Siri indagato: “Non mi dimetto”. Ma il ministro Toninelli ritira le deleghe

Mario D’Angelo

18 Aprile 2019 - 22:40

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Armando Siri rivendica il sostegno della Lega e annuncia che non si dimetterà. Il titolare del ministero di cui è sottosegretario, però, gli toglie le deleghe

Siri indagato: “Non mi dimetto”. Ma il ministro Toninelli ritira le deleghe

“Non ho fatto niente di male. Non ho ragioni per dimettermi”, ha detto il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri in Senato. Ma il titolare del ministero, Danilo Toninelli, ha disposto il ritiro delle deleghe al leghista, indagato per corruzione.

Salvini difende Siri, padre della flat tax

La questione giudiziaria irrompe nel dibattito interno alla maggioranza di governo, spaccandola. La compagine 5 Stelle sta seguendo la linea dura sugli indagati, dettata da Luigi Di Maio, il quale aveva detto che, “se i fatti sono questi”, Armando Siri “si deve dimettere”. Per il capo politico del Movimento “c’è una questione morale” se un sottosegretario viene “coinvolto in un’indagine così grave”.

Di avviso opposto Matteo Salvini, che ha invece ribadito la sua “piena fiducia” in Siri, una “persona pulita e specchiata”. Il ministro dell’Interno ha ricordato agli alleati grillini di non aver chiesto le dimissioni della Raggi quando lei era indagata.

Parlando in Senato, il consigliere economico e padre della tassa piatta leghista ha confermato di avere il sostegno della Lega: “Ho parlato con Salvini e mi ha detto le stesse cose cha ha detto alla stampa”. “Da quando sono al governo ho parlato con tante persone che poi millantano di conoscermi”, si è difeso Siri.

Il sottosegretario leghista ai Trasporti è indagato dall’antimafia per corruzione nell’ambito di un’inchiesta sulle rinnovabili siciliane. Siri avrebbe accettato 30.000 euro dall’imprenditore dell’eolico ed ex-Forza Italia Paolo Arata, in affari con uomini di del super-latitante Matteo Messina Denaro. In cambio della somma, Siri ha presentato una norma, poi ritirata, sui finanziamenti all’energia pulita. Arata, incidentalmente, è consulente all’energia della Lega.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che chiederà chiarimenti direttamente a Siri, ricordando però che il governo ha l’obiettivo di ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. “Un alto tasso di sensibilità per l’etica pubblica”, non può dare incarichi di governo a un ministro o a un sottosegretario “sotto processo per reati gravi come la corruzione”.

Travaglio difende Raggi e attacca Siri

Marco Travaglio, nel corso della trasmissione Otto e mezzo, ha ricordato “l’enorme leggerezza sul conflitto d’interessi” commessa sia da Salvini che da Siri. Quest’ultimo, per il direttore del Fatto Quotidiano, “ha provato a fare attività lobbystica per un signore che aveva interesse privato”.

Travaglio ha poi sottolineato la distanza fra il caso del sottosegretario e quello della sindaca Raggi. Nel primo caso, “un’enorme leggerezza ha accostato un esponente del governo, a prescindere dalle responsabilità penali ancora da appurare, al super-latitante di Cosa Nostra”. Un fatto grave a prescindere, mentre per la sindaca “non si dovrebbe nemmeno parlare di dimissioni”.

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