Rocco Benetton lascia la holding di famiglia e incassa 250 milioni. Divergenze con il padre Luciano

Giorgia Paccione

01/08/2025

Il quartogenito di Luciano Benetton (in foto) ha esercitato il recesso dall’8,75% della holding Ricerca. Alla base della decisione, dissensi sul cambio statuto e l’ingresso del fratello Brando.

Rocco Benetton lascia la holding di famiglia e incassa 250 milioni. Divergenze con il padre Luciano

Rocco Benetton, quartogenito dell’imprenditore novantenne Luciano Benetton, ha ufficialmente lasciato la holding Ricerca, la cassaforte di famiglia che detiene il 20% della capogruppo Edizione SPA, esercitando ad aprile il diritto di recesso sulla sua quota pari all’8,75%. La decisione, confermata dalla scadenza dei 90 giorni previsti per un’eventuale opposizione da parte degli altri soci (i fratelli Mauro, Alessandro, Rossella e il padre Luciano), è maturata in seguito a divergenze sulla riforma dello statuto della società e sulla linea stabilita per il futuro ingresso nell’azionariato del fratello Brando, 32 anni, nato dalla relazione di Luciano con l’imprenditrice Marina Salomon.

La quota ceduta da Rocco, che dovrà essere corrisposta dagli altri soci, vale circa 250 milioni di euro. Tuttavia, Ricerca, che al 31 dicembre 2024 aveva solo 26 milioni in cassa, dovrà ricorrere a cessioni di asset o più probabilmente a prestiti garantiti da beni patrimoniali, come la partecipazione in Edizione e quella nell’immobiliare Augusto Imperatore 10, proprietaria del palazzo dell’Hotel Bulgari a Roma.

Le divergenze tra Rocco e Luciano Benetton dopo il cambio di statuto

Secondo le ricostruzioni, la frattura tra Rocco e il resto della famiglia risale al 15 aprile 2025, giorno in cui si è tenuta un’assemblea straordinaria di Ricerca presso lo studio del notaio Paolo Talice a Treviso. In quell’occasione Luciano Benetton, affiancato dai figli, ha annunciato una profonda revisione dello statuto della società. Il nuovo assetto, pur assicurando parità di diritti economici ai cinque figli, assegna i poteri gestionali esclusivamente al primogenito Alessandro Benetton attraverso un sistema a più categorie di azioni.

Rocco Benetton si è opposto formalmente alla riforma, giudicando le modifiche “pregiudizievoli” per i suoi diritti come azionista, e ha verbalizzato il proprio dissenso. Due giorni dopo, ha quindi esercitato il diritto di recesso per le 367.500 azioni di categoria A e le 245.000 di categoria B da lui detenute, pari all’8,75% del capitale di Ricerca.

Il recesso non è stato contestato dagli altri soci e ora dovrà essere liquidato con risorse proprie o tramite strumenti straordinari, dato che gli utili degli ultimi due anni e la liquidità attuale non sono sufficienti a coprire la cifra.

L’ingresso di Brando e la donazione della proprietà

Uno dei nodi centrali alla base della rottura è legato alla posizione di Brando Benetton, attualmente fuori dall’azionariato di Ricerca. Secondo quanto stabilito nella riforma statutaria, Brando potrà diventare socio solo alla morte del padre, accedendo a una categoria di azioni che garantirà diritti economici e di recesso, ma non poteri di governance. Una clausola voluta esplicitamente da Luciano per concentrare il controllo decisionale nelle mani dei fratelli nati dal primo matrimonio con Maria Teresa Maestri, ovvero Mauro, Alessandro, Rossella e lo stesso Rocco.

Rocco, però, ha considerato il meccanismo iniquo e potenzialmente penalizzante per lui stesso, scegliendo quindi di interrompere il proprio percorso all’interno della cassaforte di famiglia. Paradossalmente, tuttavia, il suo distacco potrebbe non essere definitivo: Luciano ha infatti donato ai figli la piena proprietà del 35% della holding e la nuda proprietà del restante 65%, di cui ha mantenuto l’usufrutto. Alla sua scomparsa, dunque, Rocco potrebbe rientrare automaticamente come socio, con pieni diritti patrimoniali ma all’interno di una governance ormai definita.

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