Paolo Borsellino e i giovani, prima prova Maturità 2025

Patrizia Del Pidio

18 Giugno 2025 - 09:59

Traccia del tema di attualità (tipologia C) alla Maturità 2025 è un messaggio del giudice Paolo Borsellino sui giovani. Vediamo il testo.

Paolo Borsellino e i giovani, prima prova Maturità 2025

Una delle tracce proposte ai maturandi nella prima prova dell’esame di Maturità 2025 è su Paolo Borsellino e i giovani attraverso un testo pubblicato su Epoca nell’ottobre 1992 dal titolo “I giovani, la mia speranza”. Si tratta del tema di attualità (tipologia C) che riflette sull’importanza della cultura della legalità da trasmettere ai giovani per creare il giusto terreno deterrente per la proliferazione della mafia.

La strage di via D’Amelio, come quella di Capaci, ha lasciato una ferita profonda, ma a distanza di 33 anni il testo di Borsellino rappresenta ancora una eredità morale che sprona non solo a onorarne la memoria, ma anche a offrire il proprio contributo nella difesa di valori come integrità, trasparenza, giustizia e morale.

Il pensiero di Borsellino sui giovani

In un celebre e meraviglioso discorso il giudice Paolo Borsellino affermò che

la lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.

Il 4 maggio del 1989 Borsellino tenne una conferenza al Liceo Visconti di Roma in cui sottolineò l’importanza dei giovani nella lotta alla mafia. Le nuove generazioni possono essere educate a un vivere diverso, in cui la connivenza con la mafia non sia l’unica strada, quella più comoda che porta vantaggi. Parlare ai giovani di che cosa sia la mafia, insegnare loro a dare il proprio consenso allo Stato e alle leggi piuttosto che a organizzazioni criminali che utilizzano questo consenso per far fiorire i propri interessi.

Il testo

"Sono nato a Palermo e qui ho svolto la mia attività di magistrato. Palermo è una città che a poco a poco,
negli anni, ha finito per perdere pressoché totalmente la propria identità, nel senso che gli abitanti di questa
città, o la maggior parte di essi, hanno finito per non riconoscersi più come appartenenti a una comunità che
ha esigenze e valori uguali per tutti. […] Sono stato più volte portato a considerare quali sono gli interessi e i
ragionamenti dei miei tre figli, oggi tutti sui vent’anni, rispetto a quello che era il mio modo di pensare e di
guardarmi intorno quando avevo quindici-sedici anni. A quell’età io vivevo nell’assoluta indifferenza del
fenomeno mafioso, che allora era grave quanto oggi. […] Invece i ragazzi di oggi (per questo citavo i miei
figli) sono perfettamente coscienti del gravissimo problema col quale noi conviviamo. E questa è la ragione
per la quale, allorché mi si domanda qual è il mio atteggiamento, se cioè ci sono motivi di speranza nei
confronti del futuro, io mi dichiaro sempre ottimista. E mi dichiaro ottimista nonostante gli esiti giudiziari tutto
sommato non soddisfacenti del grosso lavoro che si è fatto. E mi dichiaro ottimista anche se so che oggi la
mafia è estremamente potente, perché sono convinto che uno dei maggiori punti di forza dell’organizzazione
mafiosa è il consenso. È il consenso che circonda queste organizzazioni che le contraddistingue da qualsiasi
altra organizzazione criminale.
Se i giovani oggi cominciano a crescere e a diventare adulti, non trovando naturale dare alla mafia questo
consenso e ritenere che con essa si possa vivere, certo non vinceremo tra due-tre anni. Ma credo che, se
questo atteggiamento dei giovani viene alimentato e incoraggiato, non sarà possibile per le organizzazioni
mafiose, quando saranno questi giovani a regolare la società, trovare quel consenso che purtroppo la mia
generazione diede e dà in misura notevolissima. È questo mi fa essere ottimista"

Nel testo Borsellino ricorda la sua infanzia a Palermo dove la perdita di identità ha permesso il proliferare di organizzazioni mafiose. Ma mentre in passato i giovani vivevano nell’assoluta indifferenza dei fenomeni mafiosi, con il passare degli anni i giovanissimi sono diventati pienamente coscienti del problema.

Nel 1989 Borsellino si dichiarava ottimista nei confronti della lotta alla mafia perché i giovani, che non trovano più “normale” dare il proprio consenso alla mafia, diventeranno adulti che non daranno più troppo facilmente il consenso all’organizzazione criminale. Per il magistrato, allora, era importantissimo alimentare e incoraggiare l’atteggiamento dei giovani poiché sarebbero diventati gli adulti che regolano la società, in futuro, e avrebbero reso alla mafia più difficile ottenere quel consenso di cui ha tanto bisogno per proliferare.

Paolo Borsellino, chi è?

Paolo Borsellino è stato un magistrato italiano che negli anni ’80 faceva parte del pool antimafia di Palermo, insieme a Giovanni Falcone. Il gruppo di magistrati indagava su Cosa Nostra con un metodo di lavoro innovativo che portò, nel 1986 al maxi processo di Palermo che portò a centinaia di condanne.

Dopo la morte di Giovanni Falcone nella strage di Capaci del 23 maggio 1992, Paolo Borsellino intensificò le sue indagini, ma era consapevole del rischio che correva. Esattamente 57 giorni dopo, il 19 luglio 1992, fu assassinato anche lui in un attentato in via D’Amelio, in cui oltre al giudice morirono anche cinque agenti della sua scorta.
La morte di Paolo Borsellino, sommata a quella di Giovanni Falcone, segnò uno dei momenti più tragici e dolorosi della storia italiana, ma riuscì a suscitare una fortissima reazione dell’opinione pubblica e contribuì a modificare quella che era la percezione della mafia.

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# Mafia

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