Mentre eravamo chiusi in casa sono stati scarcerati 376 boss mafiosi

Antonio Cosenza

06/05/2020

04/06/2020 - 12:49

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Durante il lockdown sono stati scarcerati - e mandati agli arresti domiciliari - 376 detenuti, tra cui figurano importanti boss e trafficanti di droga; ecco perché.

Mentre eravamo chiusi in casa sono stati scarcerati 376 boss mafiosi

Non sono mancate le polemiche alla notizia della scarcerazione di Pasquale Zagaria, boss dell’organizzazione camorristica del clan dei casalesi, con risvolti anche nell’amministrazione penitenziaria visto che il capo del DAP, Francesco Basentini, ha deciso di dimettersi.

Ma attenzione, perché oggi veniamo a sapere che Zagaria non è stato l’unico mafioso ad essere scarcerato durante il lockdown; nel dossier riservato che nei giorni scorsi il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha inviato alla commissione parlamentare antimafia, si leggono ben 376 nomi di pericolosi detenuti, tra cui figurano mafiosi e trafficanti di droga, scarcerati durante il lockdown.

La scarcerazione è avvenuta per motivi di salute: troppo alti i rischi legati ad un eventuale contagio da COVID-19, ed è per questo che 376 mafiosi sono stati mandati ai domiciliari nel giro di appena un mese e mezzo.

Perché sono stati scarcerati 376 boss mafiosi

Vale la pena sottolineare che con la decisione di scarcerare 376 boss non c’entra direttamente il Governo, visto che la Magistratura è un organo a sé.

È pur vero che il Decreto Cura Italia - al fine di ridurre i rischi di epidemia nelle carceri - prevede la possibilità di scontare agli arresti domiciliari la pena detentiva residua (quando questa non supera i 18 mesi), ma allo stesso tempo da questa misura sono state escluse alcune categorie di condannati, tra cui appunto quelli che sono in carcere per reati mafiosi.

Chi è uscito dal carcere in questo periodo, quindi, lo ha fatto sulla base di leggi già esistenti, come precisato da diversi esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Esiste, infatti, una normativa ordinaria applicabile a tutti i detenuti, anche a quelli condannati per reati gravissimi come quelli di stampo mafioso, che va a tutelare i diritti costituzionali alla salute e all’umanità della pena.

Ecco perché, mentre per tutelare il diritto alla salute dei cittadini agli italiani veniva imposto di restare a casa, ad alcuni boss mafiosi che presentavano gravi problemi di salute e per i quali non era possibile garantire le misure di sicurezza utili per limitare un possibile contagio da coronavirus, sono stati concessi gli arresti domiciliari.

Ma attenzione, perché nella lista inviata dal DAP alla commissione antimafia viene svelata una verità molto importante: per 63 detenuti sono stati i direttori degli istituti penitenziari a sollecitare la Magistratura a prendere dei provvedimenti.

Quali sono i boss mafiosi scarcerati

La lista che il DAP ha trasmesso alla commissione antimafia, nella quale si leggono i nomi di 376 tra mafiosi e trafficanti di droga (di cui 373 nel reparto di Alta Sicurezza 3, mentre altri 3 dal 41 bis), preoccupa il Governo.

Anche perché in questi giorni le Forze dell’Ordine stanno facendo un lavoro non indifferente per controllarli tutti nelle loro abitazioni.

D’altronde, come spiegato dai PM di Palermo, “è vero che il diritto alla salute è sacrosanto, ma allo stesso tempo i domiciliari sono assolutamente inidonei per soggetti ad alta pericolosità, in quanto c’è il rischio che questi continuino a comunicare con il proprio clan”.

Nel dettaglio, sono usciti dal carcere e mandati ai domiciliari ben 67 boss mafiosi a Napoli, 61 a Palermo e 44 a Roma. Segue Catanzaro con 41 scarcerazioni, Milano con 38 e Torino con 16.

Tra questi figura Francesco Bonura, uomo di fiducia di Bernardo Provenzano, ma anche Antonino Sacco, erede dei fratelli Graviano (autori delle stragi del 1992 e del 1993). Tra gli altri 376 nomi spicca Gino Bontempo, uno dei padrini della mafia dei pascoli che fino a pochi mesi fa dettava legge sui Nebrodi, e Francesco Ventrici, uno dei più importanti broker del traffico internazionale di cocaina.

E ovviamente non dimentichiamo Michele Zagaria, che così come Francesco Bonura e anche Vincenzo Iannazzo, stava scontando il regime di reclusione nel 41 bis.

Una lista che la commissione antimafia sta vagliando attentamente, anche perché molti uomini tornati a casa conservano dei segreti. E il ritorno a casa potrebbe essere un duro colpo a danno della lotta alla mafia, in quanto questi segreti potrebbero essere stimolo per una riorganizzazione dei clan.

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# Mafia

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