Ecco cosa si può fare se il datore di lavoro vuole pagare gli straordinari fuori busta o con i buoni pasto.
Diversi lavoratori ricevono gli straordinari pagati in buoni pasto o fuori busta, come se non facessero parte della regolare retribuzione mensile. In un primo momento questo meccanismo viene talvolta accettato, pensando sia sempre meglio che niente, magari credendo anche che sia conveniente. Non ci si mette troppo, però, ad accorgersi che si tratta di un problema. Le ore di straordinario svolte non vengono contate ufficialmente, non risultano dal punto di vista contributivo e spesso sono anche prive della maggiorazione prevista dalla legge.
Per chi si chiede se ciò sia legale, la risposta ovviamente è no. I datori di lavoro che pagano gli straordinari con i buoni pasto o fuori dalla busta commettono quasi sempre un illecito. I dipendenti possono quindi far valere i propri diritti con gli strumenti messi a disposizione dalla legge, ricordando che obbligare i lavoratori ad accettare condizioni penalizzanti con la minaccia del licenziamento è una grave violazione punita duramente.
Straordinari pagati in buoni pasto
Cominciamo dall’ipotesi, tanto frequente quanto illegale, in cui gli straordinari vengono pagati in buoni pasto.
In questo caso, il lavoratore non riceve in busta paga l’importo relativo agli straordinari. La retribuzione per il lavoro straordinario non viene nemmeno corrisposta in nero, ma viene completamente sostituita da buoni pasto, magari nemmeno corrispondenti per valore. Indipendentemente dalla cifra, però, i buoni pasto non rappresentano uno strumento di pagamento. Il datore di lavoro non può mai pagare i dipendenti in natura, tanto meno con i buoni pasto che assolvono a una funzione assistenziale. Di conseguenza, pagare gli straordinari in buoni pasto equivale a non pagarli affatto.
Ciò vale anche quando il dipendente presta lavoro straordinario nel momento destinato alla pausa pranzo (premesso il rispetto delle pause e dei riposi), perché anche in questo caso il buono pasto non sostituisce la retribuzione, dovendo piuttosto aggiungersi in alternativa alla mensa aziendale quando il dipendente è impegnato al lavoro durante la fascia oraria concordata per il pasto o comunque impossibilitato a raggiungere il domicilio entro i tempi disponibili.
Come chiarito più volte dalla Cassazione, il tema è quello degli straordinari non pagati, che come lo stipendio possono essere pretesi legalmente. In particolare, il dipendente può rivolgersi a un sindacato o all’Ispettorato del lavoro, ma anche ricorrere in tribunale. Si precisa che il termine di prescrizione di 5 anni decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Straordinari pagati fuori busta
Oltre al pagamento degli straordinari in buoni pasto, è frequente anche il pagamento fuori busta. Anziché corrispondere la somma relativa al lavoro straordinario insieme allo stipendio, il datore di lavoro retribuisce gli straordinari a parte. Se questi non vengono considerati nella busta paga si tratta di vero e proprio lavoro nero, che ricordiamo essere illegale. I dipendenti in questa situazione hanno quindi diritto ad agire legalmente per ottenere la maggiorazione prevista dalla legge per il lavoro straordinario svolto, il pagamento dei contributi e delle tasse e in generale tutta la retribuzione spettante a norma di legge.
Per ottenere questo risultato si adoperano gli strumenti previsti per le controversie di lavoro, ma in questa ipotesi potrebbe essere più semplice arrivare a un accordo bonario, volto a evitare le sanzioni per il lavoro nero. Il datore di lavoro che paga gli straordinari fuori busta rischia infatti diverse sanzioni, per la consegna di una busta paga senza le ore di straordinario corrette (da 125 a 770 euro) e per la mancata maggiorazione (da 25 a 254 euro). Quest’ultima sale a un intervallo tra 154 e 1.032 euro se la violazione riguarda più di 5 dipendenti e/o più di 50 giorni lavorativi in un anno solare.
Il personale ha in ogni caso diritto al ristoro della retribuzione, il tutto a patto che gli straordinari siano stati svolti a norma di legge. Altrimenti, per lo straordinario eccessivo a cui sono sottoposti i lavoratori i datori rischiano conseguenze ancora più gravi e spesso devono un risarcimento del danno psicofisico.
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