Il 30 aprile 2025 è scaduto il termine per la presentazione della dichiarazione Iva, ma quali sono le sanzioni in caso di presentazione in ritardo o omessa presentazione della dichiarazione Iva?
Il 30 aprile 2025 è scaduto il termine per la presentazione della dichiarazione Iva 2025: cosa succede se si trasmette in ritardo o in caso di dichiarazione omessa?
I titolari di partita Iva che non rispettano la scadenza vanno incontro alle sanzioni, che possono essere mitigate (e quindi si paga meno) se si regolarizza la propria posizione con il ravvedimento operoso.
Vediamo a quanto ammontano le sanzioni con l’entrata in vigore dal 30 settembre 2024 del decreto Sanzioni e come funziona il ravvedimento operoso in caso di omessa presentazioone della dichiarazione Iva, presentazione in ritardo (prima dei 90 giorni) e dichiarazione infedele.
Quando la dichiarazione Iva è omessa?
Quand’è che la dichiarazione Iva diventa omessa? La dichiarazione Iva si considera omessa nel caso in cui non sia presentata entro il termine di 90 giorni dalla data entro la quale doveva essere presentata. Se il modello Iva viene presentato entro 90 giorni dalla scadenza, allora la dichiarazione si considera comunque valida anche se in ritardo.
La scadenza per l’invio della dichiarazione Iva relativa al 2024 è il 30 aprile 2025.
Contando i 90 giorni concessi per l’invio in ritardo, si arriva al 29 luglio 2025: se si trasmette il modello entro questa data, la dichiarazione viene considerata valida, si va comunque incontro alle sanzioni ma si può usufruire del ravvedimento operoso.
Se si presenta la dichiarazione Iva oltre il termine del 29 luglio, allora si considera omessa, ma l’imposta che risulta dovuta comunque viene riscossa con sanzioni e interessi.
Sanzioni dichiarazione Iva 2025 tardiva: 90 giorni di tempo
La dichiarazione Iva è riepilogativa delle liquidazioni periodiche Iva che il contribuente deve trasmettere trimestralmente, serve allo Stato per verificare che tutte le transazioni siano state tassate correttamente e che le imposte siano state versate nei tempi previsti. La scadenza entro cui trasmettere la dichiarazione Iva all’Agenzia delle Entrate - esclusivamente in via telematica- è il 30 aprile.
I contribuenti che non rispettano questa scadenza hanno 90 giorni di tempo per trasmettere il modello Iva: entro questo periodo, la sanzione applicata va da un minimo di 250 euro fino a un massimo di 2.000 euro.
Chi invia la dichiarazione Iva entro i 90 giorni può però usufruire del ravvedimento operoso: la procedura che consente ai contribuenti di sanare un’irregolarità fiscale godendo di una riduzione delle sanzioni purché in presenza di determinati requisiti.
Ricordiamo che non si può accedere ai benefici del ravvedimento operoso nel caso in cui al contribuente siano stati notificati atti di liquidazione e avvisi di accertamento fiscale.
In caso di regolarizzazione entro i 90 giorni dalla scadenza del 30 aprile, la sanzione viene ridotta a 1/10 del minimo, per un importo pari a 25 euro.
Con il decreto legislativo 87 del 2024 (decreto Sanzioni), entrano però in vigore nuovi importi delle sanzioni.
Il nuovo ravvedimento operoso
Il decreto legislativo 87 del 2024, in attuazione della legge di delega della riforma fiscale, ha modificato il sistema sanzionatorio in ambito tributario. L’obiettivo è rendere gli importi delle sanzioni proporzionali rispetto alla gravità della omissione o dell’errore e allineare il sistema sanzionatorio a quello in vigore negli altri Paesi dell’Unione Europea.
Le nuove sanzioni trovano applicazione per le violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024.
L’importo da versare a titolo di ravvedimento operoso è dato dall’imposta, o maggiore imposta, non versata, dagli interessi legali, con maturazione giorno per giorno e dalla sanzione ridotta, variabile a seconda della violazione originaria e dei termini entro cui avviene la regolarizzazione.
Cosa fare in caso di omessa dichiarazione Iva e sanzioni
Con l’entrata in vigore del decreto Sanzioni sono ridotti gli importi delle principali omissioni fiscali. Per l’omessa presentazione della dichiarazione Iva si applica una sanzione del 120% rispetto all’imposta da versare. L’importo minimo della sanzione non può essere inferiore a 250 euro. Prima della modifica la sanzione per omessa presentazione della dichiarazione Iva era dal 120% al 240% dell’Iva dovuta.
Se la dichiarazione Iva viene trasmessa entro un anno, cioè entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione, la sanzione è ridotta a 1/7 del minimo.
Se la regolarizzazione avviene dopo oltre un anno, cioè dopo il termine per la presentazione della dichiarazione per l’anno di imposta successivo, la sanzione è di 1/6 del minimo. Stessa sanzione si applica nel caso in cui la regolarizzazione avviene dopo la comunicazione dello schema di atto che l’amministrazione intende adottare.
In questo caso occorre però ulteriormente distinguere perché se la regolarizzazione avviene dopo la presentazione di istanza di accertamento con adesione, la riduzione è pari a 1/4 della sanzione minima.
Quale anno indicare per il codice tributo 8911
Quale codice tributo si usa per regolarizzare la mancata presentazione della dichiarazione Iva o la presentazione entro i 90 giorni (ritardo)?
Il codice tributo 8911 viene usato nella compilazione del modello F24 nel momento in cui si regolarizza la propria posizione, per esempio nel caso del versamento di una sanzione. Questo codice, quindi, indica il ravvedimento per la mancata presentazione della dichiarazione relativa a imposte sui redditi, imposta sostitutiva, dichiarazione Iva.
Il modello F24 si compila come segue:
- nel campo codice tributo va indicato “8911”;
- il campo “Rateazione/ Regione / Prov / Mese rif” va lasciato vuoto;
- importi a debito: va indicata la cifra da versare in numeri;
- va lasciato vuoto il campo “importi a credito compensati”.
Infine, nel campo “anno di riferimento” va indicato l’anno in cui l’imposta che doveva essere pagata è scaduta.
Dichiarazione Iva infedele
Diversa dalla fattispecie della dichiarazione Iva omessa è la dichiarazione Iva infedele. Si ha dichiarazione infedele quando dai controlli emerge che il contribuente ha versato un importo inferiore rispetto a quanto avrebbe dovuto oppure si è avvalso di un’eccedenza detraibile o rimborsabile superiore a quella dovuta.
In questo caso la sanzione è pari al 70% della maggiore imposta dovuta o della differenza di credito che è stato utilizzato, con un minimo di 150 euro.
Prima della riforma con il decreto sanzioni la sanzione era pari a un importo dal 90% al 180% della maggiore imposta dovuta.
La sanzione è ridotta di un terzo se la maggiore imposta, ovvero la minore eccedenza detraibile o rimborsabile è complessivamente inferiore al 3% di quanto è stato dichiarato e, complessivamente, inferiore a 30.000 euro. In questo caso la sanzione è ridotta al 46,67% dell’IVA
Il contribuente può presentare una dichiarazione Iva integrativa entro il termine previsto dall’articolo 57 del DPR 633 del 1972 (31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione), in questo caso si applica una sanzione del 50% con un importo minimo di 150 euro.
Nel caso in cui la dichiarazione infedele sia stata prodotta con l’uso di documentazione falsa, la sanzione è del 70% aumentata dalla metà al doppio, cioè dal 105% al 140% (e non più dal 135% al 270%).
Nel caso di chiarazione Iva omessa, se emerge che non siano comunque dovute maggiori imposte è prevista una sanzione di 250 euro. Tale sanzione può essere aumentata fino a raddoppiare nei confronti dei soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili.
Il reato penale scatta a causa dell’inadempimento o in caso d’imposta evasa (imposte sui redditi o Iva), e le ritenute non versate siano superiori a 50.000 euro. Il riferimento va inteso per singola imposta e per ciascun periodo d’imposta. In questo caso è prevista la reclusione da 2 a 5 anni.
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