi abbia una vita breve. In realtà la durata media è di 40-50 anni, quindi l’investimento assolutamente è conveniente.

Chiaramente la durata risente di alcune variabili che possono farla aumentare o diminuire. Come i materiali utilizzati per fare il cappotto: devono essere di qualità e certificati. La resistenza poi dipende anche dalla corretta posa in opera. Quindi è importanti affidarsi a ditte specializzate ed esperte in questi tipi di lavori evitando errori di fissaggio e sopratutto un montaggio a norma di legge.

Se il lavoro non viene eseguito a regola d’arte possono esserci dei rischi. Questo avviene sopratutto nei casi di ditte che effettuano troppi lavori di questo tipo, forti anche del boom dovuto dal superbonus. E spesso finiscono con l’usare materiali scadenti o assemblano kit non provenienti dallo stesso produttore.

Il cappotto prevede l’assemblaggio di diversi materiali che, se non provenienti dallo stesso produttore, possono convivere e reagire non in modo ideale causando dei problemi.

Pericolo incendi

Alcuni recenti fatti di cronaca hanno alzato l’attenzione sul pericolo d’incendio legato al cappotto termico. Detto che un cappotto termico è fatto con pannelli in lana di vetro, materiale ignifugo e dotati di certificazioni antincendio, gli altri materiali che interagiscono con il cappotto e lo rivestono possono essere infiammabili.

Un incendio che nel 2017 distrusse il Grenfell Tower di Londra ne è l’esempio. In quel caso il materiale che rivestiva la facciata e non il cappotto aveva facilitato la propagazione delle fiamme. In Italia molti disattendono le direttive Eta e non nominano consulenti antincendio se non nei grossi cantieri pensando erroneamente che il progettista e il direttore lavori realizzino a prescindere delle soluzioni con dei materiali antincendio.

Accanto al rischio incendio c’è poi un’altra criticità riscontrata se i lavori per il cappotto termico non vengono realizzati a regola d’arte ed è quello rappresentato dalle muffe e umidità che finiscono poi per aumentare i costi di riparazione. Purtroppo nessuno controlla sulla corretta realizzazione dei lavori e spesso ci si accorge delle criticità solo all’insorgenza di problemi come appunto un incendio o lo sviluppo di muffe.

Iscriviti a Money.it